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Alpi di ghiaccio

Appennino di neve e di ghiaccio - Vol. 1

Sud Verticale

Vie normali nelle Dolomiti di Brenta



Collicello - via Eroi di Chernobyl - 1105 m


Relazione della salita - Cima n° 3834


Foto via normale Collicello - via Eroi di Chernobyl non disponibile Regione: Veneto (VicenzaItaliane

Alpi e Gruppo: Prealpi - Prealpi Venete - Gruppo Altipiani

Provincia: Vicenza

Punto di partenza: Collicello (247 m)

Versante di salita: E

Dislivello di salita: 900 m - Totale: 1800 m

Tempo di salita: 12 h - Totale: 15 h

Periodo consigliato: primavera e inizio autunno

Valle: Valsugana - Altre cime della Valsugana
Punti di appoggio:
Tipo di via: Via normale
Tipo di percorso: Sentiero segnato
Difficoltà:   EEA - AR - VI+ - ED (scala difficoltà)
Attrezzatura:
Valutazione:
Libro di vetta: si
Autore: Foto non presente Alessandro R. - Altre salite dell'autore
Data della salita: 17/12/2023
Data pubblicazione: 16/11/2025
N° di visualizzazioni: 14
N° voti: 0

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Introduzione:

La montagna qui trattata non ha una vera e propria individualità e quindi nemmeno un nome certo. In vecchie guide del Canale del Brenta prende il nome di "Parete di Collicello", la cartografia la identifica come Col di Chior, un'altura boscosa dei colli di Enego su cui sorge il paese di Valgoda, per gli abitanti del posto invece è semplicemente il "Collicello", dal nome del paesello sottostante. L'interesse per questa conformazione nasce esclusivamente dall'immensa parete est che cade verticalmente con un balzo di poco meno di 1 km dall'Altopiano di Asiago sopra la conca di Cismon. Prima del 2023 solo tre itinerari la percorrevano per intero, pericolosi per l'erba e le scariche di sassi, oltre ad una misteriosa via del 1936 di cui si sono perse le tracce. La nuova via "gli Eroi di Chernobyl" percorre la parete nel suo punto più compatto e di maggior sviluppo uscendo proprio in vetta al Collicello, lungo la strada di Valgoda, ed è dedicata al ricordo dei liquidatori dell'incidente del 1986 e ai combattenti della guerra Russo-Ucraina. La roccia lungo la via è da buona ad ottima, ben ripulita dagli apritori con un paziente lavoro di disgaggio e la chiodatura è abbondante a fix e chiodi a pressione.


Accesso:

dalla statale della Valsugana, per chi proviene da Bassano uscire a Costa, passare il ponte e seguire la destra Brenta in direzione nord fino a Collicello e parcheggiare in un grande spiazzo davanti a una piccola cava (un po’ a destra delle ultime case, impossibile sbagliare). Incamminarsi sul ciottolato in salita tra le case e, in un piccolo cortile, prendere il vicolo immediatamente a destra (segni rossi) che va seguito a lungo puntando ai tralicci. Attraversare verso nord un orticello e nel suo angolo estremo imboccare una traccia a bolli rossi che porta a un macereto sotto il traliccio più alto. Sulla destra entrare nel bosco seguendo un sentiero a ometti e bolli rossi che si inerpica fino all’attacco della via sotto un diedro, a monte e a sinistra di una caratteristica torretta staccata, visibile anche da Cismòn (20-30 min. dalla macchina).


Descrizione della salita:

