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La cima dalla bassa Val Travenanzes: a sinistra la cresta di salita |
Regione: Veneto (Belluno)
Alpi e Gruppo: Dolomiti - Alpi Dolomitiche - Gruppo Croda Rossa Provincia: Belluno Punto di partenza: Parcheggio (q. 1547 m) sulla strada per il Rifugio Ra Stua Versante di salita: N-SW Dislivello di salita: 800 m - Totale: 1600 m Tempo di salita: 3,30 h - Totale: 6,00 h Periodo consigliato: estate - autunno |
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Il Taburlo (registrato su alcune carte come Falè) è una delle montagne meno conosciute e battute del Gruppo della Croda Rossa d´Ampezzo. Salito per la prima volta da alpinisti carinziani nel 1906; nel 1915 gli Austriaci approntarono una mulattiera che dalla Casera di Antruiles saliva alle postazioni ad E della cima e poi, trasformata in sentiero, proseguiva sino in vetta. La via comunemente utilizzata segue quel sentiero, rovinato e un po´ malagevole, che schiude l´accesso ad una cima assolutamente solitaria, con un interessante panorama sulle cime del Parco Naturale d´Ampezzo.
Dal parcheggio si scende a sinistra (tab.) per una carrareccia chiusa al traffico che, scavalcato un ponte, termina nella radura della Casera d´Antruiles (q. 1525 m). A destra della Casera, per sentiero recentemente segnalato (tab.), ci si inoltra nel bosco in sinistra idrografica della Val d´Antruiles (Ruoibes de Inze), sino ad uno slargo ghiaioso, dominato dal Col Bechei e dalla Croda d´Antruiles. Superato un ripido gradone con mughi e detriti e una syccessiva costa sassosa e con vegetazione, si giunge in una suggestiva conca di pascolo ai piedi del Taè (in ampezzano Ciadin del Taé).
Dalla conca, si traversa per tracce verso sinistra un ammasso di blocchi fino ad un primo risalto erboso. Si scende in un esposto canalino detritico (passo delicato, resti di funi metalliche), si risale ai ruderi marciti di una baracca e per tracce ad un´alta, esposta cengia con zolle erbose (passo delicato, resti di fittoni metallici). Da qui si ridiscende ad una sella ghiaiosa, alla quale fanno capo due orridi e profondi canali, verso SW e NE. Tagliando per tracce un pendio di detriti e roccette, si raggiunge il rudere di una postazione: superato un gradino roccioso di discreta solidità (I+) si è sulla cupola della vetta.
Si può evitare il tratto di I+ seguendo la cresta in direzione dell´antistante cima del Taé sino ad un crinale di roccia friabile e mughi che, disceso con attenzione per la ripidezza, porta sul "pendio di detriti e roccette" attraversato in salita.
Sono utili uno spezzone di corda e alcuni moschettoni, se si accompagnano persone insicure. Via normale delicata per il terreno generalmente friabile, i detriti e alcuni passaggi esposti, da non sottovalutare. Cima solitaria e panoramica.
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