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Immagine ripresa poco sotto il Lago di Pescegallo |
Regione: Lombardia (Sondrio)
Alpi e Gruppo: Prealpi - Prealpi Lombarde - Gruppo Alpi Orobie Provincia: Sondrio Punto di partenza: Gerola Alta (q. 1047 m) Versante di salita: NW Dislivello di salita: 1140 m - Totale: 2280 m Tempo di salita: 4,00 h - Totale: 5,15 h Periodo consigliato: da maggio a novembre |
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Interessante e panoramica traversata che permette di concatenare il Monte Motta e la Cima del Larice, che si elevano sulla cresta che divide la Valle di Pescegallo ad W dalla Valle di Bomino ad E, entrambe laterali della Val Gerola. La prima parte del percorso, fino alla vetta del Monte Motta, si svolge interamente all’interno di fitti boschi, lungo sentieri segnalati che risalgono l’ampia dorsale NW della montagna. Mentre la seconda parte, che prevede la traversata di cresta che è in prevalenza erbosa con rocce affioranti, si svolge solo in parte su sentiero, dato che esso non segue sempre il crinale ma lo aggira a mezzacosta sul versante W. Tuttavia, l’itinerario di ascesa alla Cima del Larice per la dorsale NW è facile ed evidente.
A Morbegno si prende la strada per la Val Gerola e si sale fino a Gerola Alta. Giunti a metà paese, circa cento metri prima della chiesa, la strada compie due curve ravvicinate, a forma di “S”. Qui si abbandona la strada principale e si svolta a sinistra, attraversando il torrente sopra un ponte. Si lascia l’auto nei parcheggi presenti lungo la strada, in riva al fiume.
Dal parcheggio si retrocede fino al ponte appena attraversato e, seguendo le indicazioni di un cartello con il segnavia 119 che riporta: Bominallo h 1.00, Monte Motta h 2.50 e Lago di Pescegallo h 4.20, si prosegue lungo la strada in direzione N, fino ad un bivio che giunge dopo una trentina di metri. Qui si imbocca a destra una sterrata che ben presto si trasforma in sentiero e che sale con moderata pendenza. Poco più avanti si tralascia una deviazione a destra e si prosegue diritti in salita, come pure ad un successivo bivio. Il sentiero segnalato entra poi nel bosco e continua a salire in direzione N, fino a raggiungere i prati con le Baite di Bominallo (q. 1355 m).
Queste baite sono suddivise su 3 nuclei. Il primo, quello più in basso, è posto all’inizio dei prati, dove il sentiero esce dal bosco. Un secondo piccolo nucleo, di due o tre baite, si trova sulla sinistra. Infine c’è il terzo nucleo, formato da diverse baite sparse, disposte un centinaio di metri in verticale sopra le prime. Su traccia quasi del tutto inesistente bisogna raggiungere queste ultime, lungo la dorsale erbosa NW della montagna. La traccia sale poi tra queste case sparse e con un lieve traverso a destra entra di nuovo nel bosco. Si prosegue ora su sentiero più evidente e di nuovo segnalato da bandierine e più avanti si arriva ad una pozza, dove c’è un bivio.
Si prende a sinistra a si continua a salire nel bosco con moderata pendenza, sempre lungo la larga dorsale, fino a raggiungere la vasta radura della località Piaz (q. 1695 m). Il sentiero prosegue a sinistra dell’unica baita di questa località e diventa più ripido. Più in alto si arriva ad un pianoro con due baitelli diroccati, da dove è ben visibile l’alta croce di vetta del Monte Motta. Bisogna ora affrontare l’ultimo ripido strappo nel bosco, sempre su sentiero segnalato, che conduce all’ampia distesa di prati che caratterizza la cima del Monte Motta (q. 1984 m, h 2.30 / 2.45). Dopo la dovuta sosta per ammirare il bellissimo panorama, si prosegue lungo la dorsale in direzione SE, con qualche saliscendi e senza alcuna difficoltà, fino al vertice della (q. 2004 m).
Sul versante opposto questa quota presenta un salto roccioso di una cinquantina di metri, che si aggira a destra, scendendo inizialmente i prati dove si trovano dei paravalanghe e poi con un breve ma un po’ esposto traverso sopra una cengetta rocciosa. Si arriva in questo modo alla sella che divide la precitata (q. 2004 m) dalla successiva (q. 2043 m). Qui si riprende il sentiero segnalato che aggira sul versante W quest’ultima quota e al termine di questo traverso, dove iniziano i paravalanghe, senza percorso obbligato si sale a sinistra e per la facile cresta NW si guadagna la vetta della Cima del Larice (q. 2045 m, h 3.45 /4.00).
Si offrono due possibilità:
1°) Come per la salita.
2°) Da Pescegallo
In questo caso, dalla Cima del Larice si scende lungo la cresta S, per una cinquantina di metri o poco più, fino al pianoro sottostante dove la cresta si divide. Si abbandona quella principale spartiacque e si scende lungo la dorsale erbosa sulla destra. Poco sotto, quando la discesa inizia a farsi ripida, abbiamo due possibilità. La prima e di scendere a sinistra un canaletto erboso, all’inizio stretto, che dall’alto sembra essere assai ripido ma che in effetti non lo è (vedi 2a immagine di dettaglio della relazione: Cima del Larice).
Tale canaletto è anche facile da individuare, in quanto sotto la sua verticale c’è la diga del Lago di Pescegallo. La seconda possibilità e di scendere poco a destra di questo canaletto, su ripidi prati con radi larici, per circa 30 / 40 metri, fino ad incrociare il sentiero segnalato che traversa il versante W della montagna. Seguendolo verso sinistra, si entra subito nel canale precitato, che ora si allarga di molto. In ogni caso, si scende ora seguendo il sentiero segnalato fino al Lago di Pescegallo (q. 1839 m). Da qui si segue la stradina che inizialmente scende in direzione SW.
Si potrebbe seguirla interamente fino a Pescegallo ma il percorso risulterebbe un po’ lungo e monotono. Come alternativa si può scendere lungo il sentiero che si stacca sulla destra dei primi paravalanghe che si incontrano. Il sentiero è segnalato con bandierine e scende in parte nel bosco e in parte all’aperto fino a giungere al grande piazzale degli impianti di risalita di Pescegallo. Se si dispone di due auto il problema è risolto, una la si parcheggia qui, altrimenti bisogna percorrere a piedi i 5 km di strada asfaltata che separano questa località dal parcheggio a Gerola Alta.
Le immagini della relazione: Cima del Larice, possono fornire utili indicazioni.
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