L1: Alzarsi lungo il diedro verticale e atletico (VI+) e, dove questo si adagia a sinistra e si inerba, superare la placchetta verso destra e salire alla stretta sosta (30 m; VI+ e V+; 7 ch. e 2 fix; sosta su 2 fix).<p> L2: Traversare a sinistra ad un diedro svaso e arrampicare la faccia liscia di sinistra fino ad uno strapiombo (VI+). Traversare 2 m a sinistra e salire per rocce più articolate ma un po’ rotte verso la stretta cornice di sosta (25 m; VI+ e V+; 6 ch. e 2 fix; sosta su 2 fix). <p> L3: Le “torrette”: alzarsi dritti sopra la sosta su un gradone (V+), poi per parete strapiombante e successivamente stare un po’ a destra dei chiodi in un diedro biancastro (VI+) per salire sulla prima torre. Vincere direttamente lo strapiombo liscio sovrastante della seconda torre e raggiungere il gradino di sosta (25 m; V+ e VI+; 8 ch. e 3 fix; sosta su 2 fix). <p> L4: In verticale per placca articolata ma solida (V+) che si trasforma in cresta e va a morire contro la parete principale su una comoda cengetta (20 m; V+ e IV+; 3 ch.; sosta su 2 fix; tiro esposto alle scariche dall’alto).<p> L5: La “passeggiata”: traversare a sinistra per cornicetta e poi per placca (IV) entrando un una comoda conca al riparo di grandi strapiombi (15 m; 2 ch. e 2 fix; sosta su 2 fix).<p> L6: Traversare ancora a sinistra aggirando uno spigolo arrotondato (IV) e obliquare verso sinistra a una nicchia sotto una parete strapiombante (20 m; 6 ch. e 2 fix; sosta su 2 fix).<p> L7: La “carta da musica”: alzarsi lungo la parete strapiombante formata da vari tettini, prima in artificiale (A1) e poi in libera (VII) piegando a sinistra su una lista (V+) che adduce ad una comoda e morbida cengia, la “foresta rossa” (30 m; A1 o VII+, VII e V+; 11 ch. e 4 fix; sosta su 2 fix). Qui termina la prima parte della via e inizia il Grande Pilastro. Nota: verso sinistra sulla cengia si entra in un boschetto che offre un comodo posto da bivacco, appena oltre un canale di scolo. Continuando a sinistra sulla cengia è possibile uscire dalla parete ma è pericoloso per il terreno mobile e le scariche di sassi.<p> L8: Dalla cengia obliquare un po’ a sinistra per 10 m e, seguendo la roccia ripulita, scalare un paio di alti gradoni (IV+/V) fino a un terrazzino sotto un diedro. Continuare nel diedro verticale (VI) entrando in una stretta nicchia (30 m; IV+ e VI; 6 ch.; sosta su chiodo e 2 chiodi a pressione da collegare).<p> L9: Continuare lungo il diedro che si chiude a volta, vincere lo strapiombo e proseguire su placca adagiata alla cornice di sosta (30 m;VI+; 11 ch. e 2 fix; sosta su 2 fix).<p> L10: A sinistra attaccare il doccione strapiombante per evitare un pendio di erba ripida (V+) e montare su un terrazzo. Obliquare a sinistra per gradoni ed entrare in un’altra stretta nicchia sotto una lama triangolare (15 m; V+ e III; 6 ch. e 2 fix; sosta su fix e chiodo alto).<p> L11: Innalzarsi sulla lama di destra fino alla sommità e proseguire per una svasatura strapiombante e bucherellata (VI) fino a quando la roccia diviene rotta. Traversare a destra su placca liscia (VII; “traversino”) e sostare in una scomoda nicchia (20 m; VI e VII; 8 ch. e 1 fix; sosta su 2 chiodi a pressione e 1 chiodi da collegare).<p> L12: Proseguire in verticale per 12 metri per poi seguire verso sinistra una cengia erbosa e per una paretina puntare ad un terrazzo alla base di un grande diedro sosta (20 m; VII+ o A1/V 13 ch. e 2 fix; sosta su 1 ch. e 1 fix).<p> L13: Scalare il diedro fino allo strapiombetto giallo e uscire a sinistra sullo spigolo per roccia articolata (VI). Proseguire per la paretina (V) fino ad una cengetta inclinata con alberello, culmine del Grande Pilastro (30 m; VI e V; 8 ch. e 3 fix; sosta su 2 fix). Qui termina la seconda parte della via.<p> L14: Alzarsi direttamente sulla placca del grande “Specchio Grigio" e piegando leggermente verso sinistra, sostando in piena parete su una lieve sporgenza (30 m; VII+/A1; 11 ch., 1 cl. 2 fix; sosta su 2 fix).<p> L15: Progredire in salita verso sinistra su un bel muro di buona roccia per una quindicina di metri per poi traversare lungamente a sinistra seguendo una rigola e portandosi a ridosso della grande fascia stratificata del “Piccolo Cengio”, su un gradino molto stretto.(60 m; A1/VIII; 14 ch. e 7 fix; sosta su 1 ch. e 1 fix).<p> L16: Dalla sosta direttamente per la placca verticale superare un piccolo strapiombo per salire verso destra su roccia più articolata puntando ad un diedro salirlo per affrontare un piccolo tetto sulla sinistra del diedro ed in fine salire su roccia stratificata puntando ad una comoda cengia sosta (55 m; A1/VIII e VI; 16 ch. e 4 fix; sosta su 1 ch. e 1 fix).<p> L17: Traversare a sinistra lungo la cengia (ch. pr.) e dove si interrompe scendere qualche metro per poi risalire una breve svasatura (ch. pr.) sostando in una grande nicchia detta “Hotel Collicello”, buon posto da bivacco (30 m; IV; 10 ch. e 1 fix; sosta su 2 fix).<p> L18: Affrontare la volta della nicchia sfruttando delle lame (ch.) e per diedro verticale sempre a lame pervenire a un terrazzino inclinato e fangoso (ch.). Traversare a sinistra portandosi sotto un altro lungo diedro e sostare (25 m; VI- e VI; 7 ch.; sosta su 1 ch. e 1 fix).<p> L19: Scalare tutto il lungo diedro di roccia compatta evitando a sinistra uno strapiombo e pervenendo ad un'altra cengia erbosa spiovente. Traversare a sinistra alla sosta (30 m; VI+/VII/VI; 11 ch.; sosta su 2 fix).<p> L20: Continuare lungo un terzo diedro, appoggiato e gradinato e in seguito strapiombante, che adduce alla ben visibile cengia del Rosso Ammonitico dove termina anche il Piccolo Cengio. Questa lunghezza ha richiesto un lungo lavoro di disgaggio dai macigni pericolanti; roccia buona ma da saggiare (25 m; V+; 6 ch. e 1 cl.; sosta su 1 ch. e 1 fix).<p> L21: Traversare a sinistra lungo la cengetta terrosa e friabile (fix) e superare un breve tratto a carponi prima della nicchia di sosta (15 m; III; 3 ch.; sosta su 1 ch. e 1 fix).<p> L22: Obliquare a sinistra per il muro di arenaria rossastro ricco di appigli (VI-) portandosi in un piccolo colatoio. Arrampicare alla sua destra per gradoni e poi affrontare un breve diedro dalle pareti lisce (VI+) per salire sulla cengia di sosta (25 m; VI+/VI+; 11 ch.; sosta su 2 fix).<p> L23: Entrare nel primo camino e scalarlo nel fondo dove la roccia si presenta compatta, facendo molta attenzione a ciò che si tocca (la parete destra è solida) e, dove si apre a imbuto su un macereto, attaccare una fessura strapiombante a destra (A1 o VII, roccia rotta) salendo su un pulpito alla base del grande camino finale (30 m; V e A1; 11 ch. e 2 fix; sosta su 2 fix; prestare molta attenzione anche in sosta a non scaricare sassi).<p> L24: Il “camino di Cismòn”: entrare nel grande camino e, quasi al fondo, cominciare a risalirlo facendo attenzione a qualche lama rotta sulla parete sinistra (ch. pr. e fix sulla parete destra, molto compatta) fino al soffitto che lo chiude, da cui si esce per cengetta a sinistra e sostando su terrazzino appena oltre lo spigolo (40 m; V+ e V; 9 ch. e 4 fix; sosta su 2 fix fix e 1 ch.; esposizione impressionante).<p> L25: Scalare la breve paretina strapiombante sovrastante uscendo con disagio su erba e terra e sostare in una bella nicchia gialla “un posto al sole”, fuori dalla parete (10 m; V; 5 ch.; sosta su 2 fix e libro di via).


