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Immagine ripresa da sud, in rosso la salita e la traversata, in giallo la discesa |
Regione: Lombardia (Como) ![]() Alpi e Gruppo: Prealpi - Prealpi Lombarde - Gruppo Generoso Provincia: Como Punto di partenza: Lenno, Abbazia dell’Acquafredda (q. 325 m) Versante di salita: S+vari Dislivello di salita: 1650 m - Totale: 3300 m Tempo di salita: 5,15 h - Totale: 7,30 h Periodo consigliato: aprile - novembre |
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Il Monte di Tremezzo con la sua spalla NE, il Monte Crocione, rappresenta il pilastro orientale del Gruppo del Generoso ed è la montagna più elevata di questo settore. Presenta le stesse caratteristiche delle cime vicine: ripidi versanti boschivi rivolti a S e a N, larga sommità erbosa e facilità di accesso da più versanti. Ma la peculiarità più evidente di questa montagna e della sua spalla NE è la faglia obliqua, alta più di cento metri, che taglia a mezzacosta il versante orientale, da S a N.
L’itinerario proposto prevede non solo l’ascesa al Monte di Tremezzo, ma il concatenamento di tutte queste cime contigue, che si svolge lungo le ampie dorsali erbose di collegamento, mai esposte. È un bellissimo, elementare e panoramico percorso ad anello, ma che comunque richiede un adeguato allenamento, dato il considerevole dislivello in salita, prossimo ai 1650 metri e lo sviluppo complessivo di circa 20 km.
Provenendo da Menaggio, si oltrepassa il battistero di Lenno, che rimane a sinistra sotto la strada e si prosegue ancora per una cinquantina di metri. In corrispondenza di una semicurva a sinistra, si svolta a destra, assecondando una piccola rotonda e s’ imbocca la Via Silvio Pellico. I cartelli presenti riportano tra l’altro l’indicazione per Abbazia dell’Acquafredda. Si sale quindi verso la parte alta del paese, proseguendo poi sul Viale degli Alpini, fino a giungere al piazzale di entrata dell’Abbazia, dove si parcheggia.
In prossimità dell’entrata dell’abbazia dipartono 2 ripide e strette stradine, a sinistra la Via S. Benedetto che si percorrerà al ritorno, al termine del lungo percorso ad anello, e a destra (cartello per Daiee e Narro) la Strada dell’Alpe. Si imbocca quest’ultima, assai ripida, con il manto in parte acciottolato e in parte asfaltato, che sale a monte dell’abbazia. Dopo tre tornanti la stradina prosegue con un lungo traverso ascendente in direzione W, poi riprende a salire con diverse svolte, passa dalla località Daiè (q. 725 m), dove il manto stradale è cementato e più avanti si arriva a Narro (q. 988 m).
Questa località è suddivisa su diversi nuclei di case, poste a diverse quote. Inizialmente s’incontrano alcune baite sparse, poi un gruppo più consistente e più in alto si raggiunge un bivio. Qui si prende a destra (indicazioni per Ossino h 0.50 e Grandola ed Uniti h 3.20) ed in breve si arriva all’ultimo gruppo di case. Si prosegue ancora lungo la strada che in breve ritorna ad essere ripida e con il fondo cementato. Giunti all’ultima baita, che si trova isolata sulla sinistra, si prosegue ancora sulla strada per una cinquantina di metri, fino ad una semicurva verso destra.
In questo punto si potrà notare che sulla sinistra si stacca un sentiero, segnalato da un cartello in legno che riporta la scritta: croce, e da un secondo cartello con la scritta: divieto di caccia. Si imbocca quindi questo sentiero che sale ripido nel bosco, la traccia non è segnalata ma è ben evidente e più avanti si arriva in una radura dov’è posta un’alta croce in metallo (q. 1215 m). La traccia prosegue lungo il prato soprastante e poi si addentra di nuovo nel bosco e diventa poco marcata, ma pur sempre visibile. In breve si ritorna definitivamente all’aperto, sbucando sull’ampia dorsale prativa S del Monte di Tremezzo.
Si risale questa dorsale per un lungo tratto, su labile traccia, ma si può benissimo salire a vista, fino a raggiungere l’Alpe di Mezzegra (q. 1620 m). Da qui si può guadagnare la vetta del Monte di Tremezzo in meno di dieci minuti, risalendo l’ampia dorsale sulla quale ci si trova. Ma se si vuole effettuare il percorso ad anello, dal precitato alpe si imbocca un ben evidente sentiero che traversa in direzione E, verso un ripetitore. Si prosegue poi nella traversata pianeggiate e dopo aver raggiunto i ruderi dell’Alpe di Tremezzo, si affronta l’ultimo strappo di una trentina di metri che porta in vetta al Monte Crocione (q. 1641 m, h 3.15 dalla partenza).
