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C'era una volta il bosco


Gli alberi raccontano il cambiamento climatico.
Sarà una pianta a salvarci?


Ci sono libri che non possono solo essere semplicemente letti, limitarsi a leggerli significa non rispettarli e non rispettare il lavoro, la ricerca e la passione di chi ha dedicato tempo della sua vita a scriverli. Certi libri non basta leggerli, bisogna studiarli, bisogna ragionarli e meditarli, e bisogna dedicargli i due o tre giorni che richiedono per essere letti senza quasi interruzioni, come è stato per me con "C'era una volta il bosco" di Paola Favero e Sandro Carniel, complice un lungo viaggio in treno, con il risultato che non è rimasta una sola pagina senza sottolineature, richiami, appunti...

"C'era una volta il bosco" è un libro che fornisce una completa e attenta analisi del devastante evento meteorologico noto come "Tempesta Vaia-Adrian", che si è abbattuto il 29 ottobre 2018 nella fascia prealpina e alpina italiana, e del sistema vivente "bosco", prendendo in esame i vari aspetti che collegano l'azione antropica all'evoluzione del clima, agli eventi meteorologici e agli effetti sulla vita vegetale, animale e dell'uomo stesso, comprese le sue abitudini di vita e modalità di gestione e di utilizzo delle risorse naturali e dell'ambiente che gli permette di vivere. Ed è proprio qui che si manifesta l'errore di fondo del rapporto che l'uomo ha con l'ambiente che lo ospita: considerare l'ambiente naturale come una risorsa da usare e sfruttare a suo piacimento, come semplice materiale da utilizzare a proprio uso e consumo, senza rendersi conto delle conseguenze che le sue azioni hanno sull'ambiente che gli garantisce la stessa possibilità di vivere, basate sulle relazioni esistenti fra ogni elemento della Natura, uomo compreso.

Un rapporto e un pericolo insito in questo errore di fondo che è ben rappresentato dalla stessa copertina del libro realizzata da Carlo Gaffoglio con la fotografia di Giacomo Bianchi che ritrae l'installazione "La donna invisibile" dell'artista Cédric Le Borgne presente a Arte Sella: un essere umano che la cui struttura ed esistenza dipende dal mondo vegetale e che scompare sia di fronte alla vastità e potenza del bosco che se il bosco stesso scompare...

C'era una volta il bosco

Le parole d'ordine che emergono da questo libro non possono che essere "relazioni", "sviluppo naturale", "selvicoltura naturalistica", "biodiversità", "sostenibilità", "responsabilità nei confronti del pianeta e della vita che ospita, uomo compreso". Parole chiave che ha fatto emergere con prepotenza e drammaticità l'inaudita violenza della tempesta Vaia-Adrian a cui l'Italia non era abituata e tanto meno pronta e che ha devastato a macchia di leopardo i boschi dalla Lombardia al Friuli Venezia-Giulia, in particolare con un enorme impatto ambientale, paesaggistico, naturalistico ed economico nell'area dolomitica.

Un evento meteorologico estremo che si riassume con pochi numeri:

- 42.000 ettari di boschi distrutti
- 9 milioni di metri cubi di legname abbattuto, pari a 7 volte la quantità di legname tagliato in 1 anno in Italia
- 15-20 milioni di alberi sradicati e spezzati

Schianti di alberi da vento
Schianti di alberi da vento a seguito della tempesta Vaia-Adrian

Una devastazione caratterizzata da venti a 130-140 km/h con raffiche fino a 217 km/h misurate al Passo Rolle, nell'area dolomitica delle Pale di San Martino, e da precipitazioni che hanno portato fino a 700 mm di pioggia nell'area di Forni di Sotto in Friuli-Venezia Giulia. Ma non mi dilungherò nel riportare dati e casi che vengono ampiamente illustrati nel libro, corredato di impressionanti immagini di intere aree rase al suolo con distese di alberi caduti a terra come shangai, simili a tanti stuzzicadenti allineati dal furioso pettine di vento che li ha attraversati.

