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L’itinerario visto da S, dal Pizzo Torrenzuolo |
Regione: Lombardia (Sondrio)
Alpi e Gruppo: Prealpi - Prealpi Lombarde - Gruppo Alpi Orobie Provincia: Sondrio Punto di partenza: Ronco, Fraz. di Tartano (q. 1159 m) Versante di salita: SE Dislivello di salita: 1091 m - Totale: 2182 m Tempo di salita: 3,30 h - Totale: 6,30 h Periodo consigliato: da maggio a ottobre |
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Larga cupola erbosa situata sulla catena che divide la Val Vicima, laterale della Val Tartano, dalla Valtellina. Sulle carte esiste un po’ di confusione in merito al toponimo e all’esatta posizione delle cime che si trovano sulla catena montuosa che dal Pizzo di Presio si stacca verso NW. La nota guida alpinistica Alpi Orobie Over 2000 ha definitivamente posto termine alle incertezze, nominando Cima d’Assola quella che sulle carte attualmente appare come Cima della Zocca e nominando giustamente Cima della Zocca una ben individuata elevazione erbosa (q. 2250 m circa), né nominata né quotata sulle carte, situata sulla stessa catena, ma ad alcune centinaia di metri a SE. L’immagine principale della presente relazione, a conferma di quando indicato nella guida, riporta i nuovi toponimi e la loro esatta posizione.
Dal punto di vista escursionistico l’ascesa alla Cima della Zocca non presenta difficoltà. L’importante è individuare il sentierino che, in alto sopra la Baita Pertuso, permette di superare una fascia rocciosa con un traverso da destra a sinistra, poi si risalgono i prati, sempre meno ripidi, fino in cima. Ad ogni modo, dalla baita precitata è anche possibile risalire i prati direttamente in direzione della vetta, sebbene la parte mediana, dove sono presenti alcuni affioramenti rocciosi, sia abbastanza ripida.
Provenendo da Morbegno, si lascia sulla destra la località di Talamona e prima di attraversare il ponte sull’Adda, seguendo le indicazioni per la Val Tartano, si abbandona la statale 38 e si svolta a destra. La strada, abbastanza stretta, risale la valle con numerosi tornanti, raggiunge Campo e poco dopo Ronco. Presso questo piccolo centro c’è un solo incrocio, qui abbandoniamo la strada principale per Tartano e imbocchiamo sulla sinistra la via Cosaggio. Dopo un centinaio di metri parcheggiamo in un largo spiazzo in discesa, dove termina la strada.
Ci si incammina lungo il sentiero che traversa da destra a sinistra proprio sopra il muro del parcheggio (segnavia rari e sbiaditi). Poco più avanti c’è una prima cappella e, dopo una cinquantina di metri, in prossimità di alcune recinzioni parasassi e seguendo le indicazioni di una freccia, si svolta a destra. La mulattiera, protetta a valle da muri in pietre, sale con un lungo traverso nel rado bosco e conduce ad una seconda piccola cappella. Qui inizia una breve serie di tornanti e poco sopra si arriva in un poggio con una piccola radura, proseguiamo lungo il sentiero principale che in questo punto compie una breve discesa ed entra in Val Vicima. Si traversa quindi per un buon tratto in direzione E/SE, oltrepassando una terza cappella. In diversi punti la mulattiera, sempre larga e facile, è sorretta da muri in pietra e si affaccia su profondi dirupi. Con alcune svolte si sale poi alle baite di Vicima (q. 1514 m).
Si prosegue lungo il sentiero, solo in parte segnalato e poco sopra le baite troviamo un bivio con un cartello, qui si prende a sinistra per Casera e Passo Vicima. Dopo un paio di svolte giungiamo ad un secondo bivio. A sinistra c’è un piccolo cartello appeso ad un albero recante la scritta Zocca, tralasciamo questa indicazione e proseguiamo a destra. Dieci metri più avanti, sulla sinistra, c’è una fontanella ricolma di terra e poco più avanti troviamo alcune baite, le prime completamente diroccate, le altre in migliori condizioni di conservazione ma anch’esse ormai in completo abbandono, vi troviamo anche la quarta cappella. Proseguiamo lungo la mulattiera, in direzione SE, i segnavia sono sempre molto rari e sbiaditi ma la traccia è ben evidente.
Dopo aver attraversato una zona boschiva, si sale fino ad incrociare una pista sterrata, in prossimità di un tornante. Si continua ora lungo questa pista e circa 300 metri più avanti si arriva alla Casera di Vicima (q. 1765 m). La prima ad apparire è una baita isolata con a fianco, sulla destra, un larice secolare. Poco più in alto e sulla sinistra si intravvede un largo caseggiato, ma la pista prosegue sulla destra. Si guada il torrente e si risale ora la Val Vicima sulla sinistra orografica. Dopo alcuni tornanti si arriva all’inizio di un vasto piano pascolivo (vedi prima immagine di dettaglio). Da questo punto sono ben visibile le due baite che si trovano in mezzo al piano, la più grande delle quali è appoggiata ad un grosso masso. Mentre in direzione N appare ben individuabile la cupola erbosa della nostra cima e più a destra, Il Pizzo.
Più o meno sotto la verticale di quest’ultima cima è posizionata la Baita Pertuso (q. 2114 m) che dovrà essere la nostra prossima meta. Abbiamo due possibilità per raggiungerla, la prima è la più diretta ma anche la più faticosa: dalle due baite si sale alle loro spalle, diritti lungo il pendio cespuglioso con radi larici, fino ad incrociare una traccia ben marcata che ci conduce ai ruderi della baita precitata. La seconda (quella segnalata in rosso nell’immagine principale) è quella di proseguire lungo la pista che, al termine del piano, compie alcuni tornanti e conduce ad un secondo grande piano pascolivo. Proprio dove inizia questo piano c’è una traccia, poco visibile, che si stacca sulla sinistra. Seguendola, si compie un traverso obliquo da destra a sinistra. Nel prosieguo la traccia diventa più marcata e conduce ai ruderi della Baita Pertuso.
In ogni caso, dalla baita si sale, senza traccia, lungo i ripidi prati soprastanti (vedi seconda immagine di dettaglio), in direzione del canaletto che scende dalla bocchetta che rappresenta la massima depressione tra la Cima della Zocca e Il Pizzo. Poco prima di raggiungere la base di questo canaletto, si incrocia una traccia, abbastanza marcata, che traversa verso sinistra e permette di superare una zona rocciosa. In alcuni punti il sentierino è sorretto da muretti in pietre, c’è anche una breve placchetta da attraversare, senza particolari difficoltà. Dopo aver oltrepassato le rocce, senza percorso obbligato, si risalgono i prati della cupola sommitale, fino a raggiungere la vetta.
Come per la salita.
All’inizio del piano pascolivo, a S della Cima della Zocca | L’itinerario, dai ruderi della Baita Pertuso | Panorama di vetta, verso SE |
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