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![]() L’itinerario della salita |
Regione: Lombardia (Sondrio) ![]() Alpi e Gruppo: Alpi Occidentali - Alpi Retiche - Gruppo Masino Provincia: Sondrio Punto di partenza: Bioggio (q. 775 m) Versante di salita: S-E Dislivello di salita: 1712 m - Totale: 3424 m Tempo di salita: 4,45 h - Totale: 8,30 h Periodo consigliato: giugno - settembre |
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È la cima più elevata della dorsale compresa tra il Monte Brusada e la Quota 2585 della Cima di Malvedello. Emerge da questa lunga cresta con una bella piramide rocciosa formata da tre creste, la NW, la WSW ed infine la E, dove si svolge la parte finale della via normale proposta. L’accesso a tale cresta è consentito da un ripido canale di ganda, erboso nella parte superiore, ma che non presenta particolari difficoltà. L’importante è seguire la diramazione più semplice e per questo basta un minimo d’intuito. Anche la cresta finale E, è facile, c’è sempre la possibilità di aggirare i maggiori ostacoli, eccetto un risalto alla base dell’impennata finale, superabile con un breve passaggio di II-. L’itinerario e sprovvisto di segnaletica, a parte qualche cartello, plastificato, ai Prati di Bioggio, che indica la direzione per l’Oratorio dei Sette Fratelli.
Il Monte Sciesa è una meta poco conosciuta, dimenticata da tutte le guide escursionistiche e alpinistiche, forse perché in passato gli itinerari di avvicinamento erano troppo lunghi e le difficoltà non ben definite. Tuttavia, tranne il percorso sulla stradina sterrata tra Bioggio e i prati omonimi, evitabile con una 4x4, è veramente un bell’itinerario, in un ambiente poco frequentato e non privo di emozioni.
Sono davvero mirabili, i Prati di Bioggio con l’erba perfettamente falciata, i poggi con le radure che precedono l’Oratorio dei Sette Fratelli e i panorami mozzafiato sulla Valtellina. Ma non è finita qui. A creare un’atmosfera di grande suggestione rimangono, gli scheletri dei larici in buona parte ancora eretti, colpiti da un incendio nel primo dopoguerra, la leggenda sulla vita dei sette fratelli e della loro madre, alla cui memoria è stata edificata la chiesetta, la graziosità della chiesetta stessa e del campanile, costruito a forma di croce, interamente in legno. Un viaggio indimenticabile.
A Rogolo, vicino a Delebio, si abbandona la statale 38 e si raggiunge Mantello, poi si sale a Cercino. Nella parte alta di questo paese, sulla curva di un tornante, si stacca una strada asfaltata in direzione NE. Per potervi accedere è necessario acquistare il Pass (tagliando da esporre sul cruscotto). Si segue questa strada fino ad un incrocio, segnalato da un cartello poco evidente, che indica di svoltare a sinistra per la località Bioggio. Si abbandona quindi la strada asfaltata e si prende questa pista con il fondo cementato. Si sale fino ad un tornante, dove c’è una fontana ed un bivio. Prendiamo ora la sterrata che prosegue a destra e in breve, nel bel mezzo del bosco, si arriva a Bioggio, dove c’è la chiesa di S. Maria. Si aggira la chiesa a destra e si parcheggia nelle vicinanze, lungo gli spiazzi della strada.
Dal parcheggio ci si incammina lungo la sterrata, quasi rettilinea. Dopo un centinaio di metri, sulla curva di un tornante, ci si immette sulla stradina che giunge da Mello. Si sale a lungo nel bosco, seguendo sempre la sterrata, con numerose svolte. A (q. 1143 m) ci attendono le case dei Prati Aragno. Nel prosieguo si compie un traverso a sinistra e si arriva ad incrociare la pista tagliafuoco della costiera dei Cech. Si svolta ora a destra, sempre lungo la strada e dopo qualche centinaio di metri c’è la piazzola di giro dei Prati di Bioggio (q. 1300 m). Con un veicolo 4x4 si può arrivare fin qui e parcheggiare lungo la strada. Si risparmiano più di 500 metri di dislivello.
Sulla sinistra della piazzola si prende un marcato sentiero che in pochi minuti conduce al limite inferiore dei prati citati. La traccia risale i prati, a sinistra delle case. Sopra di esse si potrà notare, ad una settantina di metri, una baita isolata e sulla destra, una presa dell’acqua costruita interamente in pietre, alta più di due metri. Bisogna raggiungere quest’ultima costruzione, dato che il sentiero si stacca alla sua destra. Si entra subito nel bosco. Poco più avanti c’è una valletta con i resti degli alberi sradicati dalle valanghe e nel prosieguo si sbuca davanti ad una stalla diroccata.
Il sentiero sale ancora nel bosco, sempre più rado e poi compie un lungo traverso obliquo a sinistra, al cui termine c’è un poggio con una bella radura. Si sale lungo gli alberi, poi la traccia traversa a destra, nel pascolo e più su ci attendono gli scheletri dei larici citati nell’introduzione. La traccia si perde ora nella vegetazione, ma si sale a vista, tra i radi alberi di questa bella radura, la Chiesetta dei Sette Fratelli è già ben visibile un poco più in alto (vedi immagine principale). Raggiunta la chiesetta (q. 2010 m), termina il sentiero.
Si sale allora in obliquo e si va a raggiungere il dosso a destra della chiesetta. Giunti quasi alla sommità di questo dosso, si potrà notare un sentierino che traversa al limite superiore dei prati, sotto le rocce della lunga cresta (vedi prima immagine di dettaglio). Si traversa su questo sentiero, in direzione E, per un buon tratto, fino al canale di ganda che bisogna risalire. Non è difficile individuarlo, dato che è l’unico con il solco a forma di mezzaluna e con una lunga colata di ganda verso valle. Dopo averlo raggiunto si sale nello stretto canale e ben presto la ganda lascia il posto ad alcune facili roccette. Nel prosieguo il canale si allarga e poi si prende l´ampia diramazione di destra, viepiù erbosa, fino a raggiungere la cresta E.
Le prime lame rocciose della cresta si aggirano facilmente a destra, ma se in questo aggiramento c’è ancora neve, è meglio avere al seguito piccozza e ramponi. La cresta quindi si allarga. Si scavalcano i massi accatastati e si arriva al risalto verticale citato nell’introduzione, difficile da aggirare. Questo risalto, alto quattro o cinque metri, è molto largo. Nel settore di destra c’è un camino stretto, troppo stretto per poterci salire. Lo si supera quindi nel settore di sinistra. Nella placca rocciosa ci sono dei piccoli gradini rivolti verso SE. Poi con un poco di ginnastica si esce verso sinistra. La parte finale della cresta non presenta difficoltà, ancora qualche masso da scavalcare e un facile pendio che conduce sulla panoramica vetta.
Come per la salita.
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All’inizio del traverso per raggiungere il canale di ganda | All’inizio della cresta E | Panorama di vetta, verso NE |
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