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![]() Immagine ripresa da SE, dai pressi del Pizzo Latta |
Regione: Lombardia (Sondrio) ![]() Alpi e Gruppo: Alpi Occidentali - Alpi Lepontine - Gruppo Catena Mesolcina Provincia: Sondrio Punto di partenza: Alpe Marci (q. 1879 m) Versante di salita: ESE-ENE Dislivello di salita: 1280 m - Totale: 2560 m Tempo di salita: 4,15 h - Totale: 8,30 h Periodo consigliato: estate |
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Sono due cime gemelle dalle linee eleganti e ardite. Si elevano sulla Catena Mesolcina Settentrionale, sul confine con la Svizzera (Piz di Pian, sulla CNS) e dopo il Pizzo Tambò, sono le più elevate del gruppo. La Cima NE (q. 3158 m), la più alta, è separata dalla Cima SW (q. 3149 m) da un profondo intaglio, non facile da superare. Tuttavia, anche l’itinerario di ascesa alla vetta, proposto qui di seguito, non è semplice e può essere considerato come una delle vie normali più impegnative ad un 3000 della zona dello Spluga. Le difficoltà maggiori si riscontrano lungo la parete ENE, a causa delle rocce franose e delle placche ricoperte da fine detrito, che impongono particolare attenzione. Mentre l’ultimo tratto di cresta E, pur essendo molto aereo, è abbastanza facile, ma anche qui bisogna superare un intaglio con prudenza. Qualche difficoltà potrebbe sorgere anche nell’individuazione dell’itinerario di ascesa, che in sintesi prevede:
- partenza dall’Alpe Marci – Alpe Vamlera – versante sinistro idrografico della Val Melera (non nominata sulla cartografia, tranne in quella riportata tra le pagine 336 e 337 della Guida dei Monti d’Italia: Mesolcina-Spluga) – traversata verso SSW e facile ascesa ad una sella sulla cresta a N del Pizzo Latta – risalita di questa ampia cresta fin sotto la parete E dei Pizzi dei Piani – traversata a destra e scavalcamento della cresta orientata a ENE – parete ENE fino a circa (q. 3020 m) – ascesa obliqua a sinistra, verso la cresta orientata a E – filo aereo della cresta fino in vetta.
Da Chiavenna (SO) si prosegue sulla strada per il Passo dello Spluga fino a Campodolcino, dove si svolta a sinistra e si raggiunge Isola. In questo paese, all’imboccatura del ponte sotto il parco giochi, c’è la cassa automatica per il pagamento del pedaggio (€ 3.50), che permette di accedere con l’auto sulle strade del Consorzio Forestale Boschi Isola. Seguendo le indicazioni per Valle Febbraro, si sale a Stabisotto e poi si prosegue sulla stradina, in parte asfaltata, in parte sterrata, che conduce all’Alpe Marci. Si parcheggia ai lati della strada, sul tornante adiacente la cascina dell’alpe.
La stradina che da Stabisotto sale all’Alpe Marci e più avanti raggiunge l’Alpe dei Piani, è di recente costruzione.
A destra del tornante dell’Alpe Marci si imbocca una stradina pianeggiate che in breve conduce al ponte sul torrente della Val Melera (anche qui c’è uno spiazzo dove parcheggiare). Percorrendo questa stradina, in fondo alla valle si potranno già notare, al centro la Cima NE dei Pizzi dei Piani con la sua parete ENE e alla sua destra, il Pizzo Ferré con la sua lunga e dirupata cresta E. Dopo aver attraversato il ponte si sale alle soprastanti baite di Vamlera (nucleo occidentale) e poi si prende un evidente sentiero, non segnalato, che traversa a mezzacosta i ripidi prati, in direzione W. Nel prosieguo le tracce scompaiono nella vegetazione, ma si sale senza problemi, ora in aperto pascolo. Al termine dei prati iniziano i detriti, si volge allora verso sinistra (SSW) e si risale, senza percorso obbligato, il pendio erboso e detritico che conduce ad una sella, poco individuata, sulla cresta che collega il Moncucco (q. 2390 m) ai Pizzi dei Piani. Il pendio citato è percorribile senza problemi in diversi punti, preferibilmente nella parte mediana (vedi prima immagine di dettaglio).
Raggiunta quindi l’ampia cresta poco a N del Pizzo Latta (q. 2587 m), si appoggia un poco a sinistra del filo e, sulle tracce di un sentierino, si sale verso la colata di ganda che si trova alla base della parete E dei Pizzi dei Piani. La traccia aggira parzialmente la colata sulla sinistra, poi si compie un traverso sotto la parete e si va a scavalcare la cresta orientata a ENE, esattamente a metà strada fra un gendarme rosso a destra e l’impennata della cresta a sinistra (vedi immagine principale). Scavalcata la cresta si entra di fatto nella ripida parete ENE. Con un breve traverso si raggiunge uno stretto canale, posto al centro della parete e a monte di alcuni salti di roccia. Evitare di salire le rocce a sinistra di questo canale, perché sono molto ripide e franose, esperienza personale. Conviene salire per una trentina di metri lungo il canale, che potrebbe essere innevato, in questo caso sono indispensabili piccozza e ramponi. Poi si aggira a destra una strozzatura rocciosa, su terreno ripido e friabile e si va a riprendere il canale soprastante.
Prestando attenzione anche alla possibile caduta di sassi, si sale fino a raggiungere un pendio detritico un po’ meno ripido, sotto la verticale della torre di vetta. Sulla sinistra si potrà notare una fascia di rocce chiare, rossastre. Si obliqua quindi in questa direzione, poco al disopra della fascia e su roccette franose si va a raggiungere la cresta orientata a E. All’inizio la cresta è abbastanza larga e si sale senza problemi. Poi diventa molto aerea, ma non difficile, si supera un intaglio di 4/5 metri e con un percorso a semicerchio, da sinistra a destra, si arriva in vetta. In pratica, gli ultimi 20 metri di cresta sono orientati a SW. Il panorama circolare, molto simile a quello del Pizzo Tambò, è veramente spettacolare, impreziosito dalla stupenda visione sulla piramide di quest’ultimo e sul dirupato versante SW del Pizzo Ferré.
Come per la salita.
Nota 1
Dettagli della salita nella fotoscalata.
Nota 2
La zona dei Pizzi dei Piani è purtroppo riportata su quattro angoli di quattro CNS, ma su queste cartine, l’orientamento delle creste e la struttura della parete ENE, sono molto dettagliate.
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Nell’alta Val Melera, versante E dei Pizzi dei Piani | All’inizio della parete ENE | L’aerea vetta |
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