Discesa:

dal posto al sole imboccare il canale terroso a sinistra aiutandosi con una catena prontamente posizionata (attenzione alle scariche di sassi) e vincendo un’ultima paretina marcia, sempre con catena. Segue una breve corda fissa che porta al bosco. Da qui salire circa 7 m e poi volgere a destra per traccia a bolli rossi e risalire una crestina ripida (I e II) che termina direttamente sulla strada per Valgoda (15 min. dal termine delle corde). Se non si disponesse di un veicolo da lasciare qui esistono 2 opzioni:<p> - Proseguire verso Valgoda, attraversare la galleria e giungere nella piccola località. Il sentiero di discesa comincia presso le case poste prima della chiesetta di Valgoda (pannello), scendendo a sinistra al limite dei prati e reperendo le indicazioni per Costa. Lungo il tragitto si trova la deviazione per Barbamarco ma il sentiero è dismesso e in qualche punto facile da perdere, meglio attenersi a quello principale. Da Costa poi si percorre la strada fino a Collicello (2,30 ore circa).<p> - Andare a destra e seguire le indicazioni per Enego (il sentiero accorcia un poco la strada asfalto) e poi percorrere via Coste di Qua fino all’intersezione con via Murialdo dove si devia a destra e si cercano le indicazioni per il Cornale e il Forte Tombion. Dapprima si scende per bosco lungo il sentiero 791B e poi ci si congiunge col il sentiero 791, detto della Piovega di Sotto che scende diretto al ristorante Cornale, donde poi, per strada asfalto, si rientra a Collicello (3 ore circa).


Note:

Per la ripetizione portare 5 chiodi a lama, un set di friend da 0.5 a 2, cordini sfusi, eventualmente staffe e fifi per il primo di cordata (non indispensabili). Sono segnalati i due posti buoni da bivacco ma una cordata allenata può uscire dalla via in giornata. NON attaccare la via il giorno immediatamente successivo a forti perturbazioni in quanto lo Specchio e la parte sommitale restano bagnate e per il pericolo di scariche di sassi dai boschetti.


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