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La cresta di Rochefort verso la cima |
Regione: Val Aosta (Aosta)
Alpi e Gruppo: Alpi Occidentali - Alpi Graie - Gruppo Monte Bianco Provincia: Aosta Punto di partenza: Rif. Torino (q. 3343 m) Versante di salita: S Dislivello di salita: 650 m - Totale: 700 m Tempo di salita: 4,30 h - Totale: 7,30 h Periodo consigliato: estate |
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La salita di cui tratta questa relazione ricalca uno degli itinerari forse più facili, famosi, frequentati e belli dell'intero massiccio del Monte Bianco, la "Cresta di Rochefort" ovvero la lunga ed aerea linea di neve e rocce che dal versante S del famosissimo Dente del Gigante si spinge verso E, l'angolo più remoto e selvaggio del massiccio, le Grandes Jorasses il cui solo nome evoca un timore e una riverenza assolutamente uniche nell'immaginario alpinistico dell'arco alpino. Il panorama e gli scenari che si attraversano sono sicuramente suggestivi e spettacolari e si gode da questa bella prospettiva di una magnifica vista sulla prospiciente cresta di Peuterey che, attraversando l'Aiguille Noire e Blanche, sale diretta verso il Monte Bianco in una via di salita tra le più difficili e impegnative dell'intero Massiccio. La scena è dominata a breve distanza dall'ardita forma del Dente del Gigante dal quale parte la nostra elegante cresta per poi scendere lungo tutta la Vallée Blanche e il Mer de Glace sino alle pendici della Tour Ronde, del Mont Maudit di cui si gode una bella visuale della bella "Cresta Kuffner", del Mont Blanc du Tacul cui spiccano i bei torrioni dei Capucin e Flambeaux sino all'Aiguille du Midi verso NO ove giunge la lunga linea della telecabina da Punta Helbronner.
Dalla località La Palud (Courmayeur) in funivia fino al Rif. Torino. Giunti sul Colle del Gigante (q. 3354 m) dal Rif. Torino seguendo un facile e marcato itinerario verso N su un ghiacciaio sostanzialmente pianeggiante che tuttavia nasconde, soprattutto ad inizio stagione, alcuni crepacci sul versante più settentrionale, risalire direttamente verso il Dente del Gigante puntando ad un evidente canalino inclinato a circa 60° di neve e ghiaccio che inizia appena oltre la crepaccia terminale del ghiacciaio del Gigante. Risalitolo facendo attenzione a non far rotolare sulla testa di chi ci è dietro troppe pietre instabili arriviamo su una spalla della cresta che cade a picco sull'opposto versante (q. 3622 m - 45'). Si piega quindi decisi verso destra risalendo facili rocce e seguendo l'incostante traccia sul terreno detritico che, con diverse ripide svolte porta in breve su un tratto decisamente migliore composto da grossi roccioni posti sostanzialmente sulla linea di cresta. Superato un facile ma non banale passaggio di roccia (III) su un placcone di bel granito sporcato da neve e ghiaccio si riprende la traccia che aggira un altro roccione e risale diritta verso la linea di cresta tenendosi sempre nei tratti ove le rocce sono più stabili e di dimensioni maggiori. Sulla sommità del passaggio di roccia precedentemente affrontato è presente un anello di cordino eventualmente utile per calata in doppia nel percorso di ritorno. Nel risalire verso la linea di cresta si cerchi di evitare un canalino detritico sulla sinistra molto pericoloso e franabile tenendosi tendenzialmente più sulla destra, sulle rocce di maggiori dimensioni. In tale tratto si dovrà affrontare un altro breve passaggio di arrampicata (III+) per riprendere la traccia appena più in alto ove il terreno è decisamente più stabile sino a giungere su un tratto di neve e ghiaccio appena sotto la cresta puntando verso la base di alcuni roccioni molto grossi che sbarrano strada. Superato il tratto di neve, perdendo alcuni metri di quota, si raggiunge la base dei roccioni e si passa alla loro base sulla sinistra ovvero sul versante della Vallée Blanche; si scavalca un roccione per giungere alla base di un canalino nevoso inclinato a circa 50° che si risale direttamente, per poi traversare verso destra sul tratto roccioso alla sommità (presente un anello di cordino per eventualmente calarsi in discesa). Si riguadagna la cresta nevosa che porta in breve alla base dei 130 m strapiombanti della parete S del Dente del Gigante (3.880 m; 2h).
