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Immagine ripresa da W |
Regione: Lombardia (Sondrio)
Alpi e Gruppo: Prealpi - Prealpi Lombarde - Gruppo Alpi Orobie Provincia: Sondrio Punto di partenza: Barbera (q. 1282 m) Versante di salita: SSW-W Dislivello di salita: 1032 m - Totale: 2064 m Tempo di salita: 2,45 h - Totale: 5,15 h Periodo consigliato: da maggio a ottobre |
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Cima che presenta due versanti diametralmente opposti. Quello settentrionale è formato da una dirupata parete rocciosa, mentre quello meridionale è in prevalenza erboso e neppure troppo ripido. La via normale proposta si svolge lungo quest’ultimo versante e per l’ultimo tratto della cresta W. È un itinerario che non presenta alcuna difficoltà, ma è riservato ad escursionisti esperti, dato che è completamente sprovvisto di tracce o segnaletica. Consigliabile il concatenamento con il vicino Monte Moro, vedi immagini e relazione di questa cima.
Provenendo da Morbegno, si lascia sulla destra la località di Talamona e prima di attraversare il ponte sull’Adda, seguendo le indicazioni per la Val Tartano, si abbandona la statale 38 e si svolta a destra. La strada, abbastanza stretta, risale la valle con numerosi tornanti, raggiunge Campo e poi il paese di Tartano. Cento metri dopo la chiesa del paese, al termine delle ultime case, c’è un bivio non segnalato. Si prende la strada sulla destra che scende con alcuni tornanti in Val Corta. Essa si addentra poi sterrata lungo la valle per circa 1.5 km. Giunti in località Barbera, sulla sinistra si potrà notare un ponticello in cemento sul torrente, si prosegue per una trentina di metri sulla strada, fino ad uno spiazzo dove si può parcheggiare.
Dal parcheggio si retrocede sulla sterrata e si attraversa il ponticello, il cartello indica: Val di Lemma e Passo di Lemma h 3,00, Giardino Botanico Orobie h 0,30. Si risale quindi la Valle di Lemma a sinistra del torrente, su di una bella mulattiera (segnavia 116). Il percorso si mantiene inizialmente in prossimità della riva, poi sale sulla sinistra ed infine si avvicina di nuovo al torrente. Quest’ultimo tratto è particolarmente suggestivo e si svolge sul margine, protetto da parapetti in legno, di una forra scavata dal torrente impetuoso che forma diverse cascatelle. Poco dopo la mulattiera si immette in una stradina sterrata e si prosegue su di essa, lungo la valle.
Successivamente si tralascia a destra il cartello che indica il giardino botanico (meritevole di essere visitato al ritorno) e si segue la sterrata. Si raggiungono poi le due baite della Casera Sona Bassa (q. 1532 m), dove termina la stradina. Percorrendo ora il sentiero con segnavia GVO lungo il pascolo, si arriva alla Casera Lemma Bassa (q. 1694 m). Più avanti, a 15 minuti di cammino da quest’ultima casera, c’è una piccola baita sulla cui facciata è appesa una piccola bacheca commemorativa delle vittime dell’alluvione del 1987. Qui si abbandona il sentiero segnalato e, senza traccia, si sale il pendio erboso soprastante, in direzione NE (vedi 1a immagine di dettaglio della relazione: Monte Moro).
Il sentiero che collegava questa baita con la Baita Monte Moro (q. 2029 m), riportato anche dalla carta della Kompass, ora non è più rintracciabile, dato che è scomparso nella vegetazione. Comunque si sale senza alcuna difficoltà. Circa 80 metri sopra la baita con la bacheca c’è una seconda baita, si risale poi il pendio erboso soprastante, neppure troppo ripido, in linea retta, puntando un po’ sulla sinistra. Raggiunto un terrazzamento inclinato, sotto i risalti rocciosi della cresta, riappare una traccia del vecchio sentiero. Essa traversa pianeggiante verso sinistra e conduce alla diroccata Baita Monte Moro. Si prosegue traversando a sinistra, in direzione N e su labili tracce. In breve si arriva nel punto in cui è stata ripresa la prima immagine di dettaglio.
L’itinerario appare ora evidente, ma non esiste alcuna traccia. Si risale il pascolo su cui affiorano grossi massi, senza percorso obbligato, puntando alla cresta W e più precisamente ad una specie di sella situata alla base della cupola del Monte Gavet. Raggiunta facilmente questa sella, si segue l’ampia dorsale. Gli ultimi venti metri sono solamente un poco più ripidi ma si arriva in vetta senza difficoltà.
Abbiamo due possibilità.
a) Come per la salita.
b) Dalla cresta SSE (difficoltà EE/F), più rocciosa rispetto alla cresta W. Raggiunta la massima depressione tra il M. Gavet e il M. Moro, ci si ricollega facilmente all’itinerario di salita.
Immagine ripresa poco a N della Baita M. Moro (q. 2029 m) | Sulla facile cresta W | Panorama di vetta, verso SE |
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