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Il Monte Seleron da S |
Regione: Lombardia (Sondrio)
Alpi e Gruppo: Prealpi - Prealpi Lombarde - Gruppo Alpi Orobie Provincia: Sondrio Punto di partenza: Piana, circa (q. 1300 m) Versante di salita: W-S Dislivello di salita: 1220 m - Totale: 2440 m Tempo di salita: 3,30 h - Totale: 6,30 h Periodo consigliato: tarda primavera - inizio autunno |
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Il Monte Seleron è una montagna imponente che si trova sulla cresta che separa la Val Madre ad E dalla Val Lunga, laterale della Val Tartano, ad W. Stranamente le cime più elevate di quest’ultima valle non si trovano sullo spartiacque principale delle Orobie, ma lungo questa cresta laterale che raggiunge il punto più elevato proprio nel Monte Seleron. Dopo quella alla Cima Vallocci, anche questa è una bellissima escursione nell’appartata Valtartano: stretta e quasi incassata nel fondovalle abitato, scoscesa nella zona boschiva intermedia, aperta e sorprendentemente varia negli alti pascoli, dove le casere, le recinzioni con muretti a secco e i tetti in piode delle numerose baite isolate, rappresentano un tipico esempio di architettura contadina. L’ascesa al Monte Seleron lungo la cresta S è facile (EE), non ci sono punti particolarmente impegnativi, si sale sempre a sinistra del filo di cresta, fino all’anticima. L’ultimo tratto che conduce in vetta, sebbene un poco affilato, è pur sempre facile. Oltre il limite dei boschi, la mancanza di sentiero, richiede comunque una discreta capacità di orientamento. In presenza di neve utili piccozza e ramponi.
Provenendo da Morbegno si lascia sulla destra la località di Talamona e prima di attraversare il ponte sull’Adda, seguendo le indicazioni per la Val Tartano, si abbandona la statale 38 e si svolta a destra. La strada, abbastanza stretta, risale la valle con numerosi tornanti, raggiunge Campo e poi il paese di Tartano. Da qui si prosegue sulla carrozzabile della Val Lunga e circa 200 m dopo l’abitato di Piana (q. 1269 m), in un tratto rettilineo, si arriva ad una galleria paravalanghe. Si parcheggia a destra, nel largo spiazzo che precede la galleria, a circa (q. 1300 m).
ITINERARIO AGGIORNATO IN DATA 20,05,2018
Venti metri prima della galleria il muro a monte della strada e interrotto da una rampa cementata da sinistra a destra, il sentiero segnalato da alcune bandierine di colore rosso e bianco inizia qui. Dapprima si sale nel rado bosco con alcune svolte, seguendo dei bolli rossi, poi si traversa a destra uscendo sopra una cengia rocciosa, in vista della cascata formata dal torrente di questa ripida valle. La traccia prosegue ora in un canale secondario incassato tra pareti rocciose, a sinistra della cascata, serpeggiando nella boscaglia. Da questo ripido canale si esce verso destra, si sale per un buon tratto, poi si va ad attraversare il torrente principale. Si prosegue ora lungo il sentiero, sempre ben marcato, che sale con numerose svolte nel bosco (rari bolli rossi).
Al termine della zona boschiva, dove iniziano i prati, si trova la grande baita di (q. 1735 m). Venti metri prima di raggiungerla si arriva ad un bivio, bisogna prendere il sentiero principale con i segnali che la aggira e sale sulla sinistra, al limite tra il bosco e i prati. La traccia, sempre ben marcata, prosegue per un buon tratto e con diverse svolte nel rado bosco, fino a raggiungere, all’inizio del pascolo, le sei baite della Casera di Gerlo (q. 1896 m), disposte su doppia fila di tre baite. Qui terminano sia il sentiero sia i segnali. Se ora alziamo lo sguardo all’orizzonte, un po’ sulla destra, è ben visibile il Pizzo Gerlo, riconoscibile per i due alti omini in pietre sulla vetta. Poco più in alto della Casera di Gerlo si potrà notare una baita isolata, dopo averla raggiunta si prosegue lungo i dossi del pascolo, senza percorso obbligato, in direzione E e più avanti si raggiungono altre baite isolate.
Sul lato opposto della valle, a sinistra del torrente, c’è un largo stallone costruito completamente in pietre, noi invece proseguiamo sempre a destra (salendo) del torrente. Raggiunti i pianori superiori (vedi prima immagine di dettaglio) ci troviamo nel mezzo di un anfiteatro, racchiuso fra il Pizzo Gerlo a sinistra, ben riconoscibile per i due alti omini di pietre citati in precedenza, il Monte Seleron al centro e la sua poco rilevata cresta W a destra. Sotto la verticale di vetta del Seleron si potranno notare tre alti omini di pietre, dietro i quali è posta la Baita Matarone (q. 2227 m) che merita (al ritorno) di essere visitata. Bisogna ora raggiungere verso destra una sella sulla cresta W, che è di facile identificazione perché si trova tra due alti ometti in sassi.
Raggiunto il valico si segue sempre il filo di cresta, sulle tracce di un sentierino. La cresta in alcuni punti è un poco stretta, ma sempre elementare (vedi seconda immagine di dettaglio). La si segue fino a quando si può facilmente traversare verso destra e raggiungere l’avvallamento erboso che separa il Monte Seleron a sinistra da una cima secondaria sulla destra. Senza percorso obbligato si risale l’avvallamento e si arriva alla sella (q. 2410 m). Da questo valico si sale sulla cresta S della nostra montagna. Il primo tratto è largo, prevalentemente erboso e si seguono le tracce di un sentierino a sinistra del filo, fino a raggiungere una spalla.
Qui la cresta svolta a sinistra e diventa pianeggiante, la si percorre sempre a sinistra del filo, sul lato opposto precipita un profondo canalone e si arriva ad un facile intaglio. Rimangono ora da affrontare gli ultimi 30 m di dislivello. Anche qui si sale facilmente a sinistra del filo di cresta, fino a raggiungere l’anticima. Fra quest’ultima e la vetta ci sono 30 m di cresta quasi pianeggiante, che nel breve tratto intermedio è un poco affilata, ma sempre facile.
Come per la salita.
La cartina della Kompass non è di aiuto, molto meglio quella della comunità montana.
L’itinerario da sopra la Casera di Gerlo, nell’anfiteatro | L’itinerario dalla cresta W del Monte Seleron | La vetta dall’anticima |
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