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Regione: Veneto (Belluno)
Alpi e Gruppo: Dolomiti - Alpi Dolomitiche - Gruppo Pizzocco Provincia: Belluno Punto di partenza: S. Gregorio nelle Alpi / loc. Roer (q. 746 m ca) Versante di salita: E Dislivello di salita: 1830 m - Totale: 3170 m Tempo di salita: 6,00 h - Totale: 9,00 h Periodo consigliato: primavera - estate - autunno |
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Il Colsento è un piccolo promontorio situato nel cuore del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi tra il Pizzocco e l´altopiano di Erera-Brendol. Dal passo di Cimia appare come una collina di roccia carsica, rivestita di baranci e innocenti canalini detritici che si abbandonano alla debole gravità dei suoi dolci pendii. Il suo aspetto bonario però non deve trarre in inganno perché se è vero che da qui (versante orientale) la salita alla sua cima è solo una breve questione di mugo-labirinto, il vero problema è quello di arrivare fino qui. Per raggiungere questa modesta cima, sia che si arrivi dal passo di Cimia che da passo Forca, risalendo la Val Scura, si devono affrontare ripidi, faticosi e impervi sentieri oltre che un tratto attrezzato. Cima assolutamente solitaria, di incomparabile bellezza ed elevato valore ambientale!
Da S. Gregorio nelle Alpi (BL) si sale a sx verso Roncoi e quindi a Roer (q. 750 ca). Si può parcheggiare qui nei pressi di una fonte oppure proseguire ancora in auto salendo a dx per Casera Ere seguendo la stradina solo in parte asfaltata, fino ad un ampio parcheggio che termina con una sbarra (q. 900 ca, parcheggio libero). Da qui parte il buon sentiero CAI 851 per forcella Intrigos e la cima del Pizzocco. Tenere presente che il giro descritto è ad anello per cui è irrilevante dove si parcheggia.
Da Roer (757 m) per sentiero CAI 851 facile fino a Forc. Intrigòs (q. 1757 m 1,30 h, rondini montane) e spettacolare vista sulla ardita parete est del Pizzocco, protagonista di alpinismo d’altri tempi. Poi, con cautela, si segue una traccia che scende ripida e articolata per circa 400 m sul versante nord, attraversando ora di qua, ora di là le sorgenti che precipitano nella val Falcina (bagnato e impervio), per giungere dopo circa 1 ora alla base della profonda gola. Da qui inizia il tratto attrezzato (lo Scalon, q. 1350 m, scale e corde fisse in ottimo stato) che risale alcuni salti della sorgente del torrente Falcina (bagnato) e termina su un promontorio. Ora la traccia supera ancora alcuni facili salti non protetti (I), ma mai esposti e qualche altra sorgente (attenzione ai segni bianco-rossi, anche un pò sbiaditi) per poi entrare e uscire senza prendere quota, in brevi e fresche macchie di faggio fino a giungere in campo aperto. Da qui fino a passo Forca la traccia diventa meno evidente, ma sempre ben segnalata da paletti, segni bianco-rossi e qualche ometto. Si attraversa un pascolo (erba alta) ancora senza prendere troppa quota fino all´ex Cap. Cimia (q. 1614 m, cumulo di pietre), con bellissime viste della zona orientale del Parco Nazionale e la gusèla della val del Burt. Si inizia a risalire il pendio voltando a sinistra fino ad una fascia di mughi; da qui il percorso segue gli accessi naturali, non è invasivo, per cui non sale diretto e ripido al canale finale, ma un po´ di qua e di là cerca i passaggi più facili nel massimo rispetto di questo pregevole ambiente naturale (aquila reale). Si prosegue così per salti e roccette fino a risalire il canalino finale arrivando al passo Cimia (q. 2080 m, 5,00 h). Da questa posizione privilegiata si studia il breve percorso articolato per la salita del Colsento, finalmente lì davanti (è il più logico che parte da un canale detritico centrale). Quindi si scende un centinaio di metri fino ad una vecchia tabella in legno e da qui si lascia il sentiero 851 per puntare al canale, attraversando una dorsale a prato e roccia carsica lavorata dal tempo e dall´acqua. La breve salita è facilitata da qualche ometto (camosci sulla cima). Si torna per tracce di salita.. fino a riprendere il sentiero 851. Poi facile e silenzioso fino a passo Forca (q. 1862 m, 7,30 h).
A passo Forca si abbandona il sentiero 851 e si scende a valle per segnavia 852 attraverso la Val Scura (impegnativo). Dopo le praterie sommitali, il sentiero precipita nelle profonde gole della valle con percorso molto articolato in luogo impervio ricco di mughi, anche con qualche salto (II, non protetti, però mai esposti), attraversando le sorgenti del Veses di qua e di là. E così giù per almeno 1 ora, fino a giungere ad una macchia di larici abbattuti da VAIA. Da qui il sentiero torna facile. Dopo aver attraversato il letto asciutto del Veses, un bivio indica il sentiero tematico delle chiesette pedemontane e, proseguendo a sinistra dopo un pò si arriva a quella di S. Felice (q. 903 m, 9,00 h).
Stupendo percorso di elevato valore ambientale, lungo e faticoso, impegnativo ma non difficile (EE), sempre segnalato bene (a parte la breve salita alla cima). La difficoltà del tratto attrezzato (EEA) si può paragonare a quello dell’orrido delle Comelle, comunque non difficile e non esposto. In questa occasione è stato percorso senza attrezzatura da ferrata, anche se cartelli del CAI Feltre ne prevedono l’utilizzo. Da effettuare con giornate lunghe, certezza di bel tempo e terreno asciutto per l’intera giornata perché sono tanti i salti di roccia e i tratti ripidi e non ci sono ripari lungo il percorso, nemmeno naturali (malga Erera è almeno ad 1 ora da passo Forca, capanna Cimia di fatto non esiste). Attenzione nel caso di basse temperature perchè si attraversano molte sorgenti. Da Forcella Intrigòs fino alla chiesetta di S. Felice non ho incontrato nessuno. Gita assolutamente solitaria, senza copertura telefonica, che aumenta il grado escursionistico perché in caso di incidente o infortunio la faccenda diventa seria. Si consiglia pertanto di non affrontarla in solitudine. Per quanto bella, da solo non la rifarei. Purtroppo niente immagini per la mancanza del dispositivo.. Bisogna andare di persona per vedere e capire i luoghi.
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