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PROBABILE NUOVA VIA DI GHIACCIO "GOCCE DI FELICITÀ"
SULLA PARETE EST DELLA CONCARENA



Mirko Sbardellati e Mattia Pagliaro con la Via Gocce di felicità
Mirko Sbardellati e Mattia Pagliaro e la loro Via "Gocce di felicità"


Intervista a Mattia Pagliaro e Mirko Sbardellati, apritori di una probabile nuova notevole via sulla parete est della Concarena con uscita sulla Corna Rossa.


Mattia Pagliaro (ai più noto come Mattia Gauss Tia) e Mirko Sbardellati (23 e 21 anni!), aprono con tutta probabilità una nuova via a una settimana dalla fine dell'inverno su una parete complessa e di tutto rispetto: quasi 2000 m di dislivello, pendenze fra 50° e 90°, difficoltà fino a M4, più di 18 ore fra salita e discesa con partenza alle 20,45 da Ono San Pietro e discesa per la via normale di Cima della Bacchetta arrivando alle 17,30 a Sommaprada. Considerando la discesa lungo la via normale (45°) si tratta di una grande traversanta dal versante est a quello ovest passando per la vetta della Cima della Bacchetta.

La scarsità di informazioni ricercate dai due alpinisti sulle vie invernali lungo questa parete e la conoscenza di precedenti tentativi di altri alpinisti non andati a buon fine, fanno pensare che si tratti di una nuova via invernale, sebbene sia corretto e d'obbligo parlare di "probabile nuova via", in modo che, nell'eventualità che tale linea fosse già stata salita in precedenza in inverno o in primavera come via di neve e ghiaccio, eventuali precedenti apritori possano segnalare la paternità della loro prima salita. Questo per dovere di cronaca, sebbene tutto induca a considerare che la via non sia stata salita né in estate, data la presenza di due enormi massi incastrati accatastati l'uno sull'altro proprio all'attacco della via (invalicabilli in assenza di abbondante neve che li ricopra per buona parte) e data la franosità dell'itinerario in assenza di neve e ghiaccio, né in inverno data la difficoltà di trovare condizioni adatte per salirla, il forte pericolo di valanghe e le informazioni già acquisite da Mattia e Mirko.

Condizioni di innevamento, solidità e stabilità del mano nevoso variabili dalla notte alla mattina e di ora in ora durante il giorno, salita fortemente condizionata di giorno in giorno dalla caduta di valanghe e dalle condizioni climatiche locali, con un lungo avvicinamento tutto da individuare. Una grande salita su una parete che conta pochissime salite invernali, una via che solo per 150 m di dislivello su 1850 incontra un tratto della Via Maria di Magdala e che ha richiesto ripetuti sopralluoghi e 3 tentativi prima di averne ragione a causa delle mutevoli e difficili condizioni di innevamento. Una via che dimostra che l'alpinismo esplorativo si può ancora realizzare anche senza andare in capo al mondo e che è ancora vivo. Tanto di cappello a questi due giovani alpinisti che ci raccontano in questa intervista il loro sogno realizzato.

La Via Gocce di felicità sulla parete est della Concarena


Della parete est della Concarena non si sente molto parlare in ambito alpinistico, perché proprio questa parete?

La parete est è affascinante perché è imponente e a renderla tale è il complesso di cima, anticime e cime secondarie che ne fanno uno dei simboli della Valle Camonica. A renderla appetibile per una salita alpinistica è proprio la sua scarsa fama in ambito alpinistico. Una specie di controsenso, ma che è parte stesso dell'alpinismo esplorativo.

Come è nata l'idea di questa via? Come l'hai identificata?

L'idea è nata a inizio inverno durante un ottimo pranzo al ristorante di fronte alla parete... avevamo a portata di mano un binocolo e una reflex e, osservando quelle guglie, l'occhio scivolò dalla cresta in giù dentro quella rigola stretta, ancora poco formata e quasi in secca. All'inizio del canale si vedeva ad occhio nudo quello che poi sarebbe stata la porta del canale, due enormi massi incastrati.

Ti sarai documentato per capire se qualcuno in passato l'abbia già salita, a chi ti sei rivolto e cosa hai scoperto?

Ero già a conoscenza della scarsa documentazione che pervade questa parete... quindi non mi ha stupito non aver trovato particolari informazioni a riguardo, se non generali dal punto di vista geologico e morfologico del luogo e qualche soffiata da alcuni locali che narrano di salite su questo versante, anche recenti, quasi fossero leggende in un mondo parallelo e verticale.

La via Gocce di felicità
La via aperta da Mattia e Mirko (foto Giovanni Minini)

Ci sono altre vie lungo questa vasta e impervia parete?

Proprio cercandone la storia ci siamo imbattuti in due stupende linee, le vie "Maria di Magdala" (C. Inselvini, C. Codenotti, G. Duina - 12/02/2011) e "Ora o mai più", che con tanto di cappello rendono onore ai loro apritori.

Vie Gocce di felicità e Maria di Magdala
Vie Gocce di felicità (rosso) e Maria di Magdala (verde)

Vie Gocce di felicità e Maria di Magdala
Vie Gocce di felicità (rosso), Maria di Magdala (verde) e Ora o mai più (giallo)

Hai già effettuato altre prime salite sulla Cima della Bacchetta o su altre cime antecedenti a questa?

Personalmente ho salito 30 volte la Cima Bacchetta e, proprio con Mirko, abbiamo cercato di esplorare anche il suo versante occidentale dominante la Val Baione e anche alcuni altri canali sulla parete est del Cimon della Bagozza, approfittando dell'ottima vista su di essa che si ha risalendo il versante ovest della Bacchetta. Non crediamo siano delle prime, anzi crediamo siano già stati saliti tutti, in anni molto remoti (forse anche da cacciatori di camosci), ma il luogo selvaggio e, come sempre, la inutile ricerca di informazioni danno a queste salite un sapore di prime.

A 23 anni sei molto giovane, come hai acquisito l'esperienza necessaria per questo tipo di salite?

Non mi ritengo esperto e non credo si possa parlare di "acquisire". Credo piuttosto che sia un "tramandare" qualche insegnamento condito da molto "lasciar fare". Il ringraziamento va tutto al mio maestro, deceduto in un incidente in montagna circa tre anni fa. Devo a lui l'amore per l'alpinismo e devo a lui l'amore verso la Cima della Bacchetta.

E tu Mirko, con i tuoi soli 21 anni?

Sono ancora molto giovane e aver aperto una via così presto non mi sembra ancora vero. Però credo che l'età sia una cosa secondaria, la volontà è quella che serve principalmente. La volontà di credere nella via, nella montagna, nel compagno di scalate e mai dimenticare di credere in te stesso. Ognuno può convertire il proprio sogno in realtà, ne abbiamo la possibilità e la capacità per farlo. Nel nostro caso ci abbiamo creduto, anche se abbiamo passato molti momenti di crisi e di "quasi rinuncia". Siamo dei "giovani folli", questo è il termine che più si addice.

Bene, parliamo della via che avete aperto: ci sono voluti otto tentativi in tutto fra sopralluoghi e approcci prima di averne ragione: non si direbbe un problema di difficoltà tecniche, visto che poi le avete superate, quanto ambientali e di condizioni della neve. Che caratteristiche ha quella parete?

La parete è articolata e, per quanto grande, sa nascondere le sue viscere molto bene... la maggior difficoltà è rappresentata dalla complessità del microclima locale: ad ogni angolo della parete in base alle diverse esposizioni al sole o all'ombra vi sono notevoli differenze e di conseguenza una difficile comprensione delle condizioni della neve se non con particolare studio scrupoloso e meticoloso dei principali parametri meteorologici.

La via Gocce di felicità

Quali gli scopi e i problemi incontrati nei primi sette approcci?

Feci il primo sopralluogo in solitaria poco dopo averla adocchiata e arrivai sin all'attacco della via, dove come temevo due enormi massi delle dimensioni di furgoni bloccavano il passaggio. Il vero e proprio ingresso alla via era in quel momento situato 30 metri più in alto. Questo più che un problema era un vero e proprio tappo invalicabile. Le speranze si erano ridotte a zero, in quanto pensavamo che la neve non potesse mai coprire e azzerare tutti quei metri di roccia spiovente. Ma ci sbagliavamo! Nei successivi sopralluoghi, nevicata dopo nevicata, il conoide di neve iniziale si ingrossava sempre più, fino ad arrivare a metà del masso superiore. Non tutti i tentativi furono per studiare la via, alcuni furono veri e propri tentativi conditi da comici insuccessi.

Quali condizioni avete trovato questa volta?

Abbiamo trovato condizioni ottime, sia durante l'avvicinamento che in tutta la via, fatta eccezione per l'ingresso alla via e gli ultimi 60 metri finali prima dell'uscita in cresta. Velo pietoso sulle condizioni di discesa, dove lungo la via normale, come però ci aspettavamo vista anche l'ora di rientro, le condizioni della neve erano raccapriccianti.

Si tratta di un itinerario di grande impegno fisico con quasi 2000 metri di dislivello e pendenze su neve e ghiaccio fino a 80°-90°, difficilmente fattibile partendo al mattino presto, bisogna salirla di notte giusto?

La salita va effettuata a nostro avviso di notte per vari motivi: la lunghezza dell'itinerario e le condizioni in repentino cambiamento al primo raggio di sole dell'alba sulle cime sovrastanti la via. In realtà la partenza dall'auto va effettuata di sera, in modo tale da avere quasi tutta la notte a disposizione per salire i 1100 metri di dislivello dell'avvicinamento e i primi 500 metri dall'attacco. Esiste un vero e proprio orario limite, la via è una bomba ad orologeria pronta a scaricare di tutto e di più se vengono oltrepassate le due ore dall'alba e la neve troppo cotta impedisce una prosecuzione su pendenze elevate e ghiaccio marcio.

I passaggi più tecnici e con maggiori difficoltà?

Vi sono numerosi passaggi chiave. Primo fra tutti la "porta" della via... impossibile definire un grado né a questo né ai successivi tratti chiave in quanto le mutevoli condizioni ne determinano importanti differenze, che abbiamo notato anche tra un tentativo e l'altro. Per quanto riguarda la nostra salita abbiamo trovato passaggi di misto fino al quarto grado (M4) e tratti di ghiaccio o neve vetrata fino a 80 gradi. Una difficoltà, causa del penultimo fallimento, è stata la cascata inserita nella goulotte a circa metà della via. Si tratta di un muretto breve ma verticale (90°) dove la qualità del ghiaccio è essenziale per oltrepassare il passaggio e accedere alla parte alta.

Quali le insidie e i rischi maggiori?

I rischi maggiori della salita sono rappresentati dalla violenza e frequenza di imponenti valanghe che come degli scoppi discendono i versanti, in special modo questa via è costeggiata sul fianco meridionale da un versante laterale sempre molto carico e convogliante nell'imbuto principale che è proprio la via di salita. Altri rischi sono la scarsa possibilità di proteggersi lungo tutta la via.

Avete avuto momenti di difficoltà in cui avete pensato di dover tornare indietro ancora una volta?

Si, sempre in quel punto, nei pressi di quella maledetta goulotte che ancora una volta voleva spedirci a casa. Questa volta non ha usato come arma la neve marcia, ma bensì gli spindrift, erano molto forti, sottolineando che era ancora notte. Devo solo ringraziare infinitamente il mio compagno di scalata, non voleva mollare ancora, era una sfida tra lui e "lei", una battaglia dura è riuscito a sconfiggerla. La forza di volontà in quel momento ha raggiunto un valore estremo e il superamento del passaggio da parte di Mattia mi ha trasmesso una tranquillità soggettiva tale da poter realizzare che quel giorno poteva essere il grande giorno.

Avete cambiato la linea di uscita rispetto all'idea originale, superando un tratto ancora più ripido che vi ha portato in cima alla Punta Rossa della Bacchetta, come mai?

Abbiamo variato l'idea iniziale di un'uscita sulla cresta tra la Torre Gölem e la Corna Rossa perché le cornici, che erano ben visibili anche dal fondovalle, sono risultate però fin troppo minacciose per poterle sfondare, così siamo stati costretti ad un'uscita diretta sulla Corna Rossa (quota 2460 metri).

Per altro l'avvicinamento per arrivare all'attacco con i due mega massi incastrati è di per sé una salita tutta da scoprire e di un certo impegno...

Già! L'avvicinamento è un girone dantesco. Eccetto il primo chilometro percorso su stradina sterrata che fiancheggia il Torrente Blè, l'itinerario si svolge poi su totale assenza di traccia. Massi mobili, fanghiglia, neve quasi sempre marcia e soprattutto boschetti di ontani che, come anime in agguato sotto la coltre nevosa, cercano di bloccare il malcapitato. Successivamente, oltrepassata la fascia boschiva, l'avvicinamento diventa un canalone di 500 metri di dislivello tra 45 e 50 gradi di pendenza. Già lungo questo canalone i rischi di valanghe di grosse dimensioni sono elevati.

Itinerario
(Cartina e vista da satellite Google)

Un paragone che hai usato per descrivere questa salita è la somma di tre itinerari: avvicinamento al Cimòn della Bagozza + Via Pfeiffer-Reif (Iperbanana) sulla parete nord della Cima Busazza + cresta finale della Cima della Bacchetta.

Assolutamente sì, possiamo descrivere la salita così: l'avvicinamento son tranquillamente due valloni di avvicinamento al Cimon della Bagozza. La via è ben più lunga e impegnativa della Pfeiffer-Reif sulla parete nord della Cima Busazza, seguita poi dopo la sella da un altro tratto paragonabile alla via normale della Cima Bacchetta con uscita più ripida. Infine il colpo finale una lunga e faticosa ravanata in cresta fino alla vetta della Bacchetta.

Satellite
(Vista da satellite - Google)

Quali sono, secondo te, le condizioni migliori per percorrere questa via?

Condizioni perfette o migliori non esistono. Esistono condizioni che la rendono fattibile quasi tutta o in parte, per poi accettare quei tratti in cui le condizioni non sono invece ottimali. Un grosso problema è proprio la bassa quota di attacco che può spezzare le condizioni dalla parte bassa a quella alta, rendendo disomogenee le condizioni e quindi al peggio ritrovarsi a metà via dovendo girare i tacchi.

Un sogno che si è realizzato insomma, cosa hai provato una volta fuori dalla via?

Non vogliamo ridurre a parole ciò che abbiamo provato lassù. Preferisco semplicemente dire che le lacrime hanno preso il sopravvento. Tuttavia un lato tanto inquietante quanto affascinante è stato il modo in cui questa montagna mi ha spogliato dalle emozioni che avevo in partenza. Parlo più chiaro: non nascondo di aver riprovato per l'ennesima volta spinto da un desiderio di vendetta verso qualcosa che sapevo essere ben più forte di me, ma durante la salita, rampone dopo picca, la Concarena mi ha svuotato da questi sentimenti negativi, facendomi accorgere che più salivo, più cioè vincevo, meno stavo vincendo. Non stavo vincendo una partita, perché a giocare ero solo io. La montagna aveva smesso di giocare e mi ha lasciato passare. E arrivato lassù, fuori da quella cresta, mi è rimasto solo lo stupore che, come tutte le altre volte su altre cime, lascia poi senza parole.

E tu Mirko? È da poco che pratichi l'alpinismo invernale, ma hai già fatto una bella esperienza con Mattia, cosa hai imparato da una salita così?

Non è da tanto che pratico questo... "stile di vita"... la cosa più importante che ho imparato è che l'alpinismo non è uno sport. Da una salita così che cosa ho imparato? Che i sogni si possono avverare, basta crederci. Ma la cosa più importante è la fiducia verso il compagno con cui decidi di condividere una salita. E' essenziale, senza in quella via sei morto. Ho imparato anche che certe montagne non possono aspettare. Non credete a quelli che dicono "tanto le montagne rimangono lì, non si muovono". Il tempo è prezioso, approfittatene di quell'unico giorno dove le condizioni sono buone, provateci, tentate, se andrà male almeno non avrete il rammarico di non averci provato. Ho imparato che la montagna del proprio cuore è viva, ti ascolta, ti capisce quando sei triste, ti sussurra "non rinunciare, ti regalo una stella cadente nella notte più dolorosa per continuare a sperare e non demordere".

Ci sono stati dei momenti in cui hai avuto dei dubbi a seguire e condividere il sogno di Mattia?

Sarei falso a dire di no. Certamente si, ho avuto in certi momenti dei dubbi nel seguire Mattia. Eravamo in una pizzeria e mi mostrò la via che avremmo dovuto fare. Ero molto dubbioso, non credevo semplicemente in me stesso, c'erano passaggi troppo superiori per le mie capacità, andavano oltre il mio limite. Devo ringraziare stranamente la cima "cugina" della Bacchetta, il famoso "Cimon della Bagozza" sul quale un giorno abbiamo fatto una goulotte impegnativa e verticale che mi ha plasmato e mi ha permesso di poter fare questa via di salita.

Ormai conoscete molto bene l'ambiente della Concarena, ci sono ancora potenzialità per nuove vie invernali?

Ve ne sono indubbiamente, però tutte di difficile studio e spesso nascoste. Alcune linee non si formano ogni anno, compaiono e scompaiono a seconda di annate nevose o poco nevose. Insomma, effimere linee bianche.


Informazioni sulla via:

Cima: Corna Rossa della Cima della Bacchetta (2404 m)
Cima principale: Cima della Bacchetta (2549 m)
Gruppo: Concarena (Valle Camonica)
Nome della via: Gocce di Felicità
Partenza: ore 20,45 da strada sopra Ono San Pietro (700 m)
Uscita dalla via sulla cresta: ore 9,20 giorno dopo
Dislivello positivo: 1850 m
Dislivello totale: 3540 m
Sviluppo: 860 m
Pendenze: 45°-80° (max 90°)
Difficoltà: TD, misto da M3 a M5, nelle condizioni di salita M4
Tempo di salita: 14 h, di cui 9 ore per la via dall'attacco all'uscita
Tempo totale: 21 h


Parte superiore della via

Parte inferiore della via

Tra il 1910 e il 1923 vennero aperte diverse vie di salita nel Gruppo della Concarena, ad opera di A. Giannantonj con N. Coppellotti, F. Tonolini e G. Laeng. Tra il 1929 e il 1939 il gruppo viene frequentato da alcuni dei più forti alpinisti italiani del tempo, come Vitale e Cornelio Bramani, Ettore Castiglioni, Leopoldo Gasparotto e Riccardo Cassin, che il 9 luglio 1939 aprì una nuova via di V grado sugli 800 metri dello Spigolo Est dei Gölem. L'interesse per l'arrampicata in Concarena venne a perdersi dopo la morte dei loveresi Battista Soardi e Lino Pezzini, avvenuta il 13 giugno 1948 nel tentativo di ripetere una via sulla parete nord est dei Gölem (cfr. guida TCI-CAI Alpi Orobie).

Prossimamente la relazione...

Fotogallery della salita: (tutte le immagini sono di Mattia Pagliaro e Mirko Sbardellati)

Attacco
Passaggio all'attacco con i massi incastrati

Goulotte
Goulotte

Tratto in notturna
Tratto in notturna

Mirko in salita
Mirko in salita

Verso l'alto
Verso l'alto

Concarena in stile Alpamayo
Concarena in stile Alpamayo

Mirko in salita
Mirko in salita

L'imbuto superiore
L'imbuto superiore

Mirko nella parte superiore
Mirko nella parte superiore

Sotto le grandi cornici della cresta
Sotto le grandi cornici della cresta

Mirko in uscitda dalle cornici
Mirko in uscitda dalle cornici

Mirko in uscitda dalle cornici
Mirko in uscitda dalle cornici

Tratto sotto cresta verso la vetta della Bacchetta
Tratto sotto cresta verso la vetta della Bacchetta

La cresta percorsa verso la vetta della Bacchetta
La cresta percorsa verso la vetta della Bacchetta

A poca distanza dalla vetta della Bacchetta
A poca distanza dalla vetta della Bacchetta

Mattia in vetta alla vetta della Bacchetta
Mattia in vetta alla vetta della Bacchetta

Discesa dalla Cima della Bacchetta
Discesa dalla Cima della Bacchetta

Articolo di Fausto Camerini su Brescia Oggi del 21/03/2018
Articolo di Fausto Camerini su Brescia Oggi del 21/03/2018



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