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![]() L’itinerario, dalle Cime dello Scoltador |
Regione: Lombardia (Sondrio) ![]() Alpi e Gruppo: Prealpi - Prealpi Lombarde - Gruppo Alpi Orobie Provincia: Sondrio Punto di partenza: San Salvatore (q. 1312 m) Versante di salita: NE Dislivello di salita: 1420 m - Totale: 2840 m Tempo di salita: 5,00 h - Totale: 9,00 h Periodo consigliato: luglio – settembre |
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Massiccia vetta, la più elevata delle Orobie ad W del Passo di Venina. Il panorama di vetta è quindi di prim’ordine, simile, se non migliore, a quello maggiormente celebrato del Corno Stella. L‘edificio sommitale rivolto ad oriente è formato da un vastissimo pendio pietroso che si protende fino alla Cima di Venina. Un bellissimo deserto d’alta quota, piuttosto insolito nella catena delle Orobie, dove i veri padroni sono gli stambecchi. Presenta due cime che appaiono della stessa altezza, collegate tra loro da una cresta larga e pianeggiante, la croce è posta su quella a settentrione.
Fino all’ampia sella sulla cresta spartiacque, l’itinerario è il medesimo della Cima di Venina da questo versante ed è quindi consigliabile concatenare entrambe le vette. Da questa sella alla Cima di Venina ci si impiegano circa 15 minuti. Più o meno lo stesso tempo che ci vuole per salire al Monte Masoni.
Riguardo alle difficoltà dell’itinerario, vale ovviamente quanto già riportato nella relazione della Cima di Venina – Versante NW. Ovvero, nessuna particolare difficoltà, sessun passaggio esposto. Il pendio di detriti instabili del versante N della (q. 2637 m) è solamente un poco faticoso, ma nemmeno troppo ripido come invece appare nell’immagine principale.
Dalla tangenziale di Sondrio si prende l’uscita per Albosaggia. Dopo aver oltrepassato il ponte sul Fiume Adda si svolta a sinistra e al successivo bivio a destra, seguendo sempre le indicazioni per San Salvatore. Raggiunto il centro del paese di Albosaggia, in prossimità di un torrente, si prende a destra, con una breve discesa e si imbocca la via Torre. Si prosegue ora lungo la stradina, stretta, ma sempre asfaltata, che conduce a S. Antonio, Cantone e Nembro. Da quest’ultima località il manto stradale diventa cementato e con una ripida ascesa si arriva ad un incrocio. Proseguendo a destra in breve si raggiunge la bella chiesa di San Salvatore. Si parcheggia negli spiazzi, limitati, lungo la strada.
Dal parcheggio si prende la stradina, vietata al transito dei veicoli non autorizzati, che si stacca in discesa, a destra della chiesa. Alternando tratti in discesa ad altri pianeggianti, si oltrepassano le località La Teggia (q. 1266 m), La Crocetta (q. 1251 m) e Forno (q. 1315 m). Presso quest’ultima località si attraversa il ponte sul torrente e si risale la valle sulla sinistra orografica. Dopo poche centinaia di metri dalla località Forno, si arriva ad un bivio. Tralasciando a destra la pista cementata che conduce a La Costa (q. 1425 m), si prosegue lungo la piana valliva. Più avanti e in lontananza, si avvistano le stalle sparse della Casera La Piana (q. 1464 m). Dopo averle oltrepassate si prosegue ancora lungo la pista che poi lascia il posto ad un sentiero segnalato.
Il percorso diventa ora un poco più disagevole, su terreno alluvionale, poi il sentiero incomincia a salire e si addentra nel bosco. Nel prosieguo la traccia diventa più marcata, ma potrebbe essere invasa da felci, cespugli e erba alta. In questo tratto, se l’erba è bagnata, è meglio avere al seguito le ghette e impermeabilizzare gli scarponi. Ad ogni modo il sentiero è sempre ben evidente e si sale a lungo, fino ad arrivare ai piedi di una bella cascata, ormai al termine dei boschi e dei fitti cespugli. Il sentiero continua ora sul lato opposto e bisogna attraversare il torrente sotto la cascata, con il solo rischio di bagnarsi i piedi se c’è molta acqua. Si prosegue poi ancora per un buon tratto in salita, fino a raggiungere il bivio con il sentiero della GVO.
Al bivio si svolta a sinistra, con un percorso pianeggiante e in pochi minuti si arriva ai piedi della diga del Lago di Publino. Seguendo sempre i segnali si sale sulla corona nel punto più a N della diga. Dalla corona si esce subito verso sinistra e poi ci si abbassa brevemente al Rifugio Caprari (q. 2130 m). Oppure, senza dover abbassarsi al rifugio, si segue il sentierino che traversa alto sopra la sponda NE/E del Lago di Publino. Giunti in prossimità del torrente immissario del lago, si sale a sinistra, nel vallone (il torrente immissario è riportato anche sulla carta della Kompass).
Inizialmente si sale su disagevoli e scivolosi pendii erbosi, poi su facili pietraie. Prima di raggiungere una balza rocciosa al centro del vallone, si volge a destra e si inizia a salire sul pendio di detriti, nemmeno troppo ripido, sotto la (q. 2637 m). Si risale il pendio senza percorso obbligato, con un po’ di fatica a causa dei detriti instabili e si punta a destra della piramide rocciosa soprastante. Nel tratto superiore c’è anche un sentierino che traversa pianeggiante verso destra. Poi si sale nell’avvallamento che adduce all’ampia sella sulla cresta spartiacque. Volgendo ora a destra, si percorre l’ampio pendio sommitale e si raggiunge la vetta.
Come per la salita.
Nota 1
Il Rifugio Caprari non è custodito.
Nota 2
Se c’è ancora neve sul sentierino che traversa alto sopra la sponda NE/E del Lago di Publino, potrebbero essere indispensabili piccozza e ramponi. Ad ogni modo, se c’è neve, questo traverso non è affatto semplice.
Nota 3
Le immagini della relazione: Cima di Venina – Versante NW, possono fornire utili indicazioni.
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Il pendio sotto la (q. 2637 m) | Il vastissimo pendio sommitale | Panorama di vetta, verso N |
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