Da questa prima vetta si percorre la dorsale di collegamento e in breve si sale al Monte di Tremezzo (q. 1700 m, h 3.40). Si scende ora lungo l’altalenante cresta NW e si arriva al Colle di Tremezzo, dove si possono visitare alcuni appostamenti blindati per mortai risalenti alla Grande Guerra. Qui è ubicato il Rifugio Venini (q. 1576 m), raggiunto anche da una stradina asfaltata che sale dal Rifugio Boffalora e che traversa a mezzacosta l’intero versante orientale del Monte di Lenno e il versante S del Monte Calbiga. Dal Venini, risalendo una traccia lungo i prati, si approda sulla cima del Monte Calbiga (q. 1698 m, h 4.30).
Si scende poi alla sottostante sella dove si trova l’Alpe di Lenno (q. 1495 m), infine si rimonta l’ultima costa, con rocce affioranti, che porta in cima al Monte di Lenno (q. 1589 m, h 5.15 dalla partenza).
Si offrono 2 possibilità:
1°) Come per la salita.
Difficoltà: E
Ore di discesa: 2.30
Dal Monte di Lenno si ridiscende la dorsale NE utilizzata per la salita, fino all’Alpe di Lenno. Qui si imbocca la stradina asfaltata che taglia l’intero versante orientale del Monte di Lenno e il versante S del Monte Calbiga, si oltrepassa il Rifugio Venini e poi su pista sterrata si traversa all’Alpe di Mezzegra, sulla dorsale S del Monte di Tremezzo. Da qui si segue ritroso l’itinerario di salita e si ritorna all’Abbazia dell’Acquafredda.
2°) Da San Benedetto in Val Perlana.
Difficoltà: E/EE
Ore di discesa: 2.15
È l’itinerario più interessante, ma per chi soffre di vertigini è utile segnalare che presenta un tratto un po’ esposto.
Dal Monte di Lenno si scende a vista lungo l’erbosa dorsale S, fino ad incrociare la strada asfaltata che congiunge il Rifugio Boffalora al Rifugio Venini. Si attraversa la strada e si scende ancora per un centinaio di metri lungo i prati, fino al ben visibile Alpe d’Ossuccio (q. 1306 m). Qui si riprende la strada asfaltata e si scende ancora per un breve tratto. Quando la carrozzabile inizia a salire verso il Rifugio Boffalora, distante circa 100 metri, la si abbandona e, seguendo le indicazioni di un cartello per San Benedetto, si svolta a sinistra. Si potrà notare che a questo bivio c’è anche una bella cappella con altare.
Si imbocca quindi questa pista sterrata che dopo una decina di metri presenta un primo bivio, dove si prende a sinistra e pochi metri più avanti, ad un secondo bivio, si prende a destra. La pista si trasforma ora in un sentiero che scende in mezzo alle case e poi, più stretto, entra nel bosco e taglia a mezzacosta le pendici SE del Monte di Lenno. In un tratto il sentiero, sempre abbastanza stretto, diventa esposto, si scende con un po’ di attenzione un gradino roccioso e poi si prosegue nella traversata in discesa. Lungo il tragitto non sono mai presenti segnavia, solo qualche sporadico cartello in legno, ma la traccia è sempre ben evidente.
Nel prosieguo il sentiero diventa più agevole, si passa in prossimità di alcune belle baite in pietra e si continua nella discesa fino a giungere alla bellissima Abbazia di San Benedetto (q. 900 m), che si trova in mezzo ad una vasta radura. Il sentiero aggira a sinistra la chiesa con un’iniziale tratto pianeggiante, poi si trasforma in una bella mulattiera. Dopo aver attraversato un ponticello in legno si affronta un breve tratto altalenante e quindi si riprende a scendere, sempre nel bosco. La mulattiera diventa poi una larga pista lastricata che scende a lungo con pendenza sempre sostenuta e riconduce all’Abbazia dell’Acquafredda.
Particolarmente ammirevole ed interessante è l’Abbazia di San Benedetto, un cartello ivi posto riporta testualmente: documentata a partire dal 1083 e probabilmente fondata pochi anni prima, l’abbazia benedettina alle falde del Monte Oltirone venne abbandonata dai monaci nel 1298 e definitivamente soppressa nel 1785. La chiesa presenta le forme consuete del romanico comasco, in una variante rustica di particolare imponenza; l’attiguo convento, trasformato in casa colonica, conserva ampi resti delle costruzioni medioevali. Dal 1990 il complesso degli edifici già conventuali è stato sottoposto a restauro, con l’intento di restituirgli funzionalità.
Sulla dorsale S del M. di Tremezzo. In rosso la traversata, in giallo la discesa | L’itinerario della traversata, dal M. Crocione | L’itinerario della traversata, dal M. di Lenno |
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