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Il pizzo del Ferro fotografato dal bis. Valsecchi |
Regione: Lombardia (Sondrio) ![]() Alpi e Gruppo: Alpi Occidentali - Alpi Retiche - Gruppo Masino Provincia: Sondrio Punto di partenza: San Martino (q. 923 m) Versante di salita: S Dislivello di salita: 2276 m - Totale: 4552 m Tempo di salita: 7,00 h - Totale: 12,00 h Periodo consigliato: primavera - autunno |
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Il pizzo del Ferro Orientale è quello più a est dell'omonima costiera che si erge alla testata della val del Ferro per separarla, verso nord, dalla valle d'Albigna. La montagna si erge bifida sullo spartiacque tra le valli del Ferro e Qualido, tributarie della Val di Mello. E' ben visibile dalla strada provinciale della Val Masino così come dal paese di San Martino, luogo di partenza per l'ascesa. La salita non è difficile ma si svolge per gran parte su terreno disagevole e privo di traccia. Con buona visibilità, la via è però intuibile e le difficoltà maggiori si concentrano nei 400 m finali dove occorre districarsi per placche appoggiate e canalini rocciosi. Dalla vetta il panorama è notevole su valle e bacino dell'Albigna, sulle aguzze sagome delle Sciore, nonché sui rilievi che dividono la val di Mello da quella di Predarossa.
Da Ardenno, si lascia la S.S. 38 per imboccare la strada della Val Másino. Oltrepassate la località di Filorera e il Sasso Remenno, si raggiunge San Martino Valmasino, dove si parcheggia.
Da San Martino, con uno dei vari percorsi disponibili (strada carrozzabile, sentieri a dx o a sin del fiume...), ci si inoltra in val di Mello. Giunti in località Ca' dei Rogni, si abbandona il solco della valle per innalzarsi con sentiero nel bosco. La traccia si snoda sulla destra orografica della valle, sfiora alcune cascate, per poi traversare sul lato opposto lambendo l'ultimo imponente gradino granitico laddove è posta la casera del Ferro (1658 m). Nuovamente ripido, il sentiero ritorna verso il centro della valle, ora più ampia e panoramica fino nei pressi della bella baita del Ferro (1940). La via diventa qui solo una debole traccia; con percorso non obbligato, si prende rapidamente quota fino ad intravedere il poggio dove sorge il bivacco Valsecchi (2510 m). Il pizzo del Ferro orientale è la cima bifida sulla destra. Si prosegue su ganda instabile, intercettando e superando i segnavia del sentiero Roma. Obliquando verso nord-est si procede, su terreno costantemente disagevole, fino a raggiungere la più ampia ed evidente debolezza della montagna. Senza compiere virate, si risale un primo sistema di placche con percorso a piacere, per poi virare per due volte di 90 gradi, ritrovandosi a procedere nuovamente in direzione N-E, puntando all'evidente fenditura della cresta E della montagna, senza però raggiungerla. Lasciatisi a destra la possibilità di discesa in val Qualido, si procede brevemente verso N su terreno meno ripido, per poi svoltare in direzione N-W, risalendo un ben visibile canalino. Giunti sulla pala sommitale della montagna, si volge nuovamente a N-E, guadagnando, in breve, la vetta (ometto).
La discesa può avvenire lungo il percorso di salita o, in alternativa, sul versante sud-orientale verso la val Qualido. In quest'ultimo caso, ci si riabbassa un centinaio di metri fino al pianoro raggiunto in salita; deviando a sinistra (nevaio fino a stagione inoltrata) prima lievemente, poi in maniera più decisa, senza farsi ingolosire dalla discesa più diretta che si fermerebbe dinnanzi a un baratro insuperabile. Con direzione S-W ci si abbassa per massi e pietroni verso il catino della val Qualido. Si incrocia nuovamente il sentiero Roma, percorrendolo per breve tratto in direzione del passo dell'Averta. Lo si abbandona per calarsi in verticale con l'aiuto di segnavia, talvolta sbiaditi. Giunti nei pressi della baita Qualido (2030 m), si svolta decisi a occidente per infilarsi nel solco più stretto della valle, quello sulla destra orografica, proprio sotto le vertiginose pareti del Qualido. Il sentiero è ora più visibile, sebbene sempre ripido e poco calcato. Lo si segue fedelmente per sbucare sul fondovalle in località Ca' di Carna.
Il percorso richiede un notevole impegno fisico e una buona dose di esperienza nel muoversi su terreni disagevoli, spesso privi di traccia o segnavia. Gli ultimi 400 metri di ascesa si svolgono per placche mai difficili ma neppure banali. Qualche metro di corda può risultare utile in caso di neve o bagnato. I ramponi sono inutili in stagione avanzata. Consigliato il casco in considerazione dell'alta probabilità di smuovere sassi. L'ascesa è fattibile anche in primavera, essendo percorso adatto a uno scialpinismo impegnativo e di ricerca.
Una terza fascia di placche a quasi 3000 m | Sulla pala sommitale, con lo sfondo della val del Ferro | Panorama sulla valle dell'Albigna e le Sciore |
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