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Immagine ripresa alla Bocchetta di Podavit |
Regione: Lombardia (Sondrio)
Alpi e Gruppo: Prealpi - Prealpi Lombarde - Gruppo Alpi Orobie Provincia: Sondrio Punto di partenza: Ambria (q. 1325 m) Versante di salita: NW-N Dislivello di salita: 1600 m - Totale: 3200 m Tempo di salita: 5,00 h - Totale: 9,00 h Periodo consigliato: da luglio a metà settembre |
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Stupendo cimone, da ovunque lo si osservi. Di certo occupa un posto sul podio delle più belle montagne delle Orobie. Peccato che dalla Valle d’Ambria dove si svolge la via normale proposta non sia visibile, dato che rimane nascosto dietro il Pizzo dell’Omo. Di norma l’ascesa dal versante valtellinese alle vette della catena principale delle Orobie è più impegnativa e più lunga rispetto a quello bergamasco. Il Pizzo del Diavolo di Tenda non fa certo eccezione a questa regola. La parte finale dell’itinerario, rappresentata dalla cresta NW-N che inizia alla Bocchetta di Podavit, è in comune per entrambi i versanti e non pone grandi problemi, in quanto è ben segnalata e mai particolarmente esposta. Le uniche difficoltà dell’ascesa, seppure relative, si riscontrano sul versante tellino, esattamente tra il ghiacciaio che occupa il circo sommitale di un lungo vallone morenico e la bocchetta sopra citata. È pur vero che, sulle rocce del passaggio chiave che si trova sopra il ghiacciaio, sono presenti alcune catene, ma probabilmente a causa della friabilità della roccia esse terminano alcuni metri prima del necessario, lasciando scoperto un breve traverso con scarsi appigli, che richiede particolare attenzione. La lunga cengia detritica che fa seguito a questo passaggio e che adduce alla bocchetta, in alcuni tratti è un po’ esposta, ma in assenza di brina, ghiaccio o neve, non crea particolari difficoltà. Certo non bisogna scivolare sui detriti instabili e umidi che la ricoprono, tra l’altro la qualità della roccia non permette alcun tipo di assicurazione. La conca glaciale non è eccessivamente ripida, ma richiede comunque l’uso di piccozza e ramponi. Tuttavia, ciò che caratterizza maggiormente l’ascesa dal versante settentrionale è il lungo e assai faticoso vallone morenico che precede il piccolo ghiacciaio. Sono circa 600 metri di dislivello di detriti spesso instabili e di ghiaioni che rendono il percorso particolarmente faticoso ed è quindi meglio affrontarlo disponendo di un buon allenamento. In definitiva, è una bellissima ascesa, di grande soddisfazione, che si svolge in un ambiente unico e severo, ma con un grandioso panorama di vetta che ricompensa ampiamente della fatica profusa.
Dettagli della salita nella fotoscalata.
Provenendo da Morbegno, al termine della tangenziale di Sondrio si prende la strada per Piateda e poi si sale a Piateda Alta, Pam, Previsdomini, Vedello. Poco più avanti di quest’ultima località c’è un bivio. Si prende a destra per Ambria. Dal bivio la strada è in buona parte sterrata ma percorribile anche da un normale veicolo. Per potervi accedere con l’auto è necessario acquistare il permesso. Si parcheggia in un ampio spiazzo che precede di pochi metri l’abitato.
Nella piazzetta della chiesa di Ambria c’è un cartello che indica, verso sinistra, la direzione per Valle di Ambria, ex centrale Zappello e Passo di Cigola (segnavia 253), ci incamminiamo in questa direzione. Al termine delle case di questo stupendo borgo si attraversa il torrente sopra un ponte e si sale per un buon tratto sulla destra orografica. In prossimità della ex centrale si riattraversa il torrente e da qui in poi per l’intero tragitto si rimane sulla sinistra orografica. Il sentiero sale con moderata pendenza fino a superare il primo gradone della valle. Si arriva poi, con una brevissima discesa, alla pozza dell’ex Lago di Zappello. La valle diventa ora un pascolo completamente pianeggiante, per un lungo tratto. Il vallone morenico che ci attende è ben visibile davanti a noi, alla testata della valle, esattamente sotto la verticale di un tratto di cresta perfettamente rettilineo.
Questa cresta congiunge in pratica il Pizzo Rondenino ad W al Pizzo del Diavolo di Tenda ad E, a metà strada c’è la Bocchetta di Podavit, ma da questa prospettiva non è ancora visibile in quanto rimane anch’essa nascosta, come la nostra montagna, dietro le cresta W del Pizzo dell’Omo. Ritornando alla salita, dopo aver percorso la piana valliva la traccia si tiene sulla destra, in leggera ascesa e poco più avanti si arriva alle Baite Dossello (q. 1593 m). I segnali sui massi, di colore bianco-rosso-bianco, appaiono ora ben evidenti e conducono verso la testata della valle. Tra magro pascolo, cespugli, detriti e con qualche larice sparso, si sale verso una fascia rocciosa digradante verso sinistra e che in pratica sostiene frontalmente il vallone morenico. I segnali aggirano a sinistra questa fascia e poi, con percorso evidente, si tralasciano questi segnali che condurrebbero al passo del Forcellino e si svolta a destra, entrando nella parte inferiore del vallone.
Ben presto appaiono altri segnali, bianchi e di forma rettangolare, che ci guideranno fino alla Bocchetta di Podavit. La prima parte del vallone è formata da grossi blocchi di ganda, poi il percorso inizia a farsi ripido ma non c’è un vero e proprio sentiero in quanto i detriti sono mobili. Comunque si prosegue la lunga e faticosa ascesa tenendo d’occhio i segnali bianchi che, quantomeno sono dei rassicuranti punti di riferimento. Raggiunta infine la conca dove si trova il piccolo Ghiacciaio del Pizzo del Diavolo di Tenda NW, bisogna individuare il punto dove iniziano le catene. Mentre abbiamo risalito gli ultimi 200 metri di morena la lunga cengia da percorrere rimaneva sulla nostra destra, a metà parete. Quindi, adeguatamente equipaggiati si risale il ghiacciaio nel settore di destra, (vedi 2° immagine di dettaglio).
La crepaccia terminale non dovrebbe creare problemi e subito dopo ci sono le catene che permettono di superare un alto gradino roccioso. Al loro termine c’è il passaggio più delicato dell’intera ascesa, come citato nell’introduzione, poi si sale in obliquo la lunga cengia. Un breve canaletto roccioso conduce infine alla Bocchetta di Podavit (q. 2624 m), dove si riesce per la prima volta a vedere la nostra montagna. Si percorre ora sul versante meridionale il primo tratto pianeggiante della cresta NW e poco più avanti ci si collega con l’itinerario che sale dal versante bergamasco. Si prosegue poi lungo la cresta che s’impenna, seguendo i numerosi segnali, tra ripidi canaletti rocciosi e cenge, ma senza particolari difficoltà, fino ad arrivare allo snodo di cresta. Volgendo ora a destra si segue il filo un poco aereo, ma ancora senza difficoltà, fino in vetta.
Come per la salita.
NOTA 1: sulla carta della Kompass alla testate della Val di Ambria il sentiero con il segnavia 253 raggiunge le baite di Cigola e poi compie un semicerchio verso est, ma non corrisponde alla realtà, i segnali si mantengono sul fondovalle.
NOTA 2: corda ed imbrago potrebbero non essere necessari, almeno noi non li abbiamo usati.
Immagine ripresa alle Baite Dossello | Il ghiacciaio e l’inizio della cengia che conduce alla B.tta di Podavit | La cresta finale rivolta a N |
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