|
|
|
Il versante W del Pizzo di Presio, dai pressi della Baita Pertuso |
Regione: Lombardia (Sondrio) ![]() Alpi e Gruppo: Prealpi - Prealpi Lombarde - Gruppo Alpi Orobie Provincia: Sondrio Punto di partenza: Ronco, Fraz. di Tartano (q. 1159 m) Versante di salita: W-S Dislivello di salita: 1233 m - Totale: 2466 m Tempo di salita: 4,00 h - Totale: 7,30 h Periodo consigliato: da maggio a ottobre |
|
||||||||||||||||||||||||||
|
||||
Mentre si percorre la S.S. 38 nei pressi dell’abitato di San Pietro Berbenno, se si volge lo sguardo verso S, si vedrà apparire la rocciosa parete N del Pizzo di Presio, uno dei più bei spettacoli offerti dalle Orobie di questo settore. La montagna occupa una posizione decentrata verso settentrione e a ridosso della Valtellina che la rende un balcone panoramico eccezionale sul Gruppo del Masino, Bernina e sulle Orobie, per nulla disturbato dalla presenza, verso S, dei più elevati Pizzo Gerlo e Monte Seleron. Anzi, su queste due montagne offre una stupenda visione dei poco conosciuti versanti settentrionali.
L’itinerario proposto è la via normale dalla Val Tartano e pur essendo leggermente più impegnativo rispetto a quello della cresta NE riportato nell’altra relazione, non pone particolari difficoltà, purché la cresta finale S, un po’ aerea, sia in buone condizioni. Tuttavia, ad inizio stagione il pendio W è sicuramente ricoperto di neve, spesso ghiacciata data l’esposizione e richiede quindi l’uso di piccozza e ramponi.
Provenendo da Morbegno, si lascia sulla destra la località di Talamona e prima di attraversare il ponte sull’Adda, seguendo le indicazioni per la Val Tartano, si abbandona la statale 38 e si svolta a destra. La strada, abbastanza stretta, risale la valle con numerosi tornanti, raggiunge Campo e poco dopo Ronco. Presso questo piccolo centro c’è un solo incrocio, qui abbandoniamo la strada principale per Tartano e imbocchiamo sulla sinistra la via Cosaggio. Dopo un centinaio di metri parcheggiamo in un largo spiazzo in discesa, dove termina la strada.
Ci si incammina lungo il sentiero che traversa da destra a sinistra proprio sopra il muro del parcheggio (segnali rari e sbiaditi). Poco più avanti c’è una prima cappella e, dopo una cinquantina di metri, in prossimità di alcune recinzioni parasassi e seguendo le indicazioni di una freccia, si svolta a destra. La mulattiera, protetta a valle da muri in pietre, sale con un lungo traverso nel rado bosco e conduce ad una seconda piccola cappella. Qui inizia una breve serie di tornanti e poco sopra si arriva in un poggio con una piccola radura, proseguiamo lungo il sentiero principale che in questo punto compie una breve discesa ed entra in Val Vicima. Si traversa quindi per un buon tratto in direzione E/SE, oltrepassando una terza cappella. In diversi punti la mulattiera, sempre larga e facile, è sorretta da muri in pietra e si affaccia su profondi dirupi. Con alcune svolte si sale poi alle baite di Vicima (q. 1514 m).
Si prosegue lungo il sentiero, solo in parte segnalato e poco sopra le baite troviamo un bivio, con un cartello. Qui si prende a sinistra per Casera e Passo Vicima. Dopo un paio di svolte giungiamo ad un secondo bivio. A sinistra c’è un piccolo cartello appeso ad un albero recante la scritta Zocca, tralasciamo questa indicazione e proseguiamo a destra. Dieci metri più avanti, sulla sinistra, c’è una fontanella ricolma di terra e poco più avanti troviamo alcune baite, le prime completamente diroccate, le altre in migliori condizioni di conservazione ma anch’esse ormai in completo abbandono, vi troviamo anche la quarta cappella. Proseguiamo lungo la mulattiera, in direzione SE, i segnali sono sempre molto rari e sbiaditi ma la traccia è ben evidente.
Dopo aver attraversato una zona boschiva, si sale fino ad incrociare una pista sterrata, in prossimità di un tornante. Si continua ora lungo questa pista e circa 300 metri più avanti si arriva alla Casera di Vicima (q. 1765 m). La prima ad apparire è una baita isolata con a fianco, sulla destra, un larice secolare. Poco più in alto e sulla sinistra si intravvede un largo caseggiato, ma la pista prosegue sulla destra. Si guada il torrente e si risale ora la Val Vicima sulla sinistra orografica. Dopo alcuni tornanti si arriva all’inizio di un vasto piano pascolivo (vedi prima immagine di dettaglio della relazione: Cima della Zocca). Da questo punto sono ben visibile le due baite che si trovano in mezzo al piano, la più grande delle quali è appoggiata ad un grosso masso. Mentre in direzione N appare ben individuabile la cupola erbosa della Cima della Zocca e più a destra, Il Pizzo.
Più o meno sotto la verticale di quest’ultima cima è posizionata la Baita Pertuso (q. 2114 m) che dovrà essere la nostra prossima meta. Abbiamo due possibilità per raggiungerla, la prima è la più diretta ma anche la più faticosa: dalle due baite si sale alle loro spalle, diritti lungo il pendio cespuglioso con radi larici, fino ad incrociare una traccia ben marcata che ci conduce ai ruderi della baita precitata. La seconda è quella di proseguire lungo la pista che, al termine del piano, compie alcuni tornanti e conduce ad un secondo grande piano pascolivo. Proprio dove inizia questo piano c’è una traccia, poco visibile, che si stacca sulla sinistra. Seguendola, si compie un traverso obliquo da destra a sinistra (vedi immagine principale della relazione: Cima della Zocca). Nel prosieguo la traccia diventa più marcata e conduce ai ruderi della Baita Pertuso.
In ogni caso, dalla baita precitata ci dirigiamo in direzione dell’evidente versante W del Pizzo di Presio. Non c’è un percorso obbligato da seguire, si può percorrere il centro del valloncello/conca, in particolare se c’è neve dura che facilita il percorso, oppure si può raggiungere una traccia, alta sulla sinistra, che traversa sotto Il Pizzo. Il nostro primo obbiettivo è la rampa obliqua, da sinistra a destra, che spezza in due settori una specie di sperone roccioso che si trova al centro del versante W della montagna. Giunti alla base di questa rampa e, valutata la necessità o meno di dover utilizzare piccozza e ramponi, si inizia a risalirla al centro. Al termine del traverso si sale più o meno diritti, fino ad individuare, un poco sulla sinistra, una bocchetta che permette di accedere alla cresta, a sinistra delle rocce situate sopra la nostra verticale.
Raggiunta la cresta, si inizia a percorrerla lungo il filo, fino a quando, poco prima della vetta, bisogna abbassarsi un paio di metri sulla destra, allo scopo di utilizzare una stretta e breve cengia. Si riprende poi il filo, lungo il quale si supera anche l’ultimo risalto roccioso, un po’ aereo. Infine, si percorre un largo pendio erboso, di una decina di metri, che conduce in vetta.
Come per la salita.
![]() ![]() |
||
Link sponsorizzati, in qualità di Affiliato Amazon vienormali.it riceve un guadagno dagli acquisti idonei. |
|
KONG Mouse![]() |
CT Serie Friend![]() |