La stessa presentazione del cadorino don Luigi Ciotti definisce l'orizzonte e la direzione di questo libro, prendendo spunto dalla lungimirante enciclica "Laudato si'" di Papa Francesco sulla cura della casa comune imperniata sul fondamentale concetto di "conversione ecologica", ovvero "essere o diventare consapevoli che nell'ambiente naturale, ma anche in quello umano, non esiste forma di vita isolata e autosufficiente: ogni forma dà e riceve vita che si manifesta al massimo grado come relazione. [...] Tutto influisce su Tutto, ne deriva che la salute e il benessere dell'insieme sono determinati dal rapporto armonico delle parti [...] che sul piano naturale si realizza come ecosistema, su quello umano come giustizia sociale."

Partendo dagli effetti della tempesta Vaia-Adrian, Paola Favero e Sandro Carniel esaminano tutte le relazioni che intessono un ecosistema come quello del bosco, estendendole anche alle relazioni che legano elementi diversi e apparentemente distanti del nostro pianeta, come oceani e foreste, terreno e atmosfera, attività umane e cambiamento climatico. Dalla descrizione accurata delle strutture forestali, della composizione dei boschi, degli organismi che li rendono vivi (non solo piante, ma funghi, insetti, animali e le loro relazioni con le piante), dell'effetto (nel bene e nel male) dell'intervento umano sui boschi, degli aspetti meteorologici che hanno portato alla formazione di una "depressione meridianizzata" (evento che non dovrebbe neanche verificarsi ma che è sempre più frequente proprio a causa del riscaldamento globale) e successiva evoluzione in devastante tempesta, dalla descrizione di tanti aspetti che gravitano intorno all'"essere vivente bosco" e dagli importanti contributi del geobotanico Cesare Lasen, dell'ornitologo Francesco Mezzavilla, dell'entomologa Marialuisa Dal Cortivo o del responsabile del servizio neve e valanghe dell'ARPA del Veneto Anselmo Cagnati e di altri preziosi collaboratori di questo libro, nasce un dipinto dettagliato e prezioso fondamentale per capire la complessità e il valore ecosistemico del bosco. Un sistema vitale che troppo spesso diamo per scontato e consideriamo distrattamente come solo un insieme di alberi.

Alberi caduti a Caprile, Alto Agordino
Alberi caduti a Caprile, Alto Agordino

Sono le parole della stessa Paola Favero che riassumono il senso e il monito di questo libro: "Quello che è accaduto il 29 ottobre 2018 [...] è il chiaro, indiscutibile segnale che gli antichi equilibri sono in crisi, che i nostri boschi stanno vivendo un tempo diverso, dove la loro resistenza e resilienza non sono più tali, dove fattori ambientali diversi da quelli che hanno accompagnato la loro evoluzione stanno minando l'ecosistema forestale, impreparato ad affrontarli, perché non ha avuto il tempo di adeguarsi. [...] E gli alberi cadono, crollano a migliaia, divelti, sradicati, spaccati. Cadono come stuzzicadenti rovesciati sul tavolo, come fuscelli pettinati da un gigante maligno, che a volte sembra averli ordinati con minuziosa attenzione, altre volte averli sparsi in un disordine apocalittico. E con loro scompaiono interi ecosistemi, dove piante, animali, insetti, funghi, muschi e licheni, batteri e alghe avevano costruito un complesso e unico equilibrio tra di loro e con l'ambiente che li ospitava. No, non si tratta solo di 9 milioni di metri cubi di legno a terra. Né solo di migliaia di ettari di bosco distrutti. La sera del 29 ottobre il suono delle piante che cadevano schiantate ha riempito l'aria, restituendoci un paesaggio sonoro sconosciuto e terribile, la voce di un mondo che ora grida aiuto, che dichiara la sua fine, la fine di un modo di essere delle montagne e delle foreste, degli alberi e delle rocce. Il paesaggio ecologico che conoscevamo sta rapidamente cambiando, e la crisi biologica innescata dall'uomo sta portando al collasso questa nostra Terra. "

Alberi caduti nella Foresta di Paneveggio
Alberi caduti nella Foresta di Paneveggio

