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Regione: Veneto (Belluno)
Alpi e Gruppo: Dolomiti - Alpi Dolomitiche - Gruppo Pizzocco Provincia: Belluno Punto di partenza: Canal del Mis (q. 620 m) Versante di salita: N-W Dislivello di salita: 1680 m - Totale: 3360 m Tempo di salita: 3,30 h - Totale: 7,00 h Periodo consigliato: primavera - autunno |
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Cima centrale del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, sovrasta a N la malga di Erera Brandòl. Si propone una inconsueta, ma semplice e solitaria salita dal versante N e poi la discesa sul versante opposto passando per la malga, con un percorso ad anello. Secondo la classificazione SOIUSA il M. Brandòl appartiene alla sottosezione delle Dolomiti di Feltre e delle Pale di San Martino, supergruppo Alpi Feltrine, gruppo del Pizzocco.
Da Sospirolo (BL) si risale l´intera valle del Mis. Dopo l´ultima galleria, si attraversa a sinistra il torrente Mis su un ponte bailey in ferro e si parcheggia (q. 620 m ca, divieto di accesso oltre il ponte).
Si percorre una strada bianca che lascia sulla destra il vecchio abitato di California, distrutto e abbandonato dopo l’alluvione del 1966 (macerie), mentre sulla sinistra sorge il borgo di Pattine, salvatosi dal diluvio universale e ancora in parte abitato (686 m bacheche informative del PNDB). Da qui si imbocca il segn. 802 che sale alla Malga di Camporotondo ma che si abbandona quasi subito seguendo sulla destra le indicazioni per le miniere di Vallalta, dove già dall’epoca della Serenissima Repubblica veniva estratto il mercurio. Dopo aver oltrepassato due vecchie casere diroccate, ci si addentra in una suggestiva pineta dove il sentiero si divide. Un´indicazione fai da te indica la direzione per la forcella dell’Omo (½h ca da Canal del Mis); si prosegue dritti, mentre a destra si scende verso le miniere di Vallalta. Si continua a seguire questa traccia abbastanza evidente (ma non sempre), che risale il bosco a prevalenza faggio per tutto il versante montuoso, attraversando di tanto in tanto qualche sorgente, fino al limite del ceduo (uno sparviere o un astore?). Si sbuca in alto in una conca erbosa che si risale senza traccia obbligata fino all’evidente forcella dell´Omo (1963 m, 3h). Bellissima la visione sulla muraglia meridionale delle Pale di S. Martino, dall´Agner a Cima d´Oltro con dietro le cime de La Fradusta, la pala di S. Martino, la Cima di Ball, il Sass Maor.. Si segue ora il facile segn. 851 che scende verso Malga Erera, ma lo si abbandona dopo poco puntando sulla sinistra alla evidente vetta del Monte Brendòl che si risale su un soffice fondo prativo senza traccia obbligata, anche perchè non c´è traccia della traccia! (2160 m, 3/4h da Pattine, un po´ faticoso ma breve l’ultimo tratto). Camosci sul pendio finale, con piccolo spaurito che ancora non sa da che parte scappare..
Si scende dal monte dallo stesso versante di salita, riprendendo il sentiero 851 che conduce alla sottostante malga Erera (1708 m, 1h dalla vetta, vacche al pascolo). Non tentare di scendere per altra via. Tutti gli altri versanti di questo innocuo monte presentano alti salti rocciosi! Poi dalla malga per il segn CAI 802 (strada forestale) che risale fino a forcella Pelse (1847 m) e che prosegue scendendo dolcemente fino a casera Camporotondo. Poco prima si ritrovano le indicazioni per Pattine e il sentiero ora percorre tutta la valle di Camporotondo, giungendo al punto di partenza. Qualche indecisione durante la discesa può esserci per la presenza di tracce segnate, ma fuorvianti! Bisogna sempre scendere. Se per caso si imbocca un sentiero con segnavia bianco/rosso ma che sale, tornare sui propri passi!!
Bellissimo percorso di alto valore ambientale, attraversa aree per lo più solitarie. Traccia a salire non sempre evidente e altre fuorvianti, ma mai pericolose. In campo aperto, anche senza traccia il percorso è logico. Una buona alternativa alla classica salita dalla Val Canzoi. A malga Erera è possibile acquistare prodotti lattiero caseari (e forse anche pranzare) Interessante può essere anche la visita alle antiche miniere veneziane (e austriache) di Vallalta, una di qua e una di là dal torrente Pezzèa che faceva da confine di Stato e dove si estraeva il mercurio. Attive poi in modo discontinuo fino al dopoguerra e definitivamente chiuse dopo l’alluvione del 1966. Si raggiungono con circa 1h di cammino dal borgo di Pattine. Si rimanda al sito web del PNDB per maggiori info.
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