Non ci sono tante cose da raccontare su Massimo, la montagna è sempre stata vicino a lui, o meglio dentro di lui, sin da quando ancora bambino era stato portato da suo papà a fare la prima "Scalata", che altro non era che una semplice passeggiata fino ad alcune malghe che sorgevano in alte Valle Varaita, meta delle vacanze estive. Sin da allora è rimasta dentro di lui la curiosità di vedere, di scoprire anche solo dove terminava un sentiero.
È stata la montagna ad entrare gradualmente dentro di lui... e negli anni il modo di viverla è molto cambiato. Aveva iniziato con le moto, grande scorazzate su e giù per i colli ed i passi della sua regione, fino a scoprire le strade alpine della vicina regione francese della Alta Provenza. Con gli anni le cose sono un po' cambiate a dalla moto era arrivato a conoscere la bicicletta, tanta fatica e tante ore di allenamento per riuscire a percorrerete i luoghi diventati celebri durante i vari giri d'Italia. Era un modo diverso di vivere la montagna, che comunque esercitava sempre una attrazione irresistibile; sicuramente un modo meno veloce e con molto più tempo per riflettere e cercare dentro di lui le emozioni provate guardando i paesaggi e le cime che ancora rimanevano un mistero.
Nel 2006 la svolta; un amico gli propone una gita di escursionismo; non era sicuramente la prima volta, ma quella fu la volta decisiva per il cambiamento. La meta era il Becco Alto dell'Ischiator e una volta raggiunta la cima c'è stata una metamorfosi dentro di lui e la voglia di vedere e conoscere posti nuovi è cresciuta enormemente, si era aperto un altro mondo, tutto nuovo.
Da allora sono passati alcuni anni e tante, tante gite; tante cime conquistate e tanti panorami rimasti nei suoi occhi e nella sua mente... l'inesperienza delle prime uscite era supportata dall'euforia di una nuova esperienza sempre nel rispetto dei luoghi e soprattutto nel rispetto delle montagne.
Durante gli anni ci sono stati momenti difficili nella sua vita; momenti che neppure le gite tra i monti riuscivano a cancellare, anzi facendogli scoprire che senza un buon controllo psicologico la solitudine della montagna invece di essere libertà, diventa una cupa oppressione.
Per ora la voglia di scoprire nuovi luoghi rimane e lo sforzo di alzarsi presto, magari in pieno inverno, viene compensato dalla gioia e dal senso di libertà che si prova arrivando sopra una cima, pur piccola che sia, oppure scoprendo un laghetto incastonato tra le rocce, un branco di camosci che scappano veloci.
Nessuno può dire come finirà questa storia, ma una cosa è sicura: le montagne rimarranno sempre dentro al suo cuore.
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