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La vetta della Levanna Orientale dal Col di Sea |
Regione: Piemonte (Torino)
Alpi e Gruppo: Alpi Occidentali - Alpi Graie - Gruppo Levanne Provincia: Torino Punto di partenza: Rif. Paolo Daviso (q. 2280 m) Versante di salita: S Dislivello di salita: 1275 m - Totale: 2550 m Tempo di salita: 2,15 h - Totale: 5,45 h Periodo consigliato: fine giugno - metà settembre |
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Questa vetta s'innalza a cavallo della Val Grande di Lanzo e la Valle di Locana proprio sopra il lago di Ceresole. E' geograficamente la più importante (ma anche la più bassa) delle tre cime denominate Levanna perchè punto di unione di tre creste. La salita descritta prevede l'effettuazione in due giornate con posto tappa intermedio al Rifugio Paolo Daviso. Il secondo giorno consiglio di partire al mattino abbastanza presto dal Rifugio in modo tale da evitare i frequenti mutamenti meteorologici caratteristici delle valli di Lanzo.
Salire al Rif. Paolo Daviso.
Dal Rifugio Paolo Daviso imboccare il sentiero diretto al Col di Sea: tale sentiero si sviluppa sui pendii dietro il rifugio ed è ben marcato e visibile. Ignorando il bivio contrassegnato con la vernice rossa per il Col Girard si prosegue in un percorso misto che arriva facilmente al Col di Sea (2.595 m; 35 min). Da qui il sentiero non è più molto evidente nè ben segnalato (presenza di alcuni ometti di pietre) ma intuitivo è il suo percorso che risale a piccoli tornanti la morena detritica posta in direzione NO. Risalita la morena si attraversa interamente un breve pianoro di pietraia per risalire il successivo pendio sempre in direzione NO tenendosi distanti dalle ripide pareti rocciose poste sulla sinistra. Tale pendio è in pratica già una lingua del ghiacciaio della Levanna oggi ricoperta dalle pietre e dai detriti, si nota infatti molto spesso il ghiaccio sotto di essi. Risalito tal pendio si arriva a quota 2.900 metri circa dove si estende il vero e proprio ghiacciaio. (2.900 m; 1h 30m).
Tale ghiacciaio al momento del nostro attraversamento si mostrava abbastanza crepacciato ma di facile attraversamento in quanto la zona di passaggio percorre un linea retta che evita le zone pericolose e lo taglia in direzione NO sin sotto una bella cresta rocciosa che scende curvando dalla parte superiore del ghiacciaio chiamato Glacio nevato superiore. Giunti nei pressi della cresta ha inizio la variante alla salita normale che si sviluppa su detriti e placconi granitici nell'ampio canalone a sinistra (presenza di pochi ometti segnavia). Il percorso variante che propongo io risale la cresta sino al ghiacciaio superiore in facile ma delicata arrampicata su solidissimi blocchi di granito.
Tolti i ramponi risalire in direzione NE il pendio di sfasciumi sino ad arrivare nei pressi di un piccolo e facile nevaio che dovrà essere attraversato perpendicolarmente. Imboccare da qui un canale appoggiato che, in facile arrampicata (II+/III) porta su un ampio terrazzino; qui vi è l'unico passaggio un po' impegnativo della salita che vede il superamento di una parete di circa quattro metri. Vi sono diversi modi possibili di attraversarlo ma la difficoltà minima di tutti i possibili passaggi è IV+. Vi è comunque la possibilità di proteggere bene il passaggio. Superata questa difficoltà si arriva su terreno abbastanza facile (II/III) non esposto in cui si può anche salire slegati in piena tranquillità. Si arriva quindi nei pressi di una targa metallica cementata su una roccia. Risalendo ancora si arriva nei pressi del glacio nevato superiore (3.200 m; 2h 30m).
Valutandone le condizioni si potrà decidere se risalirlo in diagonale in direzione NE sino ad arrivare sotto una sella a V o se passare al di sotto di esso, sul filo del dirupo e poi risalirlo sul fianco ad E su sfasciumi. Puntare su entrambi gli itinerari verso una stretta insellatura posta tra un'aguzza punta a sinistra e la cresta che conduce alla vetta della Levanna orientale a destra. Poco sotto questa insellatura si intravede una traccia di ripido sentiero su sfasciumi e pietre che passa sotto le ripide rocce della cresta puntando ad un'ulteriore insellatura decisamente più ampia. A questo punto si è a un passo dalla meta, percorrendo verso sinistra la facile e piatta linea di cresta si giunge alla croce della falsa vetta (3.499 m; 3h 15m). La vera vetta a quota 3.555 m invece rimane sulla destra dell'ultima insellatura raggiunta e la si può raggiungere seguendo la linea di cresta in arrampicata.
La discesa avviene sull'itinerario di salita facendo particolare attenzione, in caso di nebbia pomeridiana (molto frequente), all'attraversamento del primo ghiacciaio, ma soprattutto alla facilissima possibilità di smarrire il sentiero sotto al col di Fea trovandosi a vagare in ripidi pendii erbosi posti tra salti rocciosi. Utile allo scopo sarebbe rilevare preventivamente con la bussola alcuni punti significativi durante la salita (2h 30m in condizioni ideali).
La salita può essere considerata alpinistica da tutti i versanti e, in base alla via di salita si può avere a che fare con roccia, neve e ghiaccio o entrambi. I principali itinerari di salita sono tre: uno dalla valle di Locana attraverso il Colle Perduto; due dalla val Grande di Lanzo di cui una via è considerata normale e una alpinistica sulla cresta E. Tale relazione tratterà di una variante alla via normale dalla val Grande.
Il Glacio nevato superiore e la cresta di vetta | Sulla cima | Breve passaggio esposto sulle placconate sopra i gradoni granitici |
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