Un libro che risveglia dal torpore a cui l'uomo moderno si è lasciato andare, ormai troppo pieno di sé e decadente, disconnesso dalla Natura che troppo spesso considera come uno sfondo in cui farsi delle fotografie o al massimo rilassarsi dalla vita frenetica e accelerata dettata dalla tecnologia e non dai ritmi naturali. Un uomo che ha dimenticato che la Natura è la sua casa, che è esso stesso Natura, che non è più capace di vedere e comprendere le relazioni fra ogni suo elemento, quel "Mitakuye Oyasin" degli Indiani nativi d'America che ha il significato di "tutti miei parenti", ovvero il riconoscimento che uomo, animali, piante, aria, acqua e tutto ciò che esiste su questo pianeta sono collegati, sono interconnessi e un'azione su uno di questi componenti si riflette a catena su tutti gli altri, come la tempesta Vaia-Adrian ha chiaramente e drammaticamente dimostrato. E ben venga questo risveglio!

La sveglia di scienziati, climatologi, biologi, botanici, oceanografi, forestali e scrittori impegnati nella salvaguardia dell'ambiente come Paola Favero e Sandro Carniel che non suonerà mai abbastanza forte per ricordare le responsabilità che abbiamo nei confronti dell'ambiente che ci permette di vivere e che, unica specie vivente, abbiamo coscientemente modificato a tal punto da mettere in pericolo la nostra stessa vita e la sopravvivenza delle generazioni future. Non si comprende come la visione umana sia così limitata nel tempo, non vada oltre la giornata da vivere... eppure i nostri figli ci ricordano ogni giorno che è di loro che dobbiamo prenderci cura, è a loro che dobbiamo lasciare la possibilità di vivere su questo pianeta, di soddisfare le loro necessità future e di godere delle bellezze naturali, mentre ci preoccupiamo solo di lasciargli la casa di proprietà e un po' di soldi in banca. Ma i boschi ci ricordano, con la loro lentezza nel crescere, maturare ed evolvere, che non è solo alle necessità immediate che bisogna pensare, ma che quello che si costruisce con ogni azione di ogni giorno avrà conseguenze sullle generazioni future, sulle nuove piante che nel bosco nasceranno e su ogni essere vivente che troverà spazio e possibilità per vivere in quell'ambiente.

Abbiamo dimenticato le nostre origini naturali, frutto di miliardi di anni di evoluzione su questo pianeta... dimentichiamo ogni giorno che se siamo vivi è solo grazie al prodotto di scarto della fotosintesi svolta dalle piante e dal fitoplancont di tutto il pianeta, quell'ossigeno che crediamo ovvio e inesauribile, un piccolo dettaglio che dimentichiamo ogni volta che deforestiamo interi territori in Amazzonia per fare spazio a coltivazioni intensive per permetterci di abbuffarci di hamburger e diventare sempre più obesi, per poi rovinarci la vita a causa dell'insorgere di malattie cardio vascolari o tumorali; o ogni volta che intere foreste bruciano o insistiamo a bruciare combustibili fossili o ad intensificare gli allevamenti di bovini immettendo altra anidride carbonica e metano in atmosfera intensificando così l'effetto serra e l'aumento di temperatura del pianeta che poi comporta surriscaldamento degli oceani, fenomeni meteorologici devastanti, combustione spontanea di foreste come si è visto ad agosto 2019 in Alaska e Siberia, schianti di foreste... E altri alberi che se ne vanno, e altra capacità di immagazzinare CO2 che scompare, e altra CO2 che rimane nell'atmosfera, e altra temperatura che aumenta... in un circolo vizioso a cui solo l'uomo spetta la possibilità e il dovere di porre fine, per la propria stessa sopravvivenza. Eppure le priorità sembrano essere altre, come acquistare l'ultimo modello di IPhone da 1300 euro che magari è costato devastazioni ambientali, inquinamenti irrecuperabili e sfruttamento di esseri umani per estrarre i minerali rari necessari per costruire quella tecnologia.

