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La Cresta Ongania |
Regione: Lombardia (Lecco)
Alpi e Gruppo: Alpi Occidentali - Alpi Prealpi Lombarde - Gruppo Campelli Provincia: Lecco Punto di partenza: Piani di Bobbio (q. 1662 m) Versante di salita: W Dislivello di salita: 440 m - Totale: 870 m Tempo di salita: 3,30 h - Totale: 4,30 h Periodo consigliato: estate - autunno |
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Non è propriamente una via normale; ma è una via storicissima e famosissima.
La Cresta Ongania, frastagliata cresta tesa tra la Bocchetta di Pesciola ad ovest e la vetta dello Zucco di Pesciola ad est, è un interessante via alpinistica che si svolge nell’anfiteatro dolomitico del gruppo dello Zuccone Campelli. Scoperta o, per meglio dire, aperta nel lontano inverno del 1909/1910 in una solitaria del noto alpinista Eugenio Fasana, è stata infinitamente volte ripetuta, tanto da giustamente trasformarsi in una classicissima degli alpinisti locali. Le sue difficoltà mediamente contenute (comunque da non sottovalutare) e la sicurezza guadagnata nella recente opera di risistemazione a resinati offrono la possibilità di una divertente e ripagante ascesa; offerta che si rivolge pure a coloro che, con rispetto ed attenzione, si stanno avvicinando al mondo dell’arrampicata. Numerose e più tecniche sono le possibili varianti (tutte attrezzate), mentre la via classica si colloca su difficoltà, in media, del III grado U.I.A.A.
Percorrere la Superstrada Milano-Lecco, oltrepassando la galleria del Monte Barro e seguendo le indicazioni per “Ospedale”, “Valsassina”. All’uscita delle gallerie, in prossimità della rotonda di Ballabio Inferiore, si prosegue diritti verso la Valsassina. Poco dopo si volta a destra in direzione di Barzio (appena oltre la sede della Croce Rossa Italiana) e si seguono le numerose indicazioni per la funivia dei Piani di Bobbio. Ampie possibilità di parcheggio alla stazione della cabinovia, a pagamento (verificare eventuali orari di apertura dell’impianto), oppure poco prima delle sbarre di accesso al parcheggio, lungo la strada.
Prima parte: all’attacco della via
Partenza: 1662 m., Piani di Bobbio, arrivo cabinovia
Arrivo: 1950 m. circa, attacco della via
Profilo Altimetrico: 290 m. circa
Tempo effettivo: 1 ora
Difficoltà: E
Segnaletica: seguire le carrarecce e le indicazioni per il Rifugio Lecco, poi per traccia
Dalla stazione di arrivo della cabinovia (è ovviamente possibile anche risalire a piedi dalla stazione a valle della cabinovia, per carrareccia, in 2 ore circa) ci si porta verso destra seguendo le indicazioni per il Rifugio Lecco, lungo evidente sterrata. Poco oltre si piega ancora a destra su mulattiera, sino ad incontrare le piste da sci. Il rifugio (1779 m.) è visibile poco più in alto e, percorrendo l’evidente tracciato, lo si raggiunge in circa 20 minuti di turistico percorso. Piegando a sinistra si entra nel Vallone dei Camosci; di fronte a noi si articola invece il percorso di cresta che dovremo seguire. Dovremo puntare alla selletta (direzione sud) che separa il primo torrione da un evidente spuntone sulla sua destra (ovest). Per tracce si discende per pochi metri nel vallone, risalendo con fatica il versante opposto, dapprima erboso, poi per ganda. Poco al disotto del citato spuntoncino secondario è preferibile seguire la traccia verso destra, aggirando lo spuntone sul suo lato meridionale, portandosi in breve al cospetto del torrione di inizio della cresta vera e propria.
Seconda Parte: Cresta Ongania
Partenza: 1950 m. circa, primo torrione
Arrivo: Zucco di Pesciola, 2092 m.
Dislivello: 150 m. circa
Tempo medio di percorrenza: 2 ore e 30’
Tipo ambiente: percorso di cresta, sentieri di collegamento tra i vari torrioni
Protezioni: fix resinati, soste a doppio fix, qualche chiodo
Materiale: corda, 6 – 7 rinvii, eventualmente 2 – 3 nuts di misura medio piccola, cordini o fettucce
Difficoltà: AD
La via classica attacca sulla sinistra dello zoccolo roccioso, sul suo versante settentrionale. Si aggira a sinistra lo spigolo più occidentale del torrione, transitando alla base di canalini, sino ad un marcato diedro – camino sulla destra; qui si trova l’anello di sicurezza.
