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FILM DI MONTAGNA - EVEREST, MITO E REALTÀ



Everest, mito e realtà La storia di tre scalate all'Everest e di tre rinunce per tre motivi diversi che hanno visto Simone Moro protagonista e vittima di un "mondo Everest" che non è più quello di una volta.

Simone Moro non ha di certo bisogno di presentazioni nel panorama alpinistico internazionale, trattandosi di uno dei più forti e talentuosi alpinisti del mondo. Le sue imprese invernali sugli 8000 himalayani hanno fatto scalpore e sono ormai parte della storia dell'alpinismo mondiale. Diverso è il Simone Moro uomo e soccorritore forse meno noto ai più che si viene a conoscere in questo film: di fatto una persona semplice, di grande umanità e carattere, che in Himalaya si prodiga come pilota di elicottero ed eli-soccorritore, recuperando feriti e corpi sui ghiacciai e pareti alle altissime quote dove ogni soccorso è reso difficile e complesso dalle stesse condizioni ambientali.

Questo film presenta il Monte Everest visto da Simone Moro in tre momenti diversi e sotto tre aspetti diversi che fanno molto riflettere, tanto più che comportano per tre volte la rinuncia a salirne la vetta:


- un soccorso che ha il sapore antico di un eroismo a cui ormai nessuno sembra più disposto, tanto più che per Simone comporta la rinuncia alla vetta dell'Everest (del resto già raggiunta per 4 volte) per salvare una vita umana, obiettivo ben più grande ed elevato. Si tratta del salvataggio dell'inglese Tom Moores precipitato dalla parete sud del Lothse e portato in salvo da Moro da solo con quasi 8 ore di salita e discesa fra il tramonto e la notte, mentre il resto degli "alpinisti" (le virgolette sono d'obbligo...) se ne stava al caldo nelle tende del campo 4 per non rischiare di affaticarsi inutilmente e perdere l'opportunità di salire in vetta. Un salvataggio che a quelle quote diventa davvero un atto di eroismo e che gli ha giustamente valso la Medaglia d'oro al valor civile della Repubblica Italiana oltre ad altri premi internazionali.

- la rinuncia alla salita al Colle Sud e alla vetta dell'Everest con traversata al Lothse documentata nel film Exposed to dreams, in cui si comprende l'assurdità che ormai è diventata la salita all'Everest per la via normale sud in alta stagione, quando bisogna fare la coda fra centinaia di persone in fila esattamente come nel traffico della città, con il rischio di incidenti, rischi e pericoli a cui si è esposti in tali lunghe attese dove anche solo la stanchezza di una persona blocca la salita di altre decine. Immagini e filmati davvero impressionanti che esprimono perfettamente l'insensatezza di una salita del genere, dove decine di Sherpa e guide alpine conducono centinaia di persone sulla vetta più alta del mondo, spesso persone che non sono neanche alpinisti e non hanno neanche la preparazione tecnica per tale salita, ma semplicemente hanno pagato un salato biglietto. Così Moro rinuncia a quel gioco assurdo, capendo che se vuole fare del vero alpinismo non è lì e non è in quel momento che deve stare, ma può trovare quello che cerca solo in altri momenti (come in inverno quando non c'è nessuno) e in altri luoghi (seguendo o aprendo altre vie di salita). Per cui rinuncia ancora una volta alla sua salita, dedicandosi al suo lavoro di eli-soccorritore e pilota di elicottero, portando soccorso proprio ad alcune di quelle persone che erano in coda per la vetta più alta del mondo o recuperandone i corpi ormai senza vita. Il tutto raccontato in un bel dialogo con Mario Curnis, l'alpinista bergamasco che fece parte della spedizione italiana all'Everest del 1973 guidata da Monzino e che all'età di 65 anni raggiunse la vetta dell'Everest proprio con Simone Moro. Dal confronto dei tempi si vede come il "mondo Everest" sia completamente cambiato e non sia più il terreno dell'esplorazione e dell'avventura di un tempo.

- questo mondo cambiato e divenuto assurdo porta al terzo filmato High Tension e alla terza rinuncia di Simone Moro durante il tentativo di traversata Everest-Lothse salendo per la cresta ovest, lontano dalla "pista" di persone in coda della via normale, e conclusosi con quella che è stata la rissa a più alta quota della storia. Insieme a Ueli Steck e Jonathan Griffith, Simone Moro effettua una salita di acclimatamento dal campo 2 al campo 3 proprio nel giorno in cui, a loro insaputa non avendo contatti con le spedizioni commerciali, gli Sherpa stavano ancorando le corde fisse e in cui nessuno doveva salire per non ostacolarne il lavoro. Loro salgono paralleli, ma poi in alto devono traversare, il capo Sherpa si cala su di loro minacciandoli, a Moro scappa una parolaccia che è una grande offesa per il popolo Sherpa, tornano al campo 2 e vengono malmenati e aggrediti dagli altri Sherpa, fra calci, pugni, schiaffi e lanci di pietre, mentre Moro di limita a dire "please no violence". Solo l'intervento della guida e alpinista americana Melissa Arnot evita un vero e proprio linciaggio. Nei giorni successivi, con il morale a terra e dopo i necessari chiarimenti, tutto torna normale: gli alpinisti occidentali, che erano rimasti a guardare senza aiutare i 3 malcapitati, tornano a salire la montagna accompagnati dagli Sherpa, Steck e Griffith se ne vanno, Moro riprende a soccorrere le persone e il progetto di salita per la cresta ovest viene rimandato.

Dunque la storia di tre rinunce più che di tre scalate e la testimonianza di come il mito dell'Everest si scontri ormai con una realtà ben lontana dallo stile di vita dell'alpinismo, dalla sua etica, da un modo di vivere e pensare che ormai sembra non far più parte né dei cosiddetti "alpinisti" che si avventurano fra quei ghiacci, né delle loro guide che a caro prezzo li portano in cima, né di tanti giovani Sherpa che, anche a ragione, rivendicano una maggiore considerazione e rispetto per il loro lavoro, per il quale ricevono le briciole delle ingenti somme di denaro che ormai gravitano nelle spedizioni commerciali del business d'alta quota che si chiama Everest. Ma, pur considerando valido il fine, anche l'atteggiamento e il comportamento di molti nuovi Sherpa mostra il segno dei tempi e che l'Everest non è più quello di una volta...

Il film documento fa parte della collana "Le leggende dell'alpinismo", una serie di 27 film di montagna in uscita in edicola ogni venerdì con La Gazzetta dello Sport e il Corriere della Sera nell'arco della primavera ed estate 2015. I film della collana "Le leggende dell'alpinismo" possono essere acquistati in edicola e online (su store.gazzetta.it) ogni settimana al costo di 10,99 €. Prossima uscita: Le grandi prime dei Ragni di Lecco, in edicola venerdì 3 aprile 2015, il film dedicato alle imprese alpinistiche del mitico gruppo di rocciatori.

Biografia di Simone Moro su: Wikipedia.



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