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L’itinerario, ripreso da W |
Regione: Lombardia (Sondrio)
Alpi e Gruppo: Alpi Occidentali - Alpi Retiche - Gruppo Avers Provincia: Sondrio Punto di partenza: Lago di Monte Spluga, località Suretta (q. 1906 m) Versante di salita: NW-N-E Dislivello di salita: 1303 m - Totale: 2606 m Tempo di salita: 4,45 h - Totale: 8,45 h Periodo consigliato: prime settimane di giugno |
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Il Pizzo di Émet, o Piz Timun sulla CNS, se osservato da W o da E, si presenta con una larga e massiccia piramide detritico rocciosa, mentre da N e da S assume forme assai più slanciate. Dopo il Pizzo Tambò è la cima più elevata della regione dello Spluga, offre quindi un panorama di prim’ordine, interessantissimo in tutte le direzioni. Di norma viene salito per la via normale del versante NW e per la cresta SW. L’itinerario proposto, che è anche la sede di quello scialpinistico, si svolge invece da N, dal Glatscher da Niemet, a cui fa seguito il ripido canale compreso tra la cresta N e le Guglie d’Altare ed infine per la cresta E. Ad inizio stagione quando nel canale N, abbastanza ripido nella parte superiore (45°), è ancora presente una discreta copertura nevosa, l’itinerario è facile, ma richiede pur sempre prudenza. A stagione inoltrata e in ogni caso in assenza di neve, il discorso è ovviamente diverso, sia per le maggiori difficoltà che si possono incontrare, sia per il pericolo serio di scariche. Il ghiacciaio ha infatti abbandonato da diverso tempo le pendici del canale, rifugiandosi nella conca sottostante e lasciando allo scoperto rocce e detriti instabili. Ma le scariche possono verificarsi anche ad inizio stagione, dalla cresta N dell’Émet e dal versante occidentale delle Guglie d’Altare. Il Ghiacciaio, ridotto ormai ai minimi termini, se ben innevato non pone alcun problema. Anche la nevosa crestina finale, orientata ad E, è abbastanza facile.
La Guida del CAS: Bündner Alpen 3 Avers, valuta l’itinerario dal Glatscher da Niemet di difficoltà PD, mentre la Guida del CAI: Mesolcina – Spluga, lo valuta F+, si è optato per una via di mezzo, PD-
Percorrendo la strada per il Passo dello Spluga, dopo aver superato la località Stuetta, si passa di fianco al muraglione orientale della diga del Lago di Monte Spluga e si prosegue in piano per circa 500 metri, fino ad incontrare alcune case ed una stradina sterrata che si stacca sulla destra. In loco sono presenti dei cartelli che indicano Lago di Émet e Rifugio Bertacchi. Si imbocca quindi questa sterrata e si parcheggia dopo 30 metri, in uno spiazzo.
Dal parcheggio si sale a piedi lungo la comoda pista sterrata, in direzione E, e dopo aver superato diversi tornanti si perviene sulla sommità del promontorio degli Andossi. Lasciata la sterrata che sale ad una cava di sassi e seguendo le indicazioni, si imbocca il sentiero che traversa con un percorso a semicerchio il concavo versante meridionale del Pizzo Spadolazzo. In alcuni punti di questa traversata il sentiero è un po’ esposto ma sufficientemente largo e protetto con catene. Al termine di questo percorso un po’ altalenante si arriva sul dosso dove sorge il Rifugio Bertacchi (q. 2172 m, circa h 1.30 dalla partenza).
Senza scendere al sottostante Lago di Émet (q. 2144 m), si seguono le indicazioni per il Passo di Émet e si traversa in piano la conca sopra il lago, prima in direzione NE, poi E. Seguendo il sentiero segnalato in circa 20/25 minuti dal rifugio si arriva al valico precitato (q. 2294 m), che sulla carta della CNS è nominato Pass da Niemet. Se si osserva ora in direzione E, si potranno notare dei salti rocciosi separati da un largo e ripido pendio di erba e detriti, che si stacca proprio dal valico. Questo pendio è percorso da una traccia segnalata che poi esula dal nostro itinerario in quanto sale in direzione SE al Passo di Sterla.
Si possono seguire i segnali per un centinaio di metri, poi li si abbandonano e si traversa a sinistra. In breve si arriva ai pendii superiori, dove c’è una nuova fascia rocciosa da aggirare facilmente a vista, per canaletti e pendii erbosi. Si sale sempre in direzione E con percorso evidente, ora su terreno morenico ma abbondantemente ricoperto da neve ad inizio stagione. Si punta al piede della cresta N dell’ Émet che viene aggirato a sinistra, entrando nell’avvallamento del Glatscher da Niemet. Meglio calzare subito i ramponi anche se la neve è molle perché i pendii superiori sono abbastanza ripidi. Volgendo poi in direzione S, si inizia a salire al centro del largo canale.
Si tralascia a sinistra il pendio che conduce al Colletto d’Altare (q. 3115 m), in quanto c’è poi da superare un tratto di cresta rocciosa che dal basso non sembra tanto semplice, e si sale quindi in direzione della cresta nevosa subito a destra di questo tratto roccioso (vedi 2a immagine di dettaglio). Lungo il canale si aggirano alcuni risalti rocciosi e poi si supera il pendio finale prestando un po’ di attenzione per via della ripidezza. Si arriva così sulla nevosa cresta E che si segue senza particolari difficoltà appoggiando sempre a destra. Nell’ultimo tratto la cresta diventa rocciosa ma sufficientemente larga e facile e in breve si arriva alla croce di vetta.
Si offrono due possibilità.
1°) Come per la salita. È la soluzione consigliabile in particolare se non si conosce l’itinerario seguente.
2°) Dalla via normale della cresta SW (vedi relazione: Emet, di Franco Rossi). Questa cresta, che di norma a giugno dovrebbe essere sgombra di neve, presenta un unico punto veramente un po’ impegnativo. Poco sotto la vetta c’è un esposto e stretto intaglio che in discesa si supera preferibilmente sedendosi sulla crestina rocciosa e con le gambe a penzoloni si salta su di uno stretto terrazzino della cresta sottostante. Il salto è alto poco più di 1.5 metri. La cresta rimane per un breve tratto ancora aerea poi diventa più facile.
La corda potrebbe non essere necessaria, noi non l’abbiamo usata, ma è meglio averla al seguito.
L’itinerario, ripreso dal Rifugio Bertacchi | In salita, nel canale N | In discesa lungo la cresta E, da poco sotto la vetta |
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