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Regione: Veneto (Belluno) ![]() Alpi e Gruppo: Dolomiti - Alpi Dolomitiche - Gruppo Pizzocco Provincia: Belluno Punto di partenza: Canal del Mis (q. 620 m) Versante di salita: O Dislivello di salita: 1520 m - Totale: 1550 m Tempo di salita: 3,30 h - Totale: 7,00 h Periodo consigliato: tutto l´anno |
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Cima all´interno del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, chiude la dorsale che dal Pizzocco delimita la destra orografica della valle del Mis. Dalla cima si gode una stupenda e unica vista dell´intero versante occidentale della catena dei Monti del Sole, dal Piz di Vedana al Pizzon. La centralità di questa vetta estremamente panoramica permette comunque di godere di una bella immagine su tutte le principali cime del Parco, dalla Schiara al Pavione, ma offre anche inaspettate visioni delle più importanti cime dolomitiche.
Da Sospirolo (BL) si risale la valle del Mis. Dopo l´ultima galleria, a sinistra, un ponte bailey in ferro porta sull´altra sponda del torrente Mis su dove c´è spazio per parcheggiare.
Per strada bianca comodo fino al borgo di Pattine, poi si sale per facile sentiero CAI 802 l´intera valle di Campotorondo fino a quota 1635 m ca, senza raggiungere l´omonima casera (2,00 h ca). Nei pressi di una radura, a sinistra, all´imbocco della valle del Menegaldo, una debole traccia entra nella macchia (non segnalato) e la si segue in direzione SE per circa 10 min dove appare più comodo, fino ad una radura con dei massi (sporadici ometti), pensando “sarà giusto?".. Poi sempre per traccia un pò meglio ma sempre un pò così-così, si sale a sinistra su per ripido pendio, trovando qualche piccolo ometto e aggirando i salti rocciosi per logico percorso. Ambiente roccioso / erboso / ghiaioso / carsico (!). Si esce dalla rada macchia di larici e si giunge in una piccola conca morenica (Pian dei Cavai). Da qui senza traccia obbligata (anche perché non c’è nessuna traccia..), si punta ad una evidente selletta erbosa sulla sinistra che si rimonta su terreno inizialmente ghiaioso (ripido e faticoso, ma breve). Infine per panoramica cresta erbosa si arriva sulla cima (q. 2140 m, 3,30 h).
Piccola piramide di sassi sulla cima con una scritta nera poco dignitosa, M. AGNELEZZE 2140 m.
Come per la salita.
Alternativa: potrebbe capitare che per scendere dall’Agnelezze si decida di andare verso Forc. Pelse per poi riprendere il sentiero CAI 802. La scelta merita attenzione perché in questi luoghi tracce, segnavia e ometti sono pressochè inesistenti! Seguendo una certa logicità si ridiscende al Pian dei Cavai e lo si attraversa verso S in direzione dell´alta depressione carsica del Menegaldo, fino ad entrare nella rada macchia di larici (debole traccia iniziale poi qualche ometto, erba alta e terreno pietroso). Qui bisogna un pò intuire la giusta direzione, anche seguendo una certa logicià, anche se alle volte può capitare di tornare sui propri passi (terreno carsico). Si inizia a risalire in direzione della forcella, ritrovando una traccia e un teschio di cervo con qualche ossa che fanno voglia di mettersi a correre! Col fiato lungo, guardandosi alle spalle di non essere inseguiti dai lupi affamati, si giunge su una piccola distesa di mughi (Forc. Pelse) che si attraversa dove è più comodo trovando il sentiero CAI 802 che riporta a Pattine (1,30 h dalla cima di Agnelezze).
Abbandonato il sentiero 802 che porta alla casera di Campotorondo, la salita alla cima è da intuire e anche un pò da improvvisare. Alcuni ometti (comunque utili e di conforto) possono indicare più il passaggio umano pittosto che il percorso effettivo, che non è obbligato. Anche descrivere il percorso verso forcella Pelse non è facile per i luoghi isolati che si attraversano, privi di tracce e riferimenti. Servono un pò di intuizione, logicità e buon senso, oltre che una discreta forma fisica per completare il giro nelle corte giornate autunnali.
Gita da effettuare con certezza assoluta di bel tempo per l´intera giornata. Con il brutto tempo ci si priva anche della cosa più bella: il bellissimo e inaspettato panorama che si gode da questa piccola cima secondaria.
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