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ROCK HOUND, IL MERCANTE DI CHIODI
Quanti tipi di chiodi da roccia esistono? Te lo dice Rock Hound!
Intervista a Davide "Birillo" Valsecchi, alpinista dell'Isola Senza Nome, il comprensorio dei Corni di Canzo e del Moregallo, promotore di una nuova iniziativa incentrata sul chiodo d'arrampicata: Rock Hound.
"Meglio un chiodo in più che una vita in meno, soprattutto se la vita è mia."
Questa è la celebre frase di Georges Livanos, "Il Greco". Oggi, curiosamente, la maggior parte delle persone tende a pensare che il chiodo da arrampicata, il Piton, sia ormai un oggetto in disuso, da museo. La storia del Piton, in effetti, è piuttosto travagliata. Nel 1909 l'austriaco Hans Fichtel realizzò quello che è considerato il primo chiodo d'arrampicata della storia e, insieme al primo moschettone di Otto Herzog, rivoluzionò il mondo dell'arrampicata spalancando le porte a luoghi fino ad allora inaccessibili.
"Speravo mi lasciassero piantare un chiodo..." ricordò Bonatti in un'intervista raccontando i suoi pensieri da bambino alla primissima esperienza con l'arrampicata. Un ricordo che fa sorridere ripensando a come nel suo zaino, per la celebre solitaria sulla Nord del Cervino, "il materiale essenziale" comprendesse oltre cinquanta chiodi.
Negli anni 60 e 70 il chiodo, soprattutto grazie a Yvon Chouinard, è ancora protagonista tanto in Yosemite quanto sul Monte Bianco. Anche con Jim Bridwell e gli Stone Masters, la generazione successiva a Royal Robbins, il chiodo conservò il proprio ruolo cruciale. Poi negli anni '80 qualcosa inizia a cambiare, da un lato l'arrivo di Nut e Cam e dall'altro l'uso di spit e fix. L'interminable diatriba tra Preuss e Piaz sembra finalmente concludersi smembrando la questione tra due opposti quasi inconciliabili: l'arrampicata trad e l'arrampicata sportiva.
"La cosa che mi più mi affascina dell'Euro, la moneta unica che ha sostituito la Lira della nostra infanzia, è che le nuove monete riescono a stare in equilibrio anche di taglio. Mi piace allinearle sul bancone quando mi faccio una birra con gli amici. L'arrampicata oggi? Per me è come quella moneta. Su una faccia è trad, fatta di camme ed incastri. Sull'altra è sportiva, intrisa di magnesite e polvere di trapano. Ma di taglio, in quello stretto spazio dove serve malizia per sostenere l'equilibrio di un mondo circolare, è ancora territorio d'avventura, è ancora il chiodo ad essere l'ago della bilancia."
Come è nato RockHound e quali sono i suoi obiettivi?
Beh, banalmente avevo finito i chiodi. Durante l'autunno avevo aperto una decina di nuove vie esplorative facendo da secondo ad un celebre "Profeta". Nonostante ci si sforzasse di non abbandonare materiale durante le nostre esplorazioni il mazzo dei chiodi, inevitabilmente, ha cominciato a smagrire: qualcuno lo lasci come testimonianza, qualcuno non riesci a toglierlo, qualcuno lo lasci per non rovinare la roccia.
Sul calcare friend e nut lavorano diversamente da quanto accade sul granito, tendono a "muoversi" molti di più. Per questo un buon chiodo o una buona sosta a chiodi sono spesso fondamentali. Purtroppo, nonostante il loro ruolo cruciale, chiunque oggi decida di comprare chiodi si trova davanti due grosse difficoltà: la prima è il prezzo, che oscilla tra i 10 ed i 15 euro ad esemplare. La seconda è la scarsezza di scelta, la maggior parte dei negozianti offre infatti pochi modelli e poche marche. RockHound è il mio personale modo di affrontare di petto queste due difficoltà.
Quindi? Come ti sei organizzato?
Per prima cosa ho contatto tutti i principali produttori europei di chiodi e sono andato a Monaco, all'ISPO, per incontrarli di persona. La mia domanda è stata abbastanza semplice "Mi servono i vostri chiodi, uno per ogni modello". Questa richiesta, apparentemente semplice, mi ha permesso di raccogliere la più ampia e completa collezione contemporanea di chiodi da arrampicata. Oltre 110 differenti chiodi che ho iniziato a catalogare, fotografare e comparare in un portale web interamente dedicato ai Piton: www.rockhound.it. Internet è stato il primo passo per aprire un dialogo nuovo, per mostrare la grande varietà di forme e fatture disponibili. Il secondo passo è stato più diretto, volevo che le persone avessero la possibilità di "toccare" questi chiodi, ritrovandosi e discutendone insieme. Per questo, quasi come delle "rock star", ho deciso di portare i 100 chiodi in Tour, il PitOnTour.
Cosè il PitOnTour?
In un negozio di bricolage ho comprato dei pali di legno e del cordame realizzando una specie di tenda indiana su cui ho appeso i chiodi. L'idea è che questa struttura fosse smontabile e facilmente trasportabile, anche in ambiente alpino. Una volta realizzato quello che chiamiamo "l'albero dei chiodi" ho iniziato ad esporlo alle gare urbane di boulder, alle fiere legate alla montagna o all'ingresso dei rifugi alpini. Sono stato al MelloBlocco, alla serata dei Ragni di Lecco ed in programma ho già altre numerose tappe.
Mi piace vedere come quasi chiunque resti affascinato dalla stranezza di 100 chiodi appesi, come si avvicini incuriosito e come molto spesso inizi a raccontare la propria "storia", inizi a raccontare dei propri chiodi. Attorno al mio "alberello" ho avuto l'occasione di fare incontri e chiacchierate decisamente clamorose, tanto con personaggi famosi dell'arrampicata quanto con arditi personaggi spesso quasi sconosciuti ma dalle grandissime capacità.
Il futuro?
Vorrei trasformare rockhound.it in un negozio on line capace di vendere chiodi via internet in tutta Europa. Sebbene possa sembrare una faccenda semplice è in realtà decisamente complessa. Ci sono costi importanti da sostenere ed una montagna di burocrazia da affrontare per inserirsi in un mercato, quello dei chiodi, talmente di nicchia ed in contrazione da sfiduciare persino gli stessi produttori. Tuttavia l'alpinismo è sempre stato la conquista dell'inutile, una battaglia d'ingegno e perseveranza con forze soverchianti: forse sto caricando a testa bassa i mulini a vento ma mi sto divertendo molto nel farlo! Parallelamente voglio raccoglie interviste, racconti e testimonianze. Quella del "chiodo e martello" forse è una comunità ristretta e dispersa, ma è una tribù solidale e compatta nei propri ideali: mi piacerebbe che RockHound potesse essere per loro un positivo punto di riferimento.
Dove possiamo leggere queste storie?
Ovviamente su RockHound.it, inoltre sul mio blog personale, www.cima-asso.it, è possibile sbirciare anche tra le attività esplorative che conduciamo sul nostro territorio. Spero possiate trovare qualcosa capace di stimolare la vostra fantasia ed invogliarvi alla ricerca. La fuori, contrariamente a quanto tentano di raccontarci, c'è ancora un modo da scoprire.