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Immagine ravvicinata ripresa dai pressi del Rifugio Ventina |
Regione: Lombardia (Sondrio)
Alpi e Gruppo: Alpi Occidentali - Alpi Retiche - Gruppo Masino Provincia: Sondrio Punto di partenza: Chiareggio (q. 1612 m) Versante di salita: NNE Dislivello di salita: 1400 m - Totale: 2800 m Tempo di salita: 4,30 h - Totale: 8,30 h Periodo consigliato: da metà luglio a metà settembre |
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Imponente piramide rocciosa, si eleva isolata a SSW del Passo Ventina. Dai rifugi Gerli-Porro e Ventina si presenta agli alpinisti con una struttura elegante e attraente, ma è dal versante opposto, quello rivolto alla Val Sassersa, che mostra il suo lato migliore, formato da una maestosa parete di rocce rossastre.
La via normale si svolge lungo la cresta NNE che inizia al Passo Ventina e, pur non essendo difficile, richiede un certo impegno, sicuramente superiore a quello del vicino e maggiormente frequentato Pizzo Cassandra. Dopo il primo intaglio bisogna affrontare un breve passaggio di III+, il più impegnativo dell’intera ascesa, ma ci sono altri punti che richiedono una certa esperienza nell’arrampicata e nel saper scegliere l’itinerario migliore, sebbene lungo la cresta siano presenti diversi ometti di pietre. È una cima poco frequentata, probabilmente perché le vie d’ascesa non sono mai semplici, merita comunque di essere raggiunta, sia per la bella arrampicata che offre la via normale, sia per l’eccezionale panorama circolare.
Dettagli della salita nella fotoscalata.
A Sondrio si prende la strada per la Valmalenco, raggiunto Chiesa si prosegue fino a Chiareggio, dove si parcheggia.
A Chiareggio si attraversa il torrente Mallero sopra un ponte e si imbocca, verso destra, la pista sterrata che conduce ai rifugi. Dopo un primo tratto quasi pianeggiante la pista entra in Val Ventina. Ignorando nel prosieguo le deviazioni a sinistra e a destra, si supera il gradone della valle con un lieve strappo e si arriva al Rifugio Gerli-Porro (q. 1965 m) e poco più avanti al Rifugio Ventina (q. 1975 m, h 1,00 da Chiareggio). È un posto davvero idilliaco e molto frequentato la piana valliva dell’Alpe Ventina, con le larghe anse del torrente, il ghiacciaio con le sue alte morene laterali e le numerose vette che coronano la valle. Tra queste fa bella mostra di se stessa la nostra meta, il Pizzo Rachele.
Dai rifugi è ben individuabile anche l’intero percorso di salita, che si svolge lungo la piana valliva, sulla morena del ghiacciaio, sul ripido pendio detritico che adduce al Passo Ventina ed infine lungo la cresta NNE. Quindi, seguendo i numerosi segnali triangolari gialli dell’Alta Via della Valmalenco e le bandierine, dal Rifugio Ventina si prosegue con percorso pianeggiante in prossimità di un ramo del torrente, su grossi massi di ganda. Si inizia poi a salire lungo il fianco della morena del ghiacciaio, fino a raggiungere la sommità della stessa. Senza perdere dislivello si traversa poi a sinistra e si inizia a risalire l’erto pendio che conduce al Passo Ventina, i segnali sono sempre ben visibili.
La prima metà del pendio è formata da detriti di medie dimensioni, fino ad una conca innevata (ben individuabile nell’immagine principale), dove i segnali per ovvi motivi sono assenti. Essi proseguono sulla destra della conca e ci guidano con numerosi zig-zag sulla seconda metà del ripido pendio, fino a raggiungere il valico sopra citato (q. 2675 m). Inizia ora l’ascesa lungo la cresta NNE della nostra montagna. Inizialmente la cresta è larga e rocciosa, poi, seguendo gli ometti di pietre, si effettuano degli aggiramenti sulla sinistra, fino ad un intaglio. La breve discesa non comporta particolari difficoltà, ma la risalita, che si affronta un poco a destra del filo di cresta, presenta un passaggio di III+. È un breve ma ostico risalto che in discesa si supera con una doppia, in loco sono presenti diversi cordini per la calata.
A questo passaggio fanno seguito delle fasce trasversali di rocce, comunque superabili lungo delle fessure. Si risale poi un lungo pendio di sfasciumi che conduce ad un largo risalto quasi verticale della cresta. Questo viene superato per un canaletto diedro (II+) posizionato nel settore di destra del risalto. Il canaletto è ben appigliato ma all’uscita c’è una placchetta esposta. Anche qui è meglio affrontare la discesa con una breve doppia. Poco più avanti bisogna aggirare a destra uno spuntone roccioso, sfruttando una cengia un po’ stretta e poi un canaletto detritico che riporta in cresta, precisamente sull’anticima. Bisogna ora affrontare gli ultimo 50 metri di cresta altalenante ma abbastanza agevole che conduce in vetta.
Come per la salita.
Nota 1
Ad inizio stagione o in presenza di neve le difficoltà sono ovviamente maggiori e sono necessari piccozza e ramponi.
Nota 2
L’intenzione di uno dei gestori dei rifugi è quello di attrezzare almeno il passaggio più impegnativo per facilitare l’ascesa.
Pietro impegnato con il passaggio di III+ | Immagine ripresa dall’anticima | Immagine ripresa dalla vetta |
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