Sulla sinistra della spianata nevosa la traccia prosegue per la via normale di salita al Dente, mentre diritta prosegue un'altra traccia che punta alla cresta nevosa di fronte risalendo un breve ma ripido pendio di ghiacciaio che permette così di giungere sull'agognata Cresta di Rochefort che si sviluppa elegantemente verso E. Il primo tratto è molto affilato e si tratta di una bellissima cresta di neve e ghiaccio, si perde qualche metro di quota per poi riguadagnarli subito passando su affilate cornici nevose a picco sui due ripidissimi versanti; si scavalca un breve tratto roccioso per risalire ancora un tratto di neve e giungere infine su un altro tratto roccioso che adduce ad una breve ma ripida discesa sul versante N, pendio di ghiacciaio a circa 60° ove, per chi non se la sentisse di discenderli con picca e ramponi, c'è possibilità di calarsi in corda doppia grazie ad alcuni cordoni infilati su un solido e granitico spuntone roccioso. Al fondo della discesa si riprende a percorrere l'affilato filo di cresta superando una crepaccia terminale con un breve salto (2h 20'). Segue un tratto sostanzialmente pianeggiante della cresta nevosa che giunge sino nei pressi di alcuni ripidi salti rocciosi che saranno aggirati sul versante destro della cresta seguendo alcune strette cengie molto esposte e perdendo qualche metro di quota. Sempre sul versante destro si risale un esposto canalino di ghiaccio e roccia con un bel passaggio di arrampicata (III+) per giungere nuovamente sul filo di cresta su un altro tratto pianeggiante. Aggirato un altro tratto roccioso, questa volta sul versante sinistro della cresta su una cengia inclinata molto esposta si giunge sull'ennesimo tratto pianeggiante della cresta questa volta ben più largo dei precedenti (q. 3930 m; 3h). Risalito ancora l'ultimo tratto di cresta nevosa si arriva alla base del corpo roccioso dell'Aiguille du Rochefort, gli ultimi 60 metri circa di dislivello della salita. Questo tratto può essere affrontato o a tiri di corda (3 tiri) grazie a tre soste di cordini su spuntoni rocciosi oppure, meglio dato l'affollamento notevole di questa salita, procedendo di conserva ed applicando eventualmente solo protezioni veloci certamente non indispensabili. Si calcoli che su tale parete rocciosa, in un solo punto quasi verticale, si dovranno affrontare almeno un passaggio tra il III e il IV grado generalmente su roccia buona e solida. Alla base della parete si trova, leggermente sulla sinistra, un ripido canalino roccioso che invita a proseguire un tratto in diagonale ascendente verso destra, evitando una pancia posta sopra di noi, portando nel tratto più impegnativo della salita provvisto tuttavia di buoni e solidi appigli e fessure che consentono di salire verticalmente sino a giungere su terreno più appoggiato ove si trova la prima eventuale sosta composta da un anello di cordino su spuntone. A questo punto è possibile individuare sopra sostanzialmente due canali: imboccare quello di sinistra più facile e pulito dai detriti; risalite facili rocce si trova, su un altro spuntone, la seconda sosta di anelli di cordino. Spostandosi quindi oltre tale sosta verso sinistra, risalire dapprima verticalmente poi verso destra su una cengia detritica il tratto roccioso successivo per giungere infine in vista della vicina linea di cresta che si raggiunge brevemente. Una volta sul filo di cresta la si percorre verso sinistra risalendo alcune rocce affilate ed esposte per scavalcare un'antecima rocciosa e giungere infine sul tratto più elevato dell'Aiguille du Rochefort composta da una stretta cresta rocciosa (4.001 m; 3h45').
Come per la salita: la discesa si effettua seguendo il percorso di andata ma adottando in alcuni punti degli utili accorgimenti come descritti di seguito. Si può evitare di disarrampicare il corpo roccioso dell'Aiguille effettuando due calate in corda doppia utilizzando una corda da 50 metri: la prima calata si trova circa dieci metri sotto la cresta in un canalino verticale posto alla sinistra (visto nel senso di discesa) del punto in cui siamo giunti sul filo di cresta, punto di calata attrezzato con diversi cordini ed un maillont, attenzione a calarsi non verticalmente ma in diagonale verso destra (sempre nel senso di discesa) onde raggiungere la seconda sosta che abbiamo incontrato salendo; giunti su tale sosta calarsi questa volta in verticale su una sorta di pancia sino a raggiungere la base del canalino dal quale abbiamo attaccato il tratto roccioso finale della salita; da qui sul percorso di andata (3h).
La Cresta di Rochefort richiede sicuramente discrete capacità tecniche alpinistiche sia di roccia che di ghiaccio, dovendo affrontare diversi passi di arrampicata mai banale fino al IV grado compresi tra la quota 3.900 e 4.000 metri con ramponi ai piedi su un'ottimo granito e pendii di neve e ghiaccio fino a 50°-60°. Ad aumentare le difficoltà di percorrenza di tale bellissima cresta è il notevole affollamento che rende abbastanza disagevole la progressione nella maggior parte della sua percorrenza. A tal pro consiglio di regolarsi in base alle proprie capacità e preparazione sull'orario di partenza per la salita preliminare alla gengiva del Gigante. Complessivamente la salita la considererei con un grado di difficoltà D, proprio in relazione a tutte le difficoltà che ho affrontato. Il materiale necessario per la salita lungo la "Cresta di Rochefort" non è molto però comprende ovviamente ramponi, mezza corda ed imbrago, una piccozza è più che sufficiente anche se due possono aiutare molto in alcuni tratti, per il resto basta il normale equipaggiamento per una salita su ghiacciaio comprendente ovviamente qualche cordino e chiodo da ghiaccio per eventuali manovre di soccorso. Per l'ultimo tratto di salita su roccia possono tornare utili alcuni anelli di fettuccia ed eventualmente qualche friends (2-3 di misura media) anche se non sono assolutamente indispensabili.
Il canalino di accesso alla gengiva | Lungo l'affilata cresta di Rochefort | Sulla stretta cresta della vetta |
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