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La Vetta Sperella, dalla conca detritica a SE |
Regione: Lombardia (Sondrio) ![]() Alpi e Gruppo: Alpi Occidentali - Alpi Retiche - Gruppo Cima di Piazzi Provincia: Sondrio Punto di partenza: Malghera (q. 1964 m) Versante di salita: SE - S Dislivello di salita: 1111 m - Totale: 2222 m Tempo di salita: 3,45 h - Totale: 7,00 h Periodo consigliato: da luglio a settembre |
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Bella piramide rocciosa sul confine tra la Val Poschiavo grigionese e la Val Grosina valtellinese, da qui il doppio nome. È la cima più elevata del proprio gruppo e di un vasto territorio a S della Cima di Saoseo, offre quindi un panorama circolare stupendo. Come diverse altre cime della Val Grosina è poco frequentata, in particolare perchè gli itinerari di accesso sono lunghi, sprovvisti di sentieri di avvicinamento e mai troppo semplici, ma vale veramente la pena di raggiungerla. La via normale proposta della cresta S è la più facile, ma anch’essa non è banale, presenta passaggi di II° e tratti un pò esposti, tuttavia è ampiamente alla portata di ogni escursionista esperto di questi tipi di creste.
Dettagli della salita nella fotoscalata.
A Grosio, seguendo le indicazioni, si prende la strada per la Val Grosina e si sale fino a Fusino, dove c’è un bivio segnalato e la cassa automatica per il pagamento del ticket (€ 5,00 portare le monete contate). Qui si prende a sinistra e si sale lungo la stradina, quasi interamente asfaltata, che conduce a Malghera. Si parcheggia nello spiazzo che precede di una cinquantina di metri il bellissimo Santuario della Madonna del Muschio, dove c’è anche una bacheca e diversi cartelli indicatori.
Dal parcheggio, seguendo le indicazioni dei cartelli per Lago di Malghera e Passo di Malghera, si imbocca la stradina sterrata che si alza con moderata pendenza in direzione W. Dopo 20 metri, in corrispondenza di un cartello di divieto di transito per le auto, la si abbandona e, su labile traccia nel pascolo, si prende un sentiero che sale parallelo alla sterrata, ma una ventina di metri più in alto. Dal cartello precitato si può distinguere perfettamente questa traccia che traversa alta sopra la strada. Il sentiero poco più sopra diventa ben evidente, ma non segnalato, e sale in obliquo verso W. Dopo circa 200 metri dalla partenza, si attraversa il piccolo torrente che scende dal vallone a S del Matto della Chiesa e si prosegue ancora nella traversata in direzione W per circa 130/150 metri, fino ad arrivare ad un bivio poco evidente e non segnalato.
Come riferimento si possono prendere dei mucchi rettangolari di sassi, creati dai pastori in passato per liberare il pascolo, che si trovano a metà, tra la stradina sterrata sottostante e il nostro sentiero. Esattamente all’altezza dell’ultimo di questi mucchi di sassi, c’è il bivio. Qui si abbandona il sentiero che prosegue verso W e si svolta a destra. Inizialmente la traccia è poco visibile, un poco franosa nella parte a monte, ma nel prosieguo diventerà più evidente. Essa sale con un traverso a destra, in direzione N e prosegue poi con diverse svolte lungo un ripido dosso erboso, infine traversa a sinistra, terminando poco a NE della (q. 2340 m), presso una piccola stalla. Sulla CNS questo sentiero e il resto del percorso, sono molto ben riportati.
Dalla piccola stalla precitata si stacca in direzione NE, sopra una fascia rocciosa, una traccia anch’essa inizialmente poco evidente ma che conduce sulla dorsale di questi ripidi prati, poche decine di metri ad W dello sbocco del vallone che si trova sotto il Matto della Chiesa (vedi 1a immagine di dettaglio). Da qui bisogna perdere circa 20/30 metri di dislivello e scendere, in direzione N, al piano acquitrinoso sottostante, dove il torrente del vallone forma diverse anse. Dapprima si rimane a sinistra di questa distesa acquitrinosa e poi si sale un gradone del vallone, utilizzando un pendio erboso a destra del torrente. Giunti al pianoro detritico soprastante, si risale a lungo e in direzione NW, l’evidente canalone detritico che si trova a destra di un alto torrione roccioso posizionato sulla cresta soprastante (vedi sempre 1a immagine di dettaglio).
Giunti alla sommità di questo canalone, si sbuca in una larga conca detritica dove ci sono un paio di pozze delle quali la seconda è la più grande, a SE della nostra montagna. Da questa conca il percorso per la vetta è finalmente ben individuabile, in direzione W (vedi immagine principale); a sinistra si trova l’intaglio (q. 2932 m), il primo obiettivo da raggiungere e all’estrema destra la vetta, nel mezzo la cresta S. Dalla conca dove si trova la seconda pozza bisogna quindi risalire un ripido e un po’ faticoso pendio di detriti instabili, fino all’intaglio precitato. Da qui si svolta a destra e si sale lungo la cresta, inizialmente lungo il filo, quindi si aggira brevemente a sinistra un ripido risalto. Si arrampica poi lungo la cresta, aggirando sempre a sinistra le asperità. In un breve tratto si segue l’affilata cresta sul filo e poi si superano alcuni passaggi di II°.
Il punto più impegnativo è probabilmente dove la cresta si trasforma in una larga parete trasversale (vedi 2a immagine di dettaglio), che si risale nel settore di sinistra con un passaggio di 5/6 metri di II°. Poi si arrampica più facilmente appoggiando sempre a sinistra del filo, fino in vetta.
Come per la salita.
Nota 1: importante disporre della CNS 1:25000, che è molto ben dettagliata.
Nota 2: corda ed imbrago utili solo per i meno esperti.
Al vertice del ripido pendio erboso iniziale | Pietro all’inizio di una paretina di II, sulla cresta S | Panorama di vetta, verso NE |
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