L1. Si salgono su buona roccia alcuni muretti e gradoni verticali (il tratto più complesso del tiro è proprio nei primi metri – chiodo rosso – III), protetti da fix, spostandosi gradualmente verso destra, in direzione di un diedro e risalendo più facilmente fino ad un terrazzino ed alla coppia di resinati della sosta (20 m.).
L2. Ci si sposta a sinistra, scalando un diedro abbattuto (III e II+, alcuni fix), su roccia discreta, verso il filo di cresta sovrastante. Si esce sulla destra e si volta di nuovo a sinistra per superare alcuni gradoni rocciosi più facili (II). Poco oltre, su terreno un poco instabile, si trova la sosta a fix (20 m.).
Si segue in conserva un sentierino, oltrepassando una sella e sostando poco oltre alla base di una paretina (doppio fix).
L3. Ci si volta a sinistra risalendo un diedro (III, fix) sino ad una stretta cengia (fix). Voltando a destra ed aggirando un masso un poco aggettante è possibile, incastrandosi in uno stretto intaglio, risalire una placca appoggiata (IV+, fix, passaggio impegnativo); oppure, voltando a sinistra, si percorre per un paio di metri la cengetta, risalendo a destra su facile placchetta di ottima roccia (II+, da eventualmente attrezzare). Poco sopra si trova la sosta a fix (25 m.).
Si prosegue su sentierino, sul filo di cresta, portandosi alla base di una paretina (sosta a due fix).
L4. E’ possibile scegliere due varianti: una più impegnativa consiste nel risalire la placca a destra, percorrendo dapprima verso destra un tratto di sentiero (IV+; 5 – 6 metri, protetta a fix); la seconda, decisamente più facile, consiste nello scalare la paretina sovrastante (II), giungendo poco oltre in cima ad un tozzo torrione (fix, 15 m.).
L5. Percorrendo un tratto di sentiero si giunge nei pressi di un dente (sosta), oltre il quale si risale un breve torrione (II+), eventualmente aggirandolo sulla destra in conserva; si ridiscende dalla parte opposta e si affronta un esposto intaglio molto inciso nella cresta (attenzione, fix di sicurezza), oltre il quale si risalgono le facili roccette successive (60 m. circa).
Si prosegue ancora su traccia di sentiero, piegando verso destra. Una settantina di metri più avanti (verso destra) è visibile il diedro ove passa la via ferrata. Sulla parete di sinistra, al di sopra di uno zoccolo sfasciumoso, è invece visibile un primo camino (strapiombante) e, poco oltre, il diedro camino che invece dovremo risalire.
L6. Si sosta su doppio fix alla base. Con attenzione lo si risale (roccia spesso bagnata e non sempre buona), protetti dai resinati (III+, IV- a seconda delle condizioni), sino a guadagnare una marcata cengia e la sosta ad anello di calata.
E’ necessario prestare molta attenzione alla eventuale presenza di alpinisti sopra di noi in quanto il camino è sotto il tiro diretto dei detriti della cengia sovrastante (25 m.).
L7. Dall’anello di sosta si individua il diedro soprastante, un poco a destra. Lo si risale dapprima con fatica (a sinistra è leggermente aggettante), proteggendosi grazie ai resinati già in loco (III); poi ci si sposta verso il lato sinistro, guadagnando una bella paretina appoggiata di ottima roccia (IV, III+).
Si esce dal canale percorrendo una decina di metri su pietrisco (attenzione a chi c’è sotto) sino alla sosta ad anello, poco sotto un masso sporgente (30 m.). La via è terminata!
Da qui, per ripido pendio erboso, si guadagna in pochi metri la vetta dello Zucco di Pesciola (statuetta della Madonna).
Dalla vetta si segue verso est il sentiero, scendendo per cresta sino ad una bocchetta; da qui si ridiscende lo sdrucciolevole ed erto canalone a sinistra (attenzione alle pietre) sino al Vallone dei Camosci. Puntando al Rifugio Lecco e, volendo senza neppure raggiungerlo, piegando a destra verso le piste da sci, si guadagna in circa un’ora l’arrivo a monte della cabinovia.
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Relazione e foto della via ferrata Pesciola su VieFerrate.it (in collab. con VN) Ultime 20 scalate... Elenco delle scalate... |
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