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Il Pizzo di Rodes ripreso da NE, dalla Punta di Santo Stefano |
Regione: Lombardia (Sondrio)
Alpi e Gruppo: Prealpi - Prealpi Lombarde - Gruppo Alpi Orobie Provincia: Sondrio Punto di partenza: Rifugio Alpini di Piateda, Alle Piane (q. 1530 m) Versante di salita: N Dislivello di salita: 1300 m - Totale: 2600 m Tempo di salita: 3,45 h - Totale: 7,00 h Periodo consigliato: da metà luglio a metà ottobre |
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Vetta dalle linee eleganti, situata al vertice di lunghe e articolate creste. La posizione isolata e decentrata verso N rispetto alla catena principale e l’altezza considerevole, la rendono un belvedere giustamente rinomato. Il panorama di vetta sui tremila del gruppo ma più in generale su tutte le maggiori vette orobiche è veramente eccezionale, molto interessante anche quello sulla dorsale retica Corna Mara - Cime di Rogneda - Vetta di Ron – Punta Vicima – Pizzo Calino, mentre all’orizzonte lontano sfilano gran parte delle vette dell’Arco Alpino, dal Monte Rosa e l’Oberland Bernese ad W fino all’Adamello ad E.
La via normale da Nord, proposta qui di seguito, ricalca in buona parte il frequentato itinerario sci alpinistico e non presenta difficoltà particolari o esposizione, inoltre è segnalata con cartelli, segnavia ed ometti di pietre, fino in vetta.
Provenendo da Morbegno, al termine della tangenziale di Sondrio si prende la strada per Piateda e seguendo i cartelli si sale a Piateda Alta, Pam e Previsdomini. Giunti ad un incrocio, si tralascia la strada a destra per Vedello, Agneda e Ambria e si prosegue a sinistra per Piateda Alta, Gaggio, Le Piane 12 km. Si oltrepassa la bella chiesa di Piateda Alta e dopo alcuni tornanti si arriva alla località Dosso del Sole, dove ad un bivio si prende a sinistra per Le Piane. La strada diventa poi sterrata e per potervi accedere bisogna munirsi di permesso presso il Bar Luna o il Bar Centro di Piateda (€ 5,00). Ad ogni modo, si prosegue lungo la stradina con diversi tornanti giungendo infine alle case della località Le Piane. Poco più avanti, ad un tornante sinistrorso, si tralascia la deviazione a destra per Lemmarsc (Legnomarcio) e si sale fino alla larga distesa prativa e al piazzale di fronte al Rifugio Alpini di Piateda, dove si parcheggia.
Dal piazzale antistante il rifugio si imbocca una carrareccia che si alza per prati in direzione SE. Il cartello posto al suo inizio riporta tra le altre destinazioni: Bocchetta di Santo Stefano 4.00, invero ci si impiega h. 3.45 per giungere in vetta al Pizzo di Rodes, con un passo decisamente normale. Più avanti la pista si trasforma in una mulattiera che entra nel bosco con un percorso un poco altalenante. Poi, dopo una breve discesa, esce di nuovo all’aperto. Si affronta ora un tratto in lieve discesa sopra una lunghissima passerella in legno, che permette di evitare una zona acquitrinosa e al suo termine si attraversa il torrente Serio sopra un ponticello in legno.
Appena dopo il ponticello, a sinistra c’è l’Alpe Armisola (q. 1627 m), ma i cartelli indicano di svoltare a destra, per Piateda di Sotto e Pizzo di Rodes. Inizialmente il percorso è pianeggiante e su terreno un po’ alluvionale, si passa di fianco ad un grosso masso erratico, poi il sentiero inizia a salire nel rado bosco. I segnavia sono sbiaditi e spesso distanziati, ma la traccia è abbastanza evidente. Si arriva poi in una specie di radura dove le tracce diventano un po’ confuse e i segnavia molto sbiaditi, ma se si presta un poco di attenzione si individua quella che svolta decisamente a sinistra e inizia a salire sempre nel rado bosco, diventando subito ben marcata.
In questo tratto il sentiero è abbastanza ripido e anche un po’ incassato nel terreno sassoso, bisogna quindi prestare attenzione a non scivolare, soprattutto in discesa. Dopo aver risalito il bosco con diverse svolte si esce all’aperto e di fronte, un poco sulla destra e ad una distanza di circa 50 metri, si può già individuare il tetto della Baita Piateda di Sotto (q. 1796 m), che si trova sotto ad una rupe. Con breve percorso pianeggiante e dopo aver attraversato un ramo del torrente, si arriva quindi a questa baita isolata. La traccia prosegue pianeggiante alla sua destra, allo scopo di aggirare la rupe soprastante, poi continua in leggera salita.
Circa 130 metri dopo la baita, il sentiero svolta a sinistra e risale a lungo un ripido dosso con arbusti e radi larici. Al termine di questo rado bosco, dopo un traverso a sinistra, si arriva ad un bivio segnalato da un cartello in legno. Qui si abbandona la traccia pianeggiante a sinistra per il Rifugio Gino e Massimo e si prosegue a destra, in salita sul dosso erboso. Seguendo la traccia che è sempre abbastanza evidente e i segnavia, si risalgono i lunghi dossi del pascolo, sempre in direzione SE. Più in alto, sulla sinistra appare la bella piramide regolare della Punta di Santo Stefano, mentre a destra sono ben evidenti i possenti contrafforti N del Pizzo di Rodes che nascondono la vetta.
Il percorso diventa ora ben individuabile, al punto che si potrebbe anche salire a vista, ma si segue la comoda traccia segnalata che infine conduce alla Bocchetta di Santo Stefano (q. 2378 m). Da questo valico, che si trova alla base della cresta NW della Punta omonima (vedi 1a immagine di dettaglio), si prosegue in direzione SSE, nel largo vallone che separa le due cime precitate, inizialmente con percorso pianeggiante, aggirando i dossi rocciosi. Poi si inizia a salire su terreno detritico, seguendo sempre i segnali rossi che più avanti portano a risalire un ripido pendio a sinistra, allo scopo di aggirare un salto di rocce.
Si prosegue poi verso l’evidente Bocchetta di Reguzzo (q. 2621 m), che divide la cresta SSW della Punta di Santo Stefano da quella NE del Pizzo di Rodes. Una cinquantina di metri prima di raggiungere questo valico, si traversa a destra (bolli rossi) e si va a risalire l’evidente e largo pendio detritico, poco ripido, che permette di aggirare con un percorso a semicerchio da destra verso sinistra, la difficile cresta NE del Rodes. Si arriva quindi in una conca alla base del versante N della nostra montagna, dove c’è una pozza e resti di neve che persistono fino a tarda stagione (q. 2686 m, vedi 2° immagine di dettaglio).
Seguendo ora una labile traccia segnalata con alcuni ometti di pietre, si imbocca una specie di sentierino, elementare, che traversa in obliquo, da sinistra verso destra, il breve versante N della montagna e si arriva sulla cresta N, che è precipite sul versante opposto. Seguendo di nuovo i bolli rossi si prosegue su detriti un poco a sinistra del filo di cresta, si supera un facile gradino roccioso, poi si sale ancora su detriti fino in vetta, senza difficoltà o esposizione.
Come per la salita, ma è consigliabile concatenare la vicina Punta di Santo Stefano per l’aerea cresta SSW, vedi relativa relazione. Fino alla Bocchetta di Reguzzo il percorso è il medesimo per entrambe le vette. Da questa bocchetta alla Punta di Santo Stefano il dislivello è di 76 metri e ci si impiega 20 minuti.
Il rifugio Alpini di Piateda viene aperto su prenotazione. Tel: 348 72 34 261 opp. 0342 21 90 44 opp. 0342 37 02 21
Immagine ripresa alla Bocchetta di Santo Stefano (q. 2378 m) | L’itinerario, dalla pozza (q. 2686 m) | I colossi orobici, dalla vetta |
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