Abete sradicato
Il tappeto di erba e muschio strappato da un abete sradicato dalla furia del vento

Siamo così abituati a dare per scontata la Natura intorno a noi e a vivere in ambienti artificiali fatti di cemento, alluminio e plastica che pensiamo di poterne fare a meno e di poterla sfruttare senza limiti, tanto ce ne sarà sempre di Natura, come ci sarà sempre aria da respirare e acqua da bere e cibo per nutrirci. Ma ogni anno l'"Earth Overshoot Day", ovvero il giorno in cui la Terra esaurisce le sue risorse naturali annuali, arriva prima: il 29 luglio in questo 2019 che volge al termine, ciò significa che il 29 luglio scorso le risorse naturali della Terra per il 2019, come l'aria, l'acqua e il cibo, sono terminate; che la nostra domanda di aria, acqua e cibo ha superato la capacità del pianeta di rigenerare quelle risorse nel corso di un anno e che, a partire da quella data, inizieremo ad attingere alle riserve del pianeta consumando molto più di quello che dovremmo. Era il 1° agosto nel 2018, il 2 agosto nel 2017, il 22 agoto nel 2012... Aspettiamo di arrivare al 1° gennaio?

La bellezza, il senso, l'importanze e il valore di questo libro e dell'analisi che compie sulle relazioni dell'ecosistema bosco e sulle origini e conseguenze della tempesta Vaia-Adrian sta anche nel messaggio che lascia: un libro che suona come un monito a non dimenticare le nostre origini, la necessità di vivere in equilibrio con il pianeta che ci ospita, il bisogno di riconnessione con l'ambiente naturale che ci mantiene in vita. Un monito a non guardare da un'altra parte ammaliati da un finto progresso che è regresso, mentre confondiamo lo sfruttamento con lo svluppo e ci precipitiamo in una folle e consapevole corsa suicida verso un insostenibile futuro ormai prossimo, dimenticandoci che sono le piante la fonte di vita e salvezza di ogni essere vivente, uomo compreso, che "sarà una pianta a salvarci".

"C'era una volta il bosco" entra nella consapevolezza di chi ha a cuore la Natura e il futuro dei propri figli, come un raggio di Sole che illumina la giusta direzione da seguire nel cammino dell'Umanità attraverso il boscoso reame della sua evoluzione, un sentiero nel bosco che non possiamo più far finta di non vedere...

Roberto Ciri - Accademico GISM - VieNormali.it

C'era una volta il bosco C'era una volta il bosco

Paola Favero, Sandro Carniel

Ulrico Hoepli Editore S.p.A.

278 pp. - 19,90 €

Con foto a colori

Formato 15x23 cm

Testo in italiano


Per informazioni e ordini:

Scheda del libro nel sito Hoepli Editore

Paola FaveroPaola Favero, forestale, scrittrice, vincitrice Bancarella Sport per la montagna 2002, premio Marcolin 2005, alpinista, esperta di educazione ambientale, già comandante del Distretto Forestale di Agordo e del Reparto Carabinieri per la Biodiversità di Vittorio Veneto. Oltre a 18 libri legati alla montagna, tra cui racconti per ragazzi, libri naturalistici e di alpinismo, raccolte di antiche leggende cimbre e ladine, ha pubblicato decine di articoli e tenuto convegni e conferenze sulla montagna e sulle foreste e i cambiamenti climatici. A marzo del 2019 le è stato conferito il Premio Internazionale "Una mimosa per l'ambiente" assegnato annualmente in occasione dell'8 marzo a una donna che si sia particolarmente distinta nella salvaguardia della natura. Dal 1996 è socia accademica del GISM, gruppo italiano scrittori di montagna.



Sandro CarnielSandro Carniel, oceanografo presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche, attualmente dirige il dipartimento di ricerca Centro STO CMRE di La Spezia. Autore di oltre 250 tra pubblicazioni e contributi scientifici su riviste internazionali di settore, da sempre affronta i temi dei rapporti tra oceani e clima con un approccio multi-interdisciplinare. Parallelamente svolge attività di divulgazione scientifica sul ruolo dei mari attraverso scrittura, programmi televisivi e blog. Nel 2018 si è aggiudicato il Premio "Costa Smeralda" (sezione saggistica) con il libro Oceani, il futuro scritto nell'acqua (Hoepli).









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