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Il Carè Alto da est dove sale la Via Cerana |
Regione: Trentino Alto Adige (Trento)
Alpi e Gruppo: Alpi Occidentali - Alpi Retiche - Gruppo Adamello Provincia: Trento Punto di partenza: Pian della Sega (q. 1260 m) Val di Borzago Versante di salita: E Dislivello di salita: 2220 m - Totale: 4440 m Tempo di salita: 8,00 h - Totale: 16,30 h Periodo consigliato: luglio - settembre |
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La salita descritta percorre la Via Cerana lungo la cresta est con discesa sul ghiacciaio del versante nord lungo la via normale. Salita tra le più importanti e frequentate del gruppo dell’Adamello, mai banale ed elementare da qualsiasi dei tre lati la si affronti (Nord, Est, Sud). Le sue morene e i suoi ghiacciai sono un museo all’aperto della guerra bianca. Nei pressi del rifugio si può osservare la chiesetta costruita dai prigionieri russi, verso la cresta est si trova l’imponente cannone della bocchetta e, poco sotto la croce di vetta, si trovano i resti di una serie di baracche in legno. Le condizioni dei suoi versanti possono cambiare di anno in anno a seconda dell’ innevamento. Notevole il ritiro della neve dal versante Nord, un tempo considerata la normale, ora può presentare ghiaccio vivo o brevi tratti di arrampicata.
Dal paese di Spiazzo si prende una stradina stretta sulla sinistra (provenendo da Tione di Trento) e si sale per circa 7 Km lungo la Val di Borzago fino a giungere in un ampio parcheggio in località Pian Della Sega (m 1250). Da qui, seguendo la evidente segnaletica (sentiero n.213), si entra in un fitto bosco di abeti seguendo un’ampia carrareccia e, poco dopo, si esce, proseguendo dritti, su un sentiero circondato da più bassi arbusti. Si prosegue fino a giungere ad un ponte con funi d’acciaio teso sul Rio Bedù di Pelugo. Oltre il torrente inizia una salita, con buona pendenza, sempre costante, su sentiero con grosse pietre che ci porterà fino al rifugio Carè Alto. Esso appare già parecchi metri di dislivello prima di poter ammirare le cime dal suo comodo terrazzo, arroccato come un nido d’aquila a dominare la valle. La salita, anche solo fino al rifugio, richiede un certo allenamento, presentando complessivamente 1200 metri di dislivello.
La salita alla via Cerana è sicuramente la più diretta alla Cima del Carè Alto e, forse, anche la più spettacolare e remunerativa in quanto a varietà di passaggi su ghiaccio e roccia. Dal rifugio, guardando ad Ovest, si può già intravedere la vedretta di Conca e la crestina da affrontare in arrampicata per giungere alla vetta. Partendo alle prime luci dell’alba si prende il sentierino che sale tra grandi massi di granito verso la bocchetta del cannone. Con qualche breve passaggio su roccette, ma senza alcuna particolare difficoltà, si giunge alla bocchetta del cannone (1h, m 2850). Da qui si scende di pochi metri in direzione della cresta. Si sale dapprima su morena, poi su terreno misto a ghiaccio, fino a giungere alla ripida vedretta di Conca che sale fin sotto l’attacco di una paretina di III grado da affrontare per sormontare la cresta (2,30h). Si attacca nel punto in cui il ghiacciaio si fa piano prendendo come punto di riferimento un pennone di roccia (sulla destra) e il punto più basso della cresta (sulla sinistra). In mezzo ai due sale un tiro di 30 metri di III. E’ il punto più delicato di tutta la salita. E’ consigliabile integrare con dadi o friends e cordini. Negli ultimi 5 metri dovrebbe essere presente un chiodo e , giunti in cresta, un cordino di sosta. Noi, invece, giunti all’attacco della paretina, abbiamo compiuto una traversata verso sinistra, tecnicamente più facile ma più lunga, 4-5 tiri con una mezza corda raddoppiata (30 metri), che ci ha fatto perdere parecchio tempo. Giunti sulla cresta si cercano i passaggi più intuitivi (II) procedendo in conserva e tenendosi preferibilmente sul lato Nord fino a giungere nei pressi delle baracche militari e, da lì, proseguendo su altre roccette sommitali, si piega a sinistra arrivando alla croce di vetta. Spettacolare il panorama che spazia dalla Val di Fumo (Sud) alla Vedretta di Lares (Nord).
La discesa dalla cresta est risulta abbastanza laboriosa e lunga. In caso di tempo incerto è sconsigliabile. La via più probabile di discesa, che è stata anche quella da noi seguita, è la Nord. Si scende dalle roccette di vetta e si piega a sinistra seguendo ancora il filo della cresta che avevamo abbandonato per giungere in vetta. Alcuni passaggi non sono sempre banali tra roccette, neve e, in alcuni tratti ghiaccio vivo. Giunti ad un grande pietrone strapiombante se le condizioni della neve lo permettono si scende, in conserva, lungo la pala innevata della Nord (60°-70°), se invece ci fosse ghiaccio vivo si consiglia di proseguire in cresta superando la successiva sella, risalendo in corrispondenza di uno spuntone di roccia ove si trova un anello di calata per una doppia che porta sul ghiacciao. Sulla Vedretta di Lares si compie un largo giro, oltrepassando il Sass della Stria sulla destra e piegando a destra in corrispondenza dei Denti del Folletto (a sinistra) . Siamo alla Sella del Niscli ove sono presenti alcuni lagnetti di fusione glaciale. Si prosegue seguendo le tracce di sentiero e, poi, la segnaletica bianco-rossa. Si intravede già il rifugio Carè Alto arroccato sulle creste alla nostra destra. Si scende ancora fino al divertente ponte tibetano, fatto da due sole funi di acciaio, da superare per giungere nella parte terminale del sentiero. Con dei gradini di roccia si risale fino a passare in mezzo a due grandi pareti (Bus del Gat) e di lì a poco si è nei pressi del rifugio, ove, seguendo lo stesso sentiero fatto all’andata, si torna al Pian della Sega.
Da non sottovalutare il tempo di percorrenza che va dalla paretina di III alla croce di vetta. I passaggi, per quanto tecnicamente facili, non hanno praticamente protezioni artificiali. Le rocce sono a volte instabili ed esposte. La presenza di neve o ghiaccio rende più difficoltosa la traversata. La scelta dei passaggi migliori richiede una certa esperienza. I tempi di salita e totali sono: 3,30 h (rifugio il primo giorno) + 4,30 h (salita alla vetta il secondo giorno) + 8,30 h (discesa e ritorno al punto di partenza).
La parete di III con in rosso il tiro diretto in blu la variante più facile | La croce di vetta a 3462 m | Le due opzioni di discesa dalla Nord |
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