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La Cima Ovest di Schiazzera, dal Lago Schiazzera |
Regione: Lombardia (Sondrio) ![]() Alpi e Gruppo: Alpi Occidentali - Alpi Retiche - Gruppo Cima di Piazzi Provincia: Sondrio Punto di partenza: Parcheggio di servizio al Rif. Schiazzera (q. 2000 m) Versante di salita: SE-SW Dislivello di salita: 820 m - Totale: 1640 m Tempo di salita: 3,15 h - Totale: 6,00 h Periodo consigliato: da luglio a ottobre |
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Bella vetta rocciosa, se osservata da SW si presenta come un’ardita guglia. Delle tre Cime di Schiazzera è la più elevata, seppure di pochi metri rispetto alla Cima Centrale (q. 2813 m) e alla Cima Est (q. 2800 m). Queste cime formano un sistema montuoso ben marcato ma su molte carte non vengono né nominate né quotate. La lacuna è stata colmata dall’uscita della guida del CAI-TCI Alpi Retiche che ha introdotto per chiarezza questo toponimo, con riferimento all’omonima conca sottostante. Qualche dubbio rimane riguardo la loro altezza effettiva, dato che sulla precisa CNS sono quotate rispettivamente: la Cima Est 2801 m, la Cima Centrale 2829 m e la Cima Ovest 2839 m. Sulle guide alpinistiche e sul web attualmente non è riportato alcun itinerario di accesso diretto alla Cima Ovest. Viene contemplata solamente la traversata di cresta dalla Cima E alla Cima W e al Pizzo l’Ometto, che però presenta passaggi di IV°. Bisogna quindi affrontarla almeno in due e avere al seguito corda, imbrago, friend e tutto il necessario anche per calate in doppia. Tuttavia, l’accesso diretto alla Cima W era una delle mie principali aspirazioni escursionistiche, che è diventata una fissa quando dal Monte Masuccio ho avuto la possibilità di studiare bene l’itinerario. Sicuramente è la via più facile a questa vetta. Non vorrei peccare di presunzione ma consentitemi di nominarla “la via Piero” e si svolge dal versante SE e per l’ultimo tratto della cresta SW. L´itinerario è abbastanza facile, con qualche breve passaggio di II° lungo la cresta; fino al Lago Schiazzera è segalato, poi nessuna traccia o segnale.
Da valutare la necessità o meno di portare la corda.
Dalla superstrada Tirano-Grosio si esce a Vervio. All’entrata di questo paese si prende a sinistra, seguendo sempre ai vari bivi le indicazioni per Rifugio Schiazzera o semplicemente Schiazzera. Per transitare su questa stradina c’è l’obbligo di permesso, disponibile al distributore automatico ubicato in piazza della chiesa di Rogorbello che s’incontra dopo circa 4 km di salita. Il costo del ticket giornaliero è di € 3,00. Munirsi di monete in quanto il distributore non accetta banconote e non da resto. La stradina è lunga e stretta ma interamente asfaltata, tranne alcuni tornanti e gli ultimi 100 m che sono acciottolati. Al termine della stradina si arriva al parcheggio sottostante il Rifugio Schiazzera. Da Vervio al parcheggio prevedere circa 40 minuti.
Dal parcheggio si segue la pista acciottolata che in 10 minuti di cammino conduce al Rifugio Schiazzera (q. 2079 m). Da qui, seguendo le indicazioni dei cartelli per Lago Schiazzera h 1.10, in breve si raggiunge il vicino Alpe Schiazzera (q. 2109 m). Circa 50 metri dopo questo alpe il sentiero si biforca. Si tralascia la traccia che continua diritta poi sulla destra e si attraversa, a sinistra, il torrente sopra un ponticello in legno. Poco oltre la traccia diventa ben evidente e più avanti si immette in una mulattiera che proviene da sinistra.
Si sale lungo questa mulattiera che supera il primo gradone della valle e prosegue in direzione W, fino a raggiungere la conca del Lago Schiazzera (q. 2396 m), dove terminano i segnavia. Dopo aver aggirato il lago a N si risale il pendio erboso che si trova al centro di due colate di ganda, in direzione NW (vedi immagine principale). Alla sommità di questo pendio si traversa a destra, in un avvallamento ingombro di ganda.
Si prosegue su detriti e ganda e poi, con percorso ben evidente, si inizia a salire a destra, prima su detriti poi su ripidi prati, sotto il roccioso versante SE della montagna. In alto il pendio erboso diventa un largo canale con massi e detriti che rendono meno faticosa la progressione. Si sale fino a circa 20 m di dislivello dalla cresta E, dove appare ben evidente un sentierino degli animali che traversa a sinistra. Si entra in questo modo nella cengia, in prevalenza erbosa e senza particolare esposizione, che fascia il versante SE.
La si percorre quasi in piano, fino ad uno sperone che sul lato opposto presenta un breve e facile salto roccioso di 5 o 6 metri. Poi si traversa facilmente e s’imbocca il ripido e stretto canale che divide l’anticima SW dalla vetta. Lo si risale sempre nel mezzo, su di una striscia erbosa larga non più di un metro, a metà c’è un masso che si supera sulla destra.
Al suo termine si sbuca sulla cresta SW che sul versante opposto è vertiginosa. Si arrampica facilmente il primo tratto, poi la cresta si adagia ma diventa più impegnativa. Si prosegue a destra del filo, su di una cengia inclinata un poco esposta. Si superano un paio di gradini rocciosi e si entra in un facile canale di pochi metri che conduce in vetta. Panorama molto interessante su tutte le cime della regione, estesissimo all’orizzonte.
Come per la salita.
Non lasciarsi attrarre dalla cresta E soprastante la cengia che fascia il versante SE, se non si è alpinisti provetti e adeguatamente equipaggiati. È impegnativa! esperienza personale.
Zoom sulla parte superiore della “via Piero”, dal Monte Masuccio | L´ultimo tratto della cresta SW | Panorama di vetta, verso E |
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