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La cima |
Regione: Lombardia (Sondrio)
Alpi e Gruppo: Alpi Occidentali - Alpi Retiche - Gruppo Ortles Cevedale Provincia: Sondrio Punto di partenza: Rif. Berni (q. 2541 m), strada per il Passo Gavia Versante di salita: SE Dislivello di salita: 1280 m - Totale: 2560 m Tempo di salita: 4,30 h - Totale: 8,00 h Periodo consigliato: estate |
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Posta fra il Pizzo Tresero a W e la Cima Dosegù a E, la Punta Pedranzini nella sua parte superiore si eleva slanciata sulla linea di cresta, contro la quale si vanno a spegnere a S il Ghiacciaio Dosegù e a N quello dei Forni. Ne risulta una linea accattivante, di una certa bellezza, che tuttavia non basta ad attirare il flusso di alpinisti più che altro interessati a San Matteo la gran parte e Tresero. La sua vetta, perciò, in genere viene toccata nel corso della Traversata delle Tredici Cime, grandioso percorso di Cresta dal Tresero al Cevedale, oppure in concatenamento con Tresero e Dosegù (v. nota), mentre meriterebbe un maggiore interesse.
Il Passo Gavia è raggiungibile sia dalla Valtellina, passando per Sondrio, Bormio, S. Caterina Valfurva, che dalla Val Camonica, salendo da Ponte di Legno.
La salita alla Punta Pedranzini ha un ampio tratto in comune con quella della Punta San Matteo, cui si fa riferimento. Dal Rif. Berni scendere per ponticello ai prati sottostanti e seguire le indicazioni per il San Matteo. Invero si hanno due possibilità di accesso: 1) si attraversano i prati in direzione del vecchio rifugio abbandonato e si segue il sentiero che sale ad un dosso, lo valica e riscende nel vallone di accesso al ghiacciaio (in tal caso si deve prima salire e poi scendere un dislivello di un centinaio di metri) 2) oppure si segue il sentiero 25 sulla sinistra che fornisce l´accesso al Pizzo Tresero, passando per il ponte dell´Amicizia e, senza passare il ponte, seguire il sentierino o campi innevati che risalgono il vallone sulla sinistra orografica del torrente e portano a ricongiungersi al sentierino che scende dal dosso (in tal caso si evita di salire e poi ridiscendere il dosso). Raggiunto il vallone di accesso al ghiacciaio si risale il ripido pendio morenico sulla destra che conduce alla dorsale morenica e poi verso sinistra ai pianeggianti campi innevati di accesso alla fronte del ghiacciaio di Dosegù. Si attraversa la zona quasi pianeggiante e si risale un primo pendio che porta ad un´altro pianoro sotto la seraccata del ghiacciaio. Se le condizioni lo permettono si può risalire la seraccata sulla sinistra per pendio non troppo ripido (35-40°) ma non troppo lungo, con qualche crepaccio ben coperto ad inizio stagione e si accede al pianoro superiore. Altrimenti si risale il ripido (40°, ghiaccio vivo a stagione inoltrata) e più lungo pendio a destra della seraccata, con un ampio arco da destra a sinistra e si raggiunge il pianoro. Si prosegue attraverso il pianoro risalendo un altro breve pendio, un terzo pianoro ed un altro pendio, sinchè non si giunge in vista del Colletto di quota 3550 dove inizia la Cresta W del San Matteo. Si abbandona allora la traccia, piegando decisamente a sinistra, e si percorre la pianeggiante parte sommitale del Ghiacciao superando la Cima Dosegù per portarsi sotto la depressione più bassa tra questa e la Punta Pedranzini. Scegliendo il passaggio migliore a seconda delle condizioni, per ripido pendio nevoso e sfasciumi si risale al colletto (3520 ca) da dove piegando a sinistra si percorre la cresta SE che dopo alcuni spuntoni diviene facile, e su pietrisco o neve si raggiunge la vetta, dove sono presenti resti bellici risalenti alla prima guerra mondiale.
Come per la salita.
Splendido itinerario è quello compiuto dall´ autore nel corso della sua ascensione. Dal rifugio Berni, passando per il ponte dell´ amicizia, si sale lungo la normale al Pizzo Tresero (v. relazione), dal quale si scende facilmente per la cresta SE portandosi sotto la NW della Pedranzini. Con arrampicata fino al II+, la si rimonta stando sul filo o poco discosti, uscendo in vetta da cui si discende senza difficoltà al colletto di quota 3520, quindi superati alcuni avancorpi, si affronta la cresta del Dosegù (v. relazione) che presenta difficoltà di II/II+ nella sua parte alta (5,30 ore dal Berni). La discesa avviene lungo la normale di Cima Dosegù. Per chi se la sentisse, dalla Cima Dosegù è possibile raggiungere anche il S. Matteo, completando così la prima o ultima tappa a seconda del senso di marcia della traversata delle tredici cime. A seconda delle condizioni del ghiacciaio, soprattutto a tarda stagioni, le difficoltà possono aumentare sensibilmente per la presenza di seracchi con ghiaccio vivo.
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