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La Rocca Turchina dal Pian delle Sagage |
Regione: Liguria (Genova)
Alpi e Gruppo: Alpi Occidentali - Alpi Liguri - Gruppo Prealpi Liguri Provincia: Genova Punto di partenza: Campo (q. 150 m), Cogoleto Versante di salita: S Dislivello di salita: 650 m - Totale: 1300 m Tempo di salita: 4.30 h - Totale: 5,30 h Periodo consigliato: tutto l´anno, evitare i mesi più caldi |
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La Rocca Turchina è l´ultima cima di una certa importanza sul lungo contrafforte che, dalla vetta del Monte Argentèa, si protende verso Sud a formare la sponda sinistra idrografica del lungo ed impervio vallone del Rio di Lerca. Detto contrafforte è molto significativo dal punto di vista alpinistico, in quanto proprio dalla rocca si protende verso Ovest una diramazione secondaria che dà origine all´aspra Cresta delle Segàge, sulla quale si svolge una bella via non troppo impegnativa ma molto interessante,"Il ritorno dei Matti" (v. relazione punta Querzola). Ma anche la Rocca Turchina in sè presenta già motivi di interesse per l´alpinista in cerca di itinerari inconsueti e pittoreschi: il suo versante Sud-orientale è infatti costituito da una bella parete triangolare, in verità un po´ discontinua ma nel complesso piuttosto interessante. Tre vecchi itinerari salgono alla vetta da questo versante, oramai caduti nell´oblio: ma il 6 dicembre 2006 la cordata A. Francavilla - A. Parodi ha aperto un nuovo itinerario a cavallo dei precedenti, itinerario che poi hanno attrezzato con spit nel febbraio del 2007, denominandolo "Miramare" per sottolineare la singolarità di questa montagna affacciata sul Mediterraneo.
Autostrada A10 Genova-Ventimiglia, uscita di Arenzano. Dal casello, si prende verso destra l´Aurelia per Cogoleto ma, appena la strada inizia a scendere, si imbocca una stradina a destra. Una breve discesa porta ad attraversare la zona industriale all´inizio della Val Lerone, poi seguendo il torrente si supera un´agriturismo e, con qualche tornante, si raggiungono le case sparse di Campo (130 m circa). Si sale sino al termine della stradina, dove si lascia l´auto (scarse possibilità di parcheggio).
Dal termine della strada, si prende una carrareccia erbosa che sale sulla destra ,sbarra bianca, segnavia "triangolo rosso", che guadagna subito quota con alcuni tornanti, per poi aggirare uno sperone boscoso e inserirsi, nel vallone del Rio di Lerca. Si prosegue con salita costante, con belle vedute sulle strutture rocciose del Bric Camulà (817 m) e sull´imponente Monte Rama dall´ altra parte della valle. Lasciate a destra le deviazioni per il Monte Argentea (stella bianca) e il sentiero dell´ ingegnere, si giunge ad una ripida pietraia con muri a secco prima della quale si prende una bella mulattiera sulla destra, sempre segnavia "triangolo rosso", che dopo un primo tratto pianeggiante, prosegue a salire per boschi e pietraie. Superati un paio di modesti rii, si oltrepassa il Torrente Cinè (scritta su masso) subito oltre il quale sulla destra si stacca una ripida traccia (ometto) che attacca la ripida china erbosa a monte: seguendo i preziosi ometti di pietre e le discontinue tracce di passaggio, si rimonta l´aspro vallone (quasi un canalone) compreso fra la Cresta delle Segàge (a sinistra) e la Costa della Botte (a destra), entrambe irte di torrioni e spuntoni rocciosi. La salita è veramente ripida, mentre la traccia ad un certo punto scompare. Ci si tiene allora a destra, più libero dagli sterpi, e superata una piccola malagevole pietraia, si sale a sinistra di uno sperone roccioso rimontando una rampa erbosa fin sottola testata del vallone, dopodichè si piega di nuovo a destra ad una cengia erbosa ascendente verso destra, alla base di un´evidente placca delimitata da due lunghi diedri. Si segue per pochi metri la cengia verso destra, fino al piede di uno sperone roccioso sul quale si riconoscono gli spit (attacco presso una piccola nicchia con cordone infisso nella roccia, h 2 da Campo). L1: Si attacca lo sperone per rocce ripide ma appigliate (IV), poi ci si sposta a sinistra oltre lo spigolo e si risale una bella placca piuttosto verticale (III+, qualche ciuffo d´erba) fino ad una comoda cengia erbosa (sosta su albero, diversi spit lungo il tiro); L2: Si sale un breve muretto fessurato (III+, 1 spit), quindi si segue una cresta di grossi massi (II) fino ad un comodo pianerottolo (2 spit di sosta, volendo tiro abbinabile al precedente); L3: Si scala una prima placchetta (III+, 2 spit) dopodichè, oltre una piccola cengetta erbosa, si prosegue su un´altra placca (III+ e III, 1 spit) fino ad una successiva cengia. Si supera un muretto verticale (IV, chiodo) più facile sulla destra, oltre il quale si risale un ripido canale erboso compreso tra due grossi massi arrivando ad un´ampia cengia che divide la parete a circa 2/3 (sosta su albero); L4: Si attacca direttamente la grande placconata superiore, in realtà meno continua e difficile di quel che appare dal basso: dopo un primo tratto abbastanza compatto (III, due spit), la roccia si fa un po´ erbosa (II) fino ad un ripiano erboso (2 spit di sosta); L5: L´ultimo tiro si svolge lungo il filo di un aereo sperone che arriva direttamente in vetta (III e II), lunghezza priva di protezioni, ma diversi spuntoni consentono ancoraggi intermedi. Sosta su spuntone. Infine con pochi passi verso sinistra si arriva in vetta alla Rocca.
Dalla vetta si segue per poche decine di metri la facile cresta Nord-Est in direzione del Monte Argentèa, quindi si scende facilmente per un ripido pendio erboso all´evidente sentiero sottostante "Via diretta al Monte Argentèa", segnavia stella bianca, lungo il quale si fa ritorno a Campo (v. relazione M. Argentea).
Selvaggio, impervio percorso, tecnicamente mai difficile, immerso in ambiente solitario.
L´attacco | in arrampicata lungo la via | Vetta |
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