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Monviso - Cresta Est - 3841 m


Relazione della salita - Cima n° 484


Via Normale Monviso - Cresta Est
Vista invernale del Monviso
Regione: Piemonte (CuneoItaliane

Alpi e Gruppo: Alpi Occidentali - Alpi Cozie - Gruppo Monviso

Provincia: Cuneo

Punto di partenza: Pian del Re (q. 2020 m) - Valle Po

Versante di salita: E

Dislivello di salita: 1820 m - Totale: 3640 m

Tempo di salita: 7,45 h - Totale: 13,45 h

Periodo consigliato: agosto - settembre

Valle: Valle Po - Altre cime della Valle Po
Punti di appoggio: Rif. Q. Sella (q. 2640 m)
Tipo di via: Via di roccia
Tipo di percorso: Via di roccia
Difficoltà:   EEA - AR - IV - AD (scala difficoltà)
Attrezzatura:
Valutazione:
Libro di vetta: si
Autore: Marco C.  Profilo di Marco C. - Altre salite dell'autore
Data della salita: 04/09/2004
Data pubblicazione: 03/06/2007
N° di visualizzazioni: 45101
N° voti: 24 - Voto medio: Voto 4 stelle

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Introduzione:

Il Monviso, con i suoi 3.841 metri di altezza, si staglia nettamente sull’orizzonte delle Alpi Cozie costituendone la sua sommità più elevata e rinomata. Nessuna montagna a parte il Cervino è nota, nel mondo alpinistico e non, come questa enorme piramide rocciosa visibile pressochè da ovunque sin dalle lontane pianure milanesi nelle giornate più terse. Sorge isolato e maestoso e, pur non raggiungendo la fatidica quota 4.000 per soli 150 metri, si dimostra ancor oggi una montagna dall´aspetto alquanto severo ed impegnativo sulla quale si sono misurati nomi che oggi fanno parte indelebile della Storia dell´Alpinismo. Il Monviso consta di diversi punti di salita che presentano globalmente tutti difficoltà alpinistiche a partire dal grado PD della via normale che sale sul versante S del nostro colosso ad arrivare ai gradi D e TD sugli speroni che salgono dall´aspro e difficile versante N, percorsi da numerose vie di arrampicata. La via di mezzo a tali difficoltà è data dalla bella ed affascinante Cresta Est ove comunque lo sviluppo globale, l´esposizione, la quota e il severo ambiente roccioso caratterizzano un itinerario che diventa molto impegnativo dal punto di vista della resistenza fisica e della concentrazione. Su questa via i passaggi di arrampicata non superaro il IV grado posto in soli due punti nei pressi del torrione Saint Robert e, globalmente, la via può avere stimato un grado di difficoltà III di arrampicata, considerando la notevole esposizione di alcuni passaggi. Il grado globale di AD può essere giustificato dalla possibile presenza di tratti ghiacciati nei canali vicini al torrione Saint Robert e per le possibili scariche di pietre, sempre nel primo tratto di cresta, che possono assumere anche dimensioni ragguardevoli.


Accesso:

Parcheggiata l´auto a margine del bel pianoro erboso di origine alluvionale di Pian del Re, nel lontanissimo passato lago glaciale poi colmatosi e trasformatosi in torbiera, dirigersi verso la sorgente del torrente Po ubicata nei pressi di alcuni grossi ed evidenti massi sul lato S del pianoro. Nei pressi è possibile trovare alcune paline indicatrici che mostrano la direzione dell´itinerario GTA che conduce prima al lago Fiorenza posto in una soprastante valle sospesa a poco meno di mezz´ora di cammino e poi al Rifugio Sella. Inizialmente il sentiero supera con alcune diagonali il primo tratto di salita guadagnando rapidamente quota sul ripido versante erboso per giungere sino nei pressi di un torrentello che scende rapido a Pian del Re. Giunti in un tratto più dolce il sentiero si dirige verso un evidente intaglio attraversando il torrentello e portandosi infine a sbucare nell´ampia e pittoresca valle sospesa del bellissimo lago Fiorenza ove si specchia l´elegante ed attraente parete Nord del MonViso (2.120 m; 30´). Seguendo la bella traccia che costeggia pianeggiante la riva orientale del lago si giunge sin nei pressi di alcuni roccioni posti poco oltre il margine S del lago; nei pressi è ben visibile una palina indicatrice, posta ad altezza ginocchia, che propone verso destra il sentiero per il Rifugio CAI Giacoletti posto alla base della Cresta E della Punta Udine; proseguendo invece diritti, in direzione dell´evidente Viso Mozzo che svetta al di la del colletto, proseguiamo verso il Rifugio Sella. Dopo aver percorso un tratto praticamente pianeggiante la traccia sale decisa, con poche e secche svolte, in direzione del colle anzidetto giungendo nei pressi di alcuni salti rocciosi. Voltandoci verso il pianoro dal quale siamo giunti possiamo ammirare una delle più belle cartoline di questi luoghi con il lago Fiorenza contornato all´orizzonte da severe e verticali pareti tra le quali la Punta Roma, Udine e Venezia ad O mentre a N imponenti spiccano solitarie la Punta delle Traversette e il Monte Granero. Proseguendo lungo il ben segnalato sentiero ci portiamo su una stretta traccia che si snoda sotto ripide rocce in un percorso dapprima pianeggiante e poi più deciso verso un´ampia spalla erbosa ove sono presenti alcune bacheche informative del Parco fluviale del Po e alcune paline direzionali (2.300 m; 1h). Ancora una volta verso destra è proposto l´ennesima ed ultima possibilità di raggiungere il Rifugio Giacoletti, mentre la traccia per il Rifugio Sella segnalata bianco-rossa cala nel vallone del sottostante Lago Chiaretto seguendo un percorso a semicerchio verso sinistra per aggirare la depressione ove è contenuto il lago stesso. In questo tratto si percorre parte delle ripide pietraie poste sotto la parete N del MonViso, formatesi successivamente ad una catastrofica frana causata dal parziale distacco del ghiacciaio pensile Coolidge nel luglio del 1989, frana che risparmiò di pochi metri il Bivacco Falchi-Villata e ridusse notevolmente la superficie del Lago Chiaretto colmandolo di detriti ed enormi massi. Giunti nel punto più basso