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![]() L’itinerario, ripreso dalla Casera di Gerlo |
Regione: Lombardia (Sondrio) ![]() Alpi e Gruppo: Prealpi - Prealpi Lombarde - Gruppo Alpi Orobie Provincia: Sondrio Punto di partenza: Tartano, località Piana (q. 1282 m) Versante di salita: SE Dislivello di salita: 1094 m - Totale: 2188 m Tempo di salita: 2,30 h - Totale: 4,30 h Periodo consigliato: da maggio a ottobre |
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Da occidente si presenta con una cima ben individuata sulla catena che separa la Val Vicima a N dalla Val Lunga a S, entrambe laterali della Val Tartano. Dal versante meridionale e dalla cresta SE, dove si svolge la via normale, appare invece come semplice rilievo sulla cresta del più slanciato Pizzo Gerlo, quasi a sembrarne la spalla occidentale. La salita è facile, la cresta sommitale, elementare. Panorama molto simile a quello del Gerlo, in più offre una splendida visione sull’attraente piramide di quest’ultimo.
Provenendo da Morbegno si lascia sulla destra la località di Talamona e prima di attraversare il ponte sull’Adda, seguendo le indicazioni per la Val Tartano, si abbandona la statale 38 e si svolta a destra. La strada, abbastanza stretta, risale la valle con numerosi tornanti, raggiunge Campo e poi il paese di Tartano. Da qui si prosegue sulla carrozzabile della Val Lunga e circa 200 m dopo l’abitato di Piana, in un tratto rettilineo, si arriva ad una galleria paravalanghe. Si parcheggia a destra, nel largo spiazzo che precede la galleria.
Venti metri prima della galleria il muro a monte della strada e interrotto da una rampa cementata da sinistra a destra, il sentiero segnalato da alcuni bolli rosso inizia qui. Dapprima si sale nel rado bosco con alcune svolte, seguendo i segnali, poi si traversa a destra uscendo sopra una cengia rocciosa, in vista della cascata formata dal torrente di questa ripida valle. La traccia prosegue ora in un canale secondario incassato tra pareti rocciose, a sinistra della cascata, serpeggiando nella boscaglia. Da questo ripido canale si esce verso destra, si attraversa il torrente principale e poi si prosegue lungo il sentiero, sempre ben marcato, che sale con numerose svolte nel bosco.
Al termine della zona boschiva, dove iniziano i prati, si trova la grande baita di (q. 1735 m). Venti metri prima di raggiungerla si arriva ad un bivio, bisogna prendere il sentiero principale con i bolli che sale sulla sinistra, al limite tra il bosco e i prati. La traccia, sempre ben marcata, prosegue per un buon tratto e con diverse svolte nel rado bosco, fino a raggiungere, all’inizio del pascolo, le sei baite della Casera di Gerlo (q. 1896 m), disposte su doppia fila di tre baite. Qui terminano sia il sentiero sia i segnali.
Se ora alziamo lo sguardo all’orizzonte, un po’ sulla destra, è ben visibile il Pizzo Gerlo, riconoscibile per i due alti omini in pietre sulla vetta. Mentre a sinistra, in linea retta sopra di noi e la Casera, la nostra meta appare come un semplice rilievo della cresta (vedi immagine principale). Poco più in alto della Casera di Gerlo si potrà notare una baita isolata, dopo averla raggiunta si prosegue lungo i dossi del pascolo, senza percorso obbligato, in direzione E e più avanti si raggiungono altre baite isolate.
Sul lato opposto della valle, a sinistra del torrente, c’è un largo stallone costruito completamente in pietre, noi invece proseguiamo sempre a destra (salendo) del torrente. Raggiunti i pianori superiori ci troviamo nel mezzo di un anfiteatro, racchiuso fra il Pizzo Gerlo a sinistra, ben riconoscibile per i due alti omini di pietre citati in precedenza, il Monte Seleron al centro e la sua poco rilevata cresta W a destra.
Sotto la verticale di vetta del Seleron si potranno notare tre alti omini di pietre, dietro i quali è posta la Baita Matarone (q. 2227 m) che bisogna raggiungere lungo il pascolo. Da questa baita è abbastanza evidente il sentiero che traversa a mezzacosta il versante meridionale del Pizzo Gerlo. Lo si percorre fino a giungere sotto la verticale della sella che divide il Pizzo Gerlo a destra dal Pizzo Torrenzuolo a sinistra. Su di una labile traccia si risale quindi il ripido pendio erboso fino a raggiungere questa sella.
Tuttavia, se non si riesce ad individuare la traccia che conduce alla sella o in prossimità di essa, si può tranquillamente salire a vista, il largo pendio erboso è ripido ma facile ed è percorribile in più punti. L’importante è memorizzare alcuni passaggi, per non avere problemi al ritorno nel rintracciare il sentierino che traversa, dato che dall’alto è poco evidente. Ad ogni modo, dopo aver raggiunto la sella sulla cresta spartiacque, abbiamo due possibilità. La prima è di seguire verso sinistra l’elementare cresta che in 10 minuti conduce al Pizzo Torrenzuolo. La seconda è di seguire verso destra la cresta un poco più ripida ma sempre facile (se non c’è neve o ghiaccio) che porta in vetta al Pizzo Gerlo.
Come per la salita.
Le immagini della relazione Pizzo Gerlo, possono fornire utili indicazioni
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Immagine ripresa alla Baita Matarone | L’elementare cresta SE del Torrenzuolo | Panorama di vetta |
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