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La cresta E con a destra la ripida parete Nord |
Regione: Piemonte (Torino)
Alpi e Gruppo: Alpi Occidentali - Alpi Graie - Gruppo Levanne Provincia: Torino Punto di partenza: Forno Alpi Graie (q. 1219 m) Val di Sea Versante di salita: SW-E Dislivello di salita: 2455 m - Totale: 4910 m Tempo di salita: 8,00 h - Totale: 12,00 h Periodo consigliato: metà giugno - fine luglio |
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L'Uja di Ciamarella rappresenta cartograficamente la vetta più alta delle Valli di Lanzo. È un massiccio assolutamente imponente posto a cavallo tra la val d'Ala e la val di Sea che trae origine ad W dal colle dell'Albaron di Savoia ove la linea di cresta inizia a salire originando prima la punta Chalanson poi la Piccola e Grande Ciamarella creando uno stupendo anfiteatro glaciale che si apre verso SW, sino a spingersi lungo la cresta E all'opposto colle delle Roccette dell'Albaron di Sea.
Da Forno Alpi Graie si percorre la carrozzabile che ha inizio sulla sinistra, attraversa il vecchio letto della stura, passa il nuovo corso del torrente e prosegue per il vasto pianoro erboso a sud dell'abitato fino ad un bivio. Qui si segue la diramazione di destra che è la pista per i Grandi Boschi, all'altezza delle costruzioni dell'acquedotto si continua sul sentiero che sale fino sotto ad una parete rocciosa, quindi ci si abbassa sul fondo del vallone e lo si percorre superando il torrente nei pressi del Gias Balma Massiet 1500 m. Si sale ancora tra pascoli e cespugli e si riattraversa il torrente sul ponte in cemento poco prima dell'Alpe di Sea 1785 mt. Passata l'Alpe, si contorna un cucuzzolo, e con una salitella si raggiunge l'inizio del vasto pianoro del gias nuovo 1888 m, al fondo del pianoro il sentiero rimonta una stretta gola, ne esce sulla destra e risale una ripida dorsale in direzione del Gias Piatou. A un bivio, nei pressi del gias, si piega a sinistra su una cresta erbosa da cui è già visibile il Bivacco, alcune svolte precedono la salita finale (ore 3.30 ore totali).
Lasciando prima dell'alba il Bivacco Soardi-Fassero, alla luce delle lampade frontali, imbocchiamo il sentiero che si dirige verso il fondo del vallone; essendo tale sentiero poco segnalato e tracciato, soprattutto in questo tratto iniziale, consiglio vivamente di effettuare il giorno precedente un giro ricognitivo alla luce diurna in modo tale da non perdere inutilmente tempo il giorno successivo. Tale sentiero discende brevemente sotto il bivacco per poi dirigersi deciso in corrispondenza di un terrazzamento erboso. Scavalcati alcuni piccoli torrentelli si arriva sul margine della pietraia di fondovalle dove si ritrova il sentiero nei pressi di un masso decisamente più grosso degli altri sul quale è possibile trovare un ometto di pietre che ci segnala la direzione (q. 2240 m - 10'). Da qui in poi il percorso è segnalato abbastanza sporadicamente con ometti e qualche segno rosso, si tenga comunque da conto il fatto che la traccia percorre tutto il vallone della Stura di Sea rimanendo sul suo lato idrografico sinistro, accanto a diverse balze rocciose che rimangono quindi alla nostra destra. È possibile incontrare dei nevai, soprattutto in corrispondenza di due restringimenti della vallata che ci aiutano non poco nella salita e soprattutto nella discesa di questa lunga pietraia. Seguendo quindi la traccia arriviamo in breve ad un’ultima ripida salita su pietraia che ci porta direttamente di fronte alle seraccate del ghiacciaio del Tonini e a quel che resta del ghiacciaio di Sea; da qui la traccia di sentiero e gli ometti scompaiono definitivamente (q. 2800 m - 1,30 h). Abbandonato l'itinerario che conduce al prospiciente Col di Sea si attraversa il torrente appena al di sopra del fronte del ghiacciaio di Sea, in quest'area totalmente ricoperto da pietre, e ci si porta accanto a delle pareti lisce che rimangono alla nostra sinistra. Risalendo di qualche decina di metri facendo molta attenzione ai buchi presenti in questo tratto di ghiacciaio si giunge al termine delle pareti lisce; da questo punto si piega decisi verso sinistra (S) diretti ad una rampa pietrosa (o nevosa ad inizio stagione) stretta tra la ripida Cresta N dell'Uja di Ciamarella e una quota rocciosa che divide l'ampio canalone. Seguendo un itinerario ben distante dalla cresta N che scarica abbondantemente pietre e detriti, si risale tutta la rampa sino a portarsi a livello della quota rocciosa (q. 2980 m - 1,50 h). Da qui si attraversa decisi il pianoro che abbiamo di fronte senza guadagnare molto dislivello diretti a SE verso una dorsale detritica che lo delimita da quel lato; a differenza dell'itinerario che conduce verso la vetta dell'Albaron di Sea, saliamo maggiormente su questo pianoro per giungere sul margine superiore della dorsale ove anche qui, grazie ad alcune cengie detritiche, guadagnamo facilmente gli ultimi metri di quota che ci portano al fianco della fronte della parte superiore del ghiacciaio dell'Albaron che forma una sorta di calotta appoggiata e divisa dal pianoro ghiacciato sottostante (q. 3200 m - 2,20 h). Imbocchiamo il canalone che sale dritto a noi, lasciando sulla sinistra (senso di salita) la calotta ghiacciata, sino nel punto ove affiora finalmente il ghiaccio dalle pietre. Calzati i ramponi ed impugnata la picca risaliamo facilmente il primo tratto più ripido in direzione S per giungere su un'ampio pianoro ghiacciato, ciò che resta della parte superiore del ghiacciaio dell'Albaron posto già sulla cresta E che sale all'Uja di Ciamarella. Facendo attenzione a non spigerci troppo a S sul pianoro, appena oltre il tratto più ripido, volgiamo il nostro cammino in direzione di un ampio canalone detritico sormontato da una poderosa calotta ghiacciata che altro non è ciò che rimane del cosiddetto Pan di Zucchero, parte superiore del Ghiacciaio della Ciamarella; un tempo tale canalone era ancora invaso dal ghiaccio e ciò rendeva la salita più interessante e divertente, oggi si sale purtroppo faticosamente in un'infida pietraia instabile. Giunti alla base del canalone detritico si sale diritti verso una fascia di rocce rossastre per poi effettuare un traverso verso destra ad aggirare questa piccola muraglia su rocce più salde ed asciutte; un altro piccolo traverso ascendente verso sinistra e giungiamo finalmente alla base del Pan di Zucchero, pendio di ghiaccio con inclinazione media di 50° (q. 3400 m - 3,10 h). Imbragati e legati ci prepariamo ad affrontare l'ultima parte della salita, sicuramente la più bella, che ci appagherà degnamente delle fatiche sin qui fatte su tonnellate di pietre. Attaccando il ghiacciaio tendenzialmente più sulla destra, effettuiamo una unica lunga diagonale ascendente verso sinistra onde evitare il tratto a maggiore pendenza posto sulla sinistra della calotta ghiacciata; giungiamo così su una spalla praticamente pianeggiante dalla quale possiamo già ben vedere la vetta dell'Uja di Ciamarella al fondo di una bella cresta di neve ed al di sopra di vertiginose pareti del versante meridionale che scende sino a Pian della Mussa. Seguendo l'elegante e sinuoso filo di cresta guadagniamo la sommità del Pan di Zucchero che si spiana per poi scendere brevemente in uno stretto intaglio. Tale tratto può rappresentare il punto più delicato dell'intera salita in presenza di molta neve (ad inizio stagione) in quanto è posto ove la linea di cresta si restringe maggiormente sui due ripidi versanti settentrionale e meridionale. Superato questo tratto la cresta diventa pressochè orizzontale superando un'altra breve spianata rocciosa che porta sino all'ultimo bellissimo ed estetico tratto glaciale rappresentato da una sinuosa cresta che attraversa la sommità del salto settentrionale dell'Uja di Ciamarella sino a congiungersi, con un arco, alle rocce finali di vetta. Particolare attenzione è da porsi in questo tratto alle cornici a volte doppie aggettanti sul ripidissimo canalone E-NE della Ciamarella e soprattutto ad evitare incauti scivoloni sul versante settentrionale che s'inclina rapidamente in un vertiginoso scivolo che cala sino al sottostante ghiacciaio del Tonini. Superata detta cresta nevosa si arriva in prossimità di alcune rocce che andranno scavalcate per ricongiungersi alla linea di sentiero della via normale e, in breve con percorso pianeggiante, fino in vetta (q. 3676 m - 4,15 h).
Come per la salita (3,30 h).
La via normale di salita alla vetta percorre il versante SW della vetta e sale per la cresta E, con partenza dalla val d'Ala, un tempo in ambiente completamente glaciale oggi, purtroppo, per la maggior parte su una faticosa pietraia. Attualmente la cresta E è la via più interessante per raggiungere la vetta che tuttavia soffre anch'essa il clima eccessivamente caldo e poco nevoso dell'ultimo decennio, avendo perso molto del fascino regalato sino agli anni 80 dalle poderose cornici aggettanti sul versante meridionale della montagna.
Ultimo tratto della cresta E | Tratto terminale di cresta | Sulla vetta rocciosa |
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Elenco delle scalate... |
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