Link sponsorizzati, in qualità di Affiliato Amazon vienormali.it riceve un guadagno dagli acquisti idonei.
Camp Corsa Alpine
Black Diamond Raven
Petzl Quark
RACCONTO DI MONTAGNA DI CLAUDIA VAZZOLER
Un racconto per Sandro di Claudia Vazzoler
Bec de Roces
Bec de Roces - 2200 m Regione: Trentino Alto Adige
Racconto che nasce dalla passione che Sandro mi ha trasmesso per l’arrampicata, dalle emozioni contrastanti ed esaltanti che nascono da quando ci si allaccia il nodo a otto a quando si arriva in cima.
Sarà che sono una persona che ha bisogno di una grande libertà e forse per questo sento l'arrampicata più un'espressione di libertà che uno sport vero e proprio. E' un viaggio non solo all'esterno, ma anche interiore. Conosco posti nuovi e cambio nel mio piccolo stili di scalata, ma soprattutto conosco me stessa. E così mi sento incredibilmente leggera nel muovermi verso l'alto, vedo appigli che di solito non vedo e quando li stringo non vorrei mollarli più. Il corpo prende il sopravvento sulla testa, governa lui. La roccia è il campo in cui la testa smette di dare ordini, di essere padrona e signora. Le parti del corpo impongono il loro regime, tutte le parti, dalle dita dei piedi fino ai muscoli del collo. Forse mi piace così tanto perché l'arrampicata è la presa di potere del corpo. Qualche volta la testa si ribella e manda al corpo segnali di paura, ma basta che il corpo si fermi un momento ad ascoltarsi e il segnale viene rispedito indietro. Ho letto da qualche parte che sulla roccia il corpo dimostra che magnifica macchina sia e quanto sconosciuta. Non posso che concordare e quando mi trovo sulla roccia desidero solo che quel giorno, che quel tempo, non finisca mai...
Allaccio il nodo a otto, quello che appartiene alla categoria dei nodi di arresto. Ha il vantaggio di non stringersi troppo quando sottoposto a trazione e di non ridurre eccessivamente il carico di rottura della corda. Lui mi ha spiegato che è la base per i nodi più complessi e implica il potere di unire: più stretto è il nodo più salda è l'unione. Una volta fatto è quasi impossibile da sciogliere. Il nostro nodo è un collegamento tra due vite differenti. La vita umana inizia in fondo con la formazione di un nodo e con il taglio di un cordone. Il simbolo dell'infinito in matematica ha la forma di un otto rovesciato... è il nostro simbolo. Qualcosa, come l'amore che non ha limite e che si protrae senza limiti.
Tutto tra noi è iniziato da un nodo che mi sembra incomprensibile. All'inizio mi sono chiesta: “Perché si scala?”
Mi sono risposta che forse è per il bisogno di avventura o forse di lotta che l'uomo si porta dentro sin dalle origini. Forse rappresenta il bisogno di libertà che tanto manca nella vita. Forse risponde alla necessità di evasione, pace e silenzio. Forse aiuta a rilassarsi. Forse arrivi a un punto nella vita in cui cerchi bellezza ed emozioni, ricercando il sublime in quella spiritualità che la montagna sa dare. Forse corrisponde al voler saggiare i propri limiti.
Uno sale e l'altro tiene la corda, poi si invertono i ruoli. Mi affascina e mi spaventa tutto questo perché, in questo modo, si impara a prendersi cura dell'altro e a fidarsi. Diventa fondamentale il rapporto a due. Mi devo fidare del mio compagno che tiene la corda. E la fiducia è un'altra tematica nodale dell'esistenza. Fiducia, parola che deriva dal latino fidus e ha la stessa radice di fides, "fede". Nonostante la paura, c'è un momento in cui sento di aver bisogno di credere in qualcosa o meglio in qualcuno. Mi viene richiesta una fiducia incondizionata nei confronti di Quella persona, dell'uomo che amo. Comporta un salto nel vuoto e un passo nel buio, senza elementi di riferimento.
Il rischio della caduta.
Il rischio della felicità.
Jon Krakauer fece un resoconto di una spedizione sull'Everest, scrivendo che il rapporto tra la sofferenza e il piacere era superiore in ordine di grandezza a quello di qualsiasi altra montagna che avesse mai scalato. Disse che scalare l'Everest era innanzitutto una questione di resistenza al dolore. E mentre si assoggettava una settimana dopo l'altra alle fatiche pensò che una parte di lui inseguiva soprattutto qualcosa di simile a uno stato di grazia.
Forse arriva un punto in cui non si ha scelta e si deve decidere la direzione.
O vai o rimani dove sei.
O voli o stai ancorato a terra.
O salti o cadi.
Io ho scelto di andare e di saltare, con lui che mi fa sicura.
Con lui il senso del viaggio verticale diviene assurdo e meraviglioso al tempo stesso. Con lui conduco il corpo dove un giorno i miei occhi guardarono.
Con lui in parete divengo farfalla.
Con lui i riferimenti cambiano proporzioni: guardando dall'alto il grande diviene minuscolo e ciò che è stato importante passa in secondo piano.
I pensieri svaporano e si confondono via via che si fa il vuoto.
Con lui, in vetta, il mondo del piano perde peso e si ridimensiona.
Con lui vivo la tensione verso l'alto, nel magico equilibrio tra ordinario e straordinario.
Se il tempo si annulla, se la distanza si azzera, se da un'unione si crea una fusione, se l'intesa è più resistente della corda con cui scali, se basta uno sguardo per intuire quale sarà il comune traguardo, se ogni esterna interferenza è vissuta con indifferenza, se la complicità aumenta l'intimità... se tutto questo accade, so che sono nel momento giusto con la persona giusta e la sintonia fa sì che la realtà divenga pura magia.
La montagna dimenticata Scopri insolite vie alpinistiche su cime della Valle d'Aosta Regione: Val Aosta - Varie valli valdostane
Data: da concordare Durata: 1 g Difficoltà: D-