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Immagine ripresa da S |
Regione: Lombardia (Sondrio)
Alpi e Gruppo: Prealpi - Prealpi Lombarde - Gruppo Alpi Orobie Provincia: Sondrio Punto di partenza: Le Teccie (q. 1255 m) Versante di salita: SSE Dislivello di salita: 1000 m - Totale: 2000 m Tempo di salita: 3 h - Totale: 5,30 h Periodo consigliato: giugno - ottobre |
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A nord del Passo di Vendullungo la dorsale montuosa che separa la Val Cervia dalla Val Madre digrada sulla Valtellina con una serie di elevazioni minori in prevalenza boschive. Sebbene alcune di queste cime superino i 2200 metri di altezza, se raggiunte singolarmente rivestono un interesse puramente panoramico, ma se vengono concatenate offrono anche un piacevolissimo e facile percorso di cresta. La prima di queste elevazioni è la Cima Campello. Con l’itinerario proposto essa viene raggiunta dal valico citato attraverso la cresta SSE, che è in prevalenza erbosa con alcune rocce affioranti facilmente superabili o aggirabili. Ne consegue che è quasi d’obbligo abbinare l’ascesa di questa modesta cima con quella del vicino e più pronunciato Pizzolungo. La cresta di collegamento, percorribile in 50 minuti, presenta grossomodo le stesse caratteristiche della precedente. Quella che porta al Pizzolungo in alcuni punti è un poco più stretta e più altalenante, comunque facile e divertente, nonostante la sporadica presenza di alberi e cespugli, renda il percorso un poco disagevole (vedi relazione di questa cima).
A San Pietro Berbenno si abbandona la S.S. 38 e si seguono le indicazioni per Fusine. Raggiunta questa località in prossimità di un’ampia curva verso sinistra, si tralasciano le strade che si staccano sulla destra e si prosegue sulla strada rettilinea, fino ad un incrocio. Qui si svolta a destra e dopo una cinquantina di metri, si prende a sinistra la via Masoni. La strada incomincia a salire stretta e con numerosi tornanti. Si oltrepassano alcuni nuclei abitativi e si arriva alla chiesa di Valmadre (q. 1164 m). Poco prima della chiesa c’è un trivio, si prende a sinistra e si sale fino alla località Le Teccie (o le Tegge). La stradina che ora attraversa, verso destra, il torrente sopra un ponte-briglia, è vietata al transito dei veicoli non autorizzati. Si parcheggia negli spiazzi che precedono il ponte, dove c’è anche una bacheca e una presa dell’acqua.
Fino alla località Dosso di Sopra (q. 1102 m) il fondo stradale è in parte asfaltato e in parte cementato. Oltre questa località diventa sterrato, ma è comunque percorribile anche da un normale veicolo. L’intero percorso su questa stradina richiede comunque massima prudenza.
Dal parcheggio, senza attraversare il ponte briglia, si retrocede sulla stradina dalla quale si è arrivati per una quarantina di metri. Esattamente dieci metri prima che il manto stradale diventi cementato, si imbocca a destra (scendendo) un sentiero poco evidente e inizialmente non segnalato. Non è comunque difficile individuarlo, dato che è l’unico presente. Esso si addentra subito nel bosco, prima con un lieve traverso a sinistra, di 6/7 metri, poi con una svolta a destra. Poco sopra appaiono i primi e rari segnavia e si passa dall’area di sosta Le Moie. Il sentiero, ora sempre ben marcato, prosegue nel bosco con alcune svolte e lunghi traversi a destra (SE), entrando nella Val Vitalengo.
Il tracciato diventa ora più ripido, si passa in prossimità di un elettrodotto e più avanti si arriva alla Baita del Cost (q. 1620 m). Si prosegue a destra di questa baita e si riprende a salire nel bosco ancora con numerosi tornanti e traversi a destra, fino a raggiungere una baita isolata. Essa si trova al margine inferiore di una radura con numerosi muretti in pietre e a destra di una valletta. Il sentiero, qui poco evidente, prosegue in verticale lungo i prati e poi verso destra. Poco sopra si raggiunge la bellissima radura dove si trova la Casera Vitalengo (q. 1927 m) e qui terminano i segnavia.
Sull’angolo della stalla a sinistra, c’è un cartello indicatore, poco stabile, non essendo ben fissato al suolo. Da questa stalla (vedi 1a immagine di dettaglio) bisogna raggiungere, lungo la verticale dei prati e in direzione E, una prima baita che si trova al limite superiore della radura. A sinistra di questa baita si rintraccia un sentierino che sale in obliquo verso sinistra, attraversando un rado boschetto di larici. All’uscita del bosco la traccia, poco evidente, prosegue verso sinistra, aggira un dosso erboso e conduce ad una seconda baita (vedi 1a immagine di dettaglio della relazione: Pizzolungo).
Si sale ora un poco sulla destra, nel largo avvallamento soprastante alla cui sommità si trova il Passo di Vendullungo. Cinquanta metri sopra quest’ultima baita, c’è un cartello indicatore. Esso indica la direzione, peraltro evidente, per raggiungere in h 0,30 il valico, ma prima è consigliabile svoltare a destra e far visita ad un antico forno del ferro, distante 10 munti di cammino (riguardo la storia del forno del ferro, vedi introduzione della relazione: Cima Vitalengo – Versante NW). Dal forno si ritorna al cartello indicatore e si sale al Passo di Vendullungo (q. 2108 m).
Da questo valico si volge a sinistra e si rimonta la cresta SSE della Cima Campello. Si aggirano a destra i primi risalti rocciosi e poi si segue la facile cresta erbosa che si snoda tra due file di boschi. Nel prosieguo si superano o si aggirano alcune rocce, senza difficoltà e si scavalca una modesta sommità. Quindi si sale alla vetta.
Come per la salita.
L’immagine principale è stata ripresa da S, dal percorso di cresta tra la Cima Vitalengo e il Passo di Vendullungo. Ovviamente questo percorso esula dalla relazione di salita alla Cima Campello.
Immagine ripresa dalla Casera Vitalengo | Sulla cresta SSE della Cima Campello, le rocce affilate vengono facilmente aggirate a destra | Panorama dalla vetta, verso S |
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