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Regione: Lombardia (Brescia)
Alpi e Gruppo: Alpi Occidentali - Alpi Prealpi Lombarde - Gruppo Valvestino Provincia: Brescia Punto di partenza: Gaino (270 m) Versante di salita: SW Dislivello di salita: 550 m - Totale: 1150 m Tempo di salita: 3,30 h - Totale: 4,30 h Periodo consigliato: tutto l'anno, evitando i mesi più caldi |
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Splendido scoglio di calcare, il Monte Castello di Gaino a NW presenta argentee pareti a precipizio sul Lago di Garda, mentre a S declivia boscoso sul pianoro ove sorge Gaino, dal quale le affilate creste che lo disegnano da E a W appaiono in tutta la loro bellezza. Tra i due versanti, il più interessante alpinisticamente è quello W, costituito da un verticale avancorpo alla cui base è stata realizzata una palestra di arrampicata, seguito da un tratto più adagiato caratterizzato dalla presenza di due bei torrioni, oltre i quali la linea torna ad impennarsi, irta di pinnacoli e speroncini, sino all´ anticima di quota 848 dove sembra placarsi, per poi scendere leggermente e proseguire pressochè orizzontale fino ad un´ ultima rampa che ne scolpisce la vetta dopo aver superato un dislivello di oltre 500 metri e uno sviluppo di 700. Un itinerario, il presente, lungo e selvaggio, poco o nulla attrezzato e segnalato con radi bolli arancio-stinto che spesso si confondono coi licheni, ma che sa regalare un´ arrampicata facile, di soddisfazione in ambiente spettacolare avendo sempre sotto gli occhi l´ azzurra distesa del Lago di Garda.
Autostrada Milano-Venezia, uscita Brescia Est, quindi per SS a Salò proseguendo poi sulla litoranea in dierezione Riva del Garda sino a Toscolano Maderno, dove si svolta a sinistra per Gaino. Giunti in paese, lo si attraversa seguendo le indicazioni Castello-Palestra di roccia e per ripida stradina si arriva ad una sbarra subito prima della quale a sinistra parte il sentiero per la palestra, cartello. Scarse possibilità di parcheggio, eventualmente proseguendo poche centinaia di metri, sulla destra si trova uno slargo con steccato (posto per due auto) dove sbuca la via di discesa. Parcheggiare e ridiscendere alla sbarra.
Seguendo le indicazioni, dalla sbarra si sale brevemente a sinistra, quindi in falsopiano fra due recinzioni di filo spinato si taglia la montagna verso W procedendo in un bel bosco. Superata una frana, si arriva alla palestra di roccia, 15´, alla cui estremità sinistra del settore ´A´ è posto l´ attacco, alla base di un canalino del tutto sprotetto. Lo si risale (III+), piegando progressivamente a destra per rampa più semplice sino alla sosta, tre spit con catena, l´ unica presente in via. E´ tuttavia preferibile, come fatto dall´ autore, seguire la variante un poco più a destra che, sebbene più difficile (IV+), risulta più sicura oltre che esteticamente più attraente. Dalla piazzola d´ attacco ci si sposta a destra, risalendo una fessura (IV+, chiodo con anello) sino ad una nicchia (chiodo). Si traversa a destra, su placca ben lavorata, IV,2 spit, per rimontare verticalmente alla sosta con catena in comune con l´ altro tiro descritto (25 m). Dalla sosta si prosegue lungo lo sperone con difficoltà minori (III/III+), intervallando tratti più verticali a piccoli ripiani con ottime possibilità di assicurarsi, giungendo alla base di una placca incisa da una fessura non protetta da chiodi. La si risale direttamente (IV, tre metri) proteggendosi con un friend, oppure la si evita a destra, quindi si supera un bel diedro con un´ ampia spaccatura al centro (III) arrivando in cima all´ avancorpo. Da qui si scende per facili roccette, traversando a sinistra a riportarsi sul filo di cresta, ora più abbattuto, abbassandosi ad un intaglio, via di fuga a destra. Sempre su spuntoni e grosse rocce, si prosegue (II/III) sino alla base del primo dei due torrioni citati nell´ introduzione, che si supera direttamente per la fessura al centro, inizialmente strapiombante (5c+, tre chiodi) poi più facile, calandosi quindi al successivo intaglio con una breve doppia, oppure lo si contorna a destra (altra via di fuga). Dall´ intaglio si rimonta l´ opposta paretina piuttosto avara di appigli (III+), oppure la si aggira anch´ essa a destra per bosco, arrivando alla base di uno spigoletto che si supera più facilmente a sinistra. Quindi si affronta il secondo torrione, che presenta uno scavalcamento molto ostico (6a, 1 ch con cavetto, uno con cordino e un fix) che è preferibile evitare ancora a destra risalendo poi per semplici rocce rotte ad uno sperone segnato da una sorta di diedro canale al cui culmine si nota un bollo arancione. Tenendosi a sinistra, si supera un primo passaggio incassato uscendo in placca (III+,1 ch), quindi si segue con evidente percorso la venatura, prima a destra poi a sinistra sino al culmine, riprendendo per gradoni sino alla base di una bella placca chiodata (V+) che si supera a sinistra grazie ad un ripido canalino di erba, fogliame e roccette con tracce di passaggio. Sbucati alle spalle della placca, con faticoso movimento si rimonta uno squadrato roccione con grossa fenditura verticale (III+), percorrendone la sommità lungo una cengia che adduce ai gradoni antecedenti l´ anticima di quota 848 m. Dall´anticima, o poco prima, ci si abbassa per l´ esposto filo di pinnacoli e massi accatastati, giungendo ad uno stretto intaglio, a destra del quale si trova una via di discesa (freccia e ´D´ arancioni). Dall´ intaglio si rimonta lo spigoletto opposto (III, 1 ch con anello), e il seguente affilato tratto quasi orizzontale oltre il quale si ritrovano tracce di sentiero a sinistra del filo, che più facilmente portano al colle sottostante la vetta. Tenendosi a destra, si rimonta l´ ultima rampa di buona roccia (II) che conduce alla grande croce di vetta.
Dalla vetta si percorre la breve cresta sommitale sino al suo termine, per poi scendere pochi metri ad un bivio dove, contrariamente a quanto ci si aspetterebbe, si tiene la sinistra incontrando subito un ripido tratto attrezzato con cavi al cui termine il sentiero ritorna a destra, a mezzacosta verso un roccioso colletto, in prossimità del quale si abbandona la traccia che prosegue in discesa per risalire in cresta e scollinare sul versante E affacciato sul lago. Superato un breve scalino roccioso con corda fissa, si trascura la traccia che scende ripida, risalendo inece a destra, bolli bianco rossi e ometti, costeggiando alla base le pareti rocciose della Cresta SW con vari saliscendi e passando da un cippo commemorativo di un giovane morto nel 2001 a 24 anni. Quindi il sentiero si abbassa più decisamente via via sempre più ampio sino a divenire mulattiera e sbucare sulla strada in corrispondenza del possibile parcheggio con steccato, dal quale in pochi minuti alla sbarra.
Lunga, bella via di difficoltà contenute, adatta a chi ama lo scrambling, consente una arrampicata piacevole, che si lascia assaporare nonostante in via non si trovino protezioni oltre quelle espressamente citate nella relazione. Uno sguardo sull´ infinito.
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