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La Cima di Saoseo, da E |
Regione: Lombardia (Sondrio) ![]() Alpi e Gruppo: Alpi Occidentali - Alpi Retiche - Gruppo Cima di Piazzi Provincia: Sondrio Punto di partenza: Parcheggio che precede le Baite Altumeira (q. 2100 m) Versante di salita: E Dislivello di salita: 1163 m - Totale: 2326 m Tempo di salita: 5,00 h - Totale: 9,45 h Periodo consigliato: estate |
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La Cima di Saoseo (Scima da Saoseo sulla CNS) è un’imponente e complessa montagna che rappresenta il pilastro d’angolo sud-occidentale del Gruppo Dosdé-Viola, lungo il confine italo-svizzero. I versanti meridionali e NW si elevano con imponenti pareti rocciose, mentre quello NE presenta dei terrazzamenti che sostengono le Vedrette di Val Viola E e W. L’itinerario proposto è la via normale per eccellenza, lungo la cresta E. Il punto chiave è rappresentato dall’esposta cengia che aggira sul versante meridionale l’appuntita (q. 3056 m) e dal successivo breve muretto con un passaggio di II. Per il resto l’itinerario non presenta difficoltà. Il panorama è estesissimo in tutte le direzioni, unico quello sulla Cima Viola, Cima Settentrionale di Lago Spalmo e sul Corno di Dosdé.
Dettagli della salita nella fotoscalata.
Da Bormio si segue la strada per Livigno, si passano gli abitati di Premadio, Isolaccia, Semogo e San Carlo, giungendo infine ad Arnoga. Dalla curva a gomito di questa località si segue la carrozzabile che verso SW entra in Val Viola. La stradina asfaltata è vietata al transito degli autoveicolo, ma è comunque consentito percorrerla fino all’ampio parcheggio (q. 2100 m) che precede le Baite Altumeira.
Dal parcheggio in breve si oltrepassano le Baite Altumeira (q. 2116 m) e proseguendo lungo la sterrata si arriva ad un bivio. Qui si prende a sinistra e si scende all’Alpe Dosdé (q. 2129 m). La pista prosegue pianeggiante verso S poi, rimanendo sempre a destra del torrente e seguendo i vari segnali, si supera un breve strappo sulla destra che introduce in Val Cantone di Dosdé. Si segue ora la traccia poco evidente ma sempre segnalata che prosegue lungo la piana valliva, poi volge verso sinistra ed inizia a salire su terreno alluvionale. Nel prosieguo i segnali si portano a mezzacosta sotto le pendici orientali della Cima di Saoseo e per canaletti, sfasciumi e resti di neve si perviene al Passo Dosdé, dove è posto l’omonimo bivacco-capanna.
Dal valico si risalgono le ripide chine di sfasciumi in direzione W, fino ad arrivare alle rocce dell’appuntita (q. 3056 m). Una ventina di metri, o poco più, prima di raggiungerne la sommità, c’è un ometto di pietre che indica il punto dove inizia, in discesa, l’esposta cengia che aggira sul lato meridionale tale quota. Ci si abbassa trasversalmente, con attenzione, fino all’orlo superiore di un canaletto, lo si discende (4 o 5 metri di I+) e poi si riprende la cengia, qui particolarmente esposta (dove si trova Pietro nella 1° immagine di dettaglio). Superato questo tratto la cengia diventa meno impegnativa e ci porta ad un muretto, alto poco più di 3 metri, che presenta un passaggio di II.
Dopo averlo superato terminano le difficoltà. La cresta di facili rocce e sfasciumi diventa sempre più larga e ci porta ad aggirare a sinistra la (q. 3140 m). Segue una breve discesa e poi si risalgono le vaste pietraie e i resti di neve dell’acrocoro sommitale. Infine, volgendo a sinistra, si percorrono gli ultimi metri di cresta, ora un poco più sottile, ma sempre facile, che conduce in vetta.
Abbiamo due possibilità.
1°) Come per la salita.
2°) Dal versante NE, lungo il Ghiacciaio di Val Viola W (vedi terza immagine di dettaglio). È l’itinerario da noi scelto (difficoltà F+/PD, indispensabili corda, piccozza e ramponi). In questo caso è però necessario conoscere bene la via più facile da seguire e in discesa non è del tutto semplice individuarla, bisogna anche essere veramente esperti, per evitare i salti rocciosi che in basso sostengono il ghiacciaio. Inoltre è un itinerario assolutamente SCONSIGLIATO se il ghiacciaio dovesse essere privo d’innevamento, data la considerevole ripidezza della parte superiore, è presente anche una discreta crepaccia terminale. Ad ogni modo l’itinerario è il seguente:
Dalla vetta si retrocede fino al centro dell’acrocoro sommitale, dove c´è una seconda sommità che appare di uguale altezza della vetta. Si segue per un breve tratto la cresta NE e poi si scende per un largo avvallamento, a destra della cresta precitata. Esso ci conduce all’inizio di un canaletto, infido, stretto e di rocce instabili. Una ventina di metri più in basso c’è il ghiacciaio. Si scende questo canaletto con attenzione e si arriva alla crepaccia terminale che si supera con un po’ di difficoltà, molto dipende dall’innevamento presente. Adeguatamente equipaggiati si scende il ghiacciaio che potrebbe presentare anche qualche crepaccio. Lo si scende nel settore centrale e in basso, quando termina, si divalla sulla sinistra, per canaletti rocciosi, allo scopo di evitare i salti di roccia che si trovano frontalmente e sulla destra. Rimanendo all’estrema sinistra si riesce invece a scendere facilmente sui nevai e sulle morene sottostanti. Proseguendo a lungo la discesa su questo tipo di terreno morenico-alluvionale, si arriva sul fondo valle, dove ci si ricollega con l’itinerario di salita e si ritorna al parcheggio.
Pietro sulla cengia esposta che aggira a S la (q. 3056 m) | Panorama di vetta, verso E | La variante di discesa dal ghiacciaio (versante NE) |
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