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![]() Il Sass d'Ortiga visto dal Biv. Menegazzi |
Regione: Veneto (Belluno) ![]() Alpi e Gruppo: Dolomiti - Alpi Dolomitiche - Gruppo Pale di S. Martino Provincia: Belluno Punto di partenza: Faustin (q. 1317 m) - parcheggio alla fine della strada Versante di salita: SE-S Dislivello di salita: 1317 m - Totale: 2634 m Tempo di salita: 4,30 h - Totale: 8,30 h Periodo consigliato: luglio - ottobre |
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Notevole colosso roccioso che si protende sulla Val Canali come la prua di una nave, con verticali precipizi su tale versante percorsi da numerose vie di arrampicata. Dall'opposto versante S appare più mansueto ed è accessibile tramite una bella ma non banale via normale che richiede sicurezza nel salire e scendere tratti di II grado (in un punto anche II+/III-) e capacità di discesa in corda coppia.
Dal parcheggio seguire la strada forestale sulla destra, oltre la sbarra: lungo la strada sulla sinistra seguire il sent. 720 (cartello) fino ad una malga, dietro la quale il sentiero continua fino al Biv. Menegazzi; altrimenti seguire tutta la forestale e ad un bivio prendere a destra e per prato si arriva al bivacco (1737 m - 1 h).
Da dietro il bivacco seguire la traccia sul prato (segnavia rosso su massi) che risale verso la Forc. delle Mughe (o Grave), incontrando a metà vallone un grosso masso con diramazione per i Vani Alti. Seguire la traccia di sinistra che sempre più ripida per pendio erboso risale con qualche zig zag alla fascia rocciosa sottostante la forcella. La traccia traversa verso destra sotto dei salti di roccia e risale un breve canalino friabile appoggiato, raggiungendo un intaglio roccioso. Scendere brevemente verso sinistra entrando nel canalone detritico (I-) e risalire il ripido canalone finale per traccia e qualche roccia (I) fino alla forcella con paletto segnaletico. Ad essa si perviene anche dal Rif. Treviso in Val Canali per ripido sentiero su ghiaione.
Dalla forcella, guardando vero sil Biv.Menegazzi, ignorare la traccia che sale verso sinistra lungo una cengetta sul versante W e che conduce alla Punta e Pala del Rifugio e allo spigolo W del Sass d'Ortiga, ma risalire il prato verso destra per traccia segnata. Risalire un breve canalino articolato (I) ed una costa erbosa che giunge sotto ad una parete.
Tralasciare il segnavia che segue la cengia erbosa verso destra sul versante E e seguire le frecce rosse (piccola scritta Sass Ortiga) che invitano a salire un breve ma ostico saltino con fessura un po' strapiombante (in altre relazioni chiamato camino, 3 m di IV- se affrontato direttamente) aggirabile sulla sinistra rimontando su un pianerottolo e traversando in discesa verso destra (II+), raggiungendo con esposta spaccata la rampa-canale sopra il salto.
Seguire la rampa-canale che svolta verso sinistra e conduce ad una esposta cengia a tetto spiovente ed ascendente da destra a sinistra, da percorrere fino all'intaglio sovrastante (attenzione a non urtare testa o zaino sul tetto della cengia, 10 m di II-). Presso l'intaglio è presente una sosta su chiodi con corde e catenella per fare sicura in salita e discesa o utilizzare per la discesa a corda doppia.
Proseguire su terreno facile per una breve rampa rocciosa e poi traccia fra erbe e roccette, fino ad un camino articolato sulla sinistra. Risalire il camino (5 m di II) e le roccette sovrastanti, piegando poi a sinistra per altre rocce (I+) e quindi a destra superando qualche breve saltino.
Proseguire per traccia che risale un costone fra erba, ghiaie e prosegue a mezza costa per qualche roccetta, risalendo infine per un pendio di rocce ed erba.
Seguire i bolli rossi che per un canale appoggiato e ripide rocce articolate (I+) conducono sotto un breve salto inizialmente strapiombante: superare il salto da sinistra a destra con buone prese per le mani (3 m di II+/III-, un po' difficoltoso, possibile sosta su spuntone 4 m a destra sotto un caminetto inclinato) e per roccette articolate ed un solco roccioso con spuntoni (50 m di I).
Alla fine del solco si raggiunge un pianerottolo con grosso spuntone rotondeggiante sulla destra (possibilità di sicura per la discesa) e si prosegue per traccia a svolte su un pendio di erba e ghiaia, fino a raggiungere l'ampia cresta rocciosa.
Seguire i bolli rossi e qualche ometto lungo il crestone roccioso, per roccette (I) e ghiaie sul fianco destro (E), fino a raggiungere le rocce finali che escono su un'antecima di ghiaie sulla destra. Da qui traversare verso sinistra per comoda cresta rocciosa fino ad un esposto passaggio in discesa (II+) che conduce ad un intaglio con la cima, covrastante una bianca e ripida placca rocciosa. Dall'intaglio seguire la traccia lungo la cresta che conduce facilmente ai massi della cima (ometto).
Eventualmente, 40 m prima della prima cima di ghiaie, si può traversare verso sinistra per traccia su pendio inclinato di ghiaie seguendo alcuni ometti, fino ad un ripiano sotto le rocce del passaggio esposto. Da qui scendere verso sinistra (ometto) un saltino di 3 m per breve cornice (II un po' esposto) fino alla liscia placconata sotto l'intaglio con la cima. Risalire facilmente la placca inclinata tenendosi sulle rocce sulla destra e raggiungere l'intaglio, da cui come sopra alla cima.
Come per la salita, possibilità di sicura con corda su spuntoni nei tatti di arrampicata più ripidi. Dalla sosta sopra la cengia a tetto conviene effettuare una verticale calata a corda doppia di 20 m (ancoraggio già predisposto su 2 chiodi con cordoni, catenella e maglia rapida) che permette di atterrare direttamente sul prato all'attacco della via.
Utile una corda da 40 m e qualche cordino, fettuccia e nut per assicurarsi nei passaggi su roccia più ripidi. N.B.: tale relazione è stata inserita per fornire importanti precisazioni, sin dall'attacco, che in altre relazioni possono portare a dei dubbi. Sulla cima non è stata rilevata la presenza di una madonnina riportata in altre relazioni.
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La cengia a tetto con la sosta alla fine | Il tratto di arrampicata sopra al muretto | Calata a corda doppia dalla sosta |
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