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![]() L´ Andolla dalla quota 3177. Al centro la cresta E vista di fronte |
Regione: Piemonte (Verbania) ![]() Alpi e Gruppo: Alpi Occidentali - Alpi Pennine - Gruppo Andolla Provincia: Verbania Punto di partenza: Bacino dei Cavalli, Alpe Cheggio (q. 1550 m), Valle Antrona Versante di salita: E Dislivello di salita: 2100 m - Totale: 4200 m Tempo di salita: 9,00 h - Totale: 17,00 h Periodo consigliato: estate |
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Coi suoi 3.657 metri di altezza, il Pizzo Andolla domina la Piana dell´Ossola, estremità nord orientale del Piemonte al confine con la Svizzera. I suoi fianchi dirupati, dai ripidi canaloni, le imponenti creste rocciose e gli ampi, selvaggi spazi che lo caratterizzano, ne hanno preservato la primordiale bellezza. Simbolo dell´ Ossola di indubbio fascino, lo si potrebbe definire un gigante solitario, teatro d´avventura ideale riservato ad alpinisti ben preparati disposti ad avvicinamenti lunghi, vie di roccia poco o nulla attrezzate e, all´ occorrenza capaci di sopportare grandi fatiche. L´ itinerario proposto percorre la via di accesso tecnicamente più facile, la cresta E, piuttosto complessa ed articolata, e perciò da affrontare con tempo stabile ed adeguata esperienza.
Da Milano autostrada A26, direzione Gravellona Toce, quindi superstrada con uscita a Villadossola, dove si imbocca la Valle Antrona che si risale sino ad Antronapiana. Svoltanto a destra, si raggiunge l´ Alpe di Cheggio (7 km), dove si parcheggia nei pressi della diga.
Attraversata la diga , si prosegue sulla sponda occidentale sino al fondo del Bacino dei Cavalli, valicando il ponte del Gabbio sul torrente Loranco, immissario del lago, per poi risalire in falsopiano sul lato destro la Val Loranco. Superata l´Alpe Piana Ronchelli (1578), si arriva ad un bivio a quota 1715, dove si devia a destra su ripido sentiero che porta ad una terrazza erbosa, dalla quale dopo un lungo traverso tra blocchi, si arriva al rifugio Andolla. Dal rifugio si segue il sentiero che porta al bivacco Varese sino al masso a quota 2200 circa, quindi lo si lascia per prendere quello che si stacca sulla destra (indicazioni) e continua a salíre dirigendosi ad una comba sassosa. Per ripidi pendii erbosi frammisti a rocce, su traccia talvolta poco evidente si raggiunge il colletto a est della quota 3177 e quotato 2803. Seguendo sulla destra la cresta che, inizialmente, si presenta come un dosso erboso ma che in alto diviene rocciosa, con bella arrampicata sul filo o poco sotto in traverso (II), si raggiunge la quota 3177, al margine del Ghiacciaio. Tenendosi alla sua sinistra, nei pressi della crestina rocciosa, lo si rimonta toccando prima la quota 3251, poi la 3316, dove la cresta E si impenna. Con magnifica scalata, la si sale per circa 150 metri, lungo belle rocce foggiate a gradoni sino ad un intaglio più affilato, dove si scende a sinistra (cordino di assicurazione) a contornare un alto ed aguzzo gendarme su una cengia detritica. Giunti al culmine della rampa, la si lascia arrampicando in parete ad un canalino, che più in alto piega verso destra superando una placca di pochi metri (III+), che riporta in cresta (in alternativa, si può proseguire lungo la cengia che attraversa il versante SE fino alla cresta S, per la quale alla vicina vetta, soluzione più facile). Una volta di nuovo sul filo, lo si segue fin sotto il castello sommitale che si supera sulla sinistra (III), oppure a destra (V), giungendo sull´ angusta vetta affacciata sull´ infinito (3657).
Come per la salita, con un paio di doppie nel primo tratto. Oppure scendendo una quarantina di metri sulla cresta Sud ad incrociare la cengia proveniente dalla via di salita e quindi raccordandosi con questa nei pressi del gendarme. In ogni caso prestare particolare attenzione a non commettere errori, eventualmente segnando il percorso con ometti (alcuni già presenti), che potrebbero rivelarsi utilissimi, soprattutto in caso di nebbia. La vastità della montagna, la sua complessità, i numerosi canaloni che la solcano, le crestine secondarie che non si sa dove portino nè tantomeno dove finiscano, rendono l´ orientamento difficoltoso già di per sè e non facilitano certo la discesa che non è da sottovalutare.
Pur essendo tecnicamente non difficile, l´ ascensione tuttavia non è affatto semplice, né tantomeno scontata. Le dimensioni della montagna, la lunghezza e complessità dell´itinerario, le innumerevoli possibilità di errore nel percorso, uniti ad un ambiente particolarmente severo, che se non un vero e proprio timore, quantomeno incute un forte senso di reverenza, rendono la salita estremamente impegnativa, da affrontare solo con via in buone condizioni e meteo stabile. Occorre perciò un´ adeguata preparazione, buona esperienza e molta attenzione, soprattutto in discesa, dove la vastità della montagna appare in tutta la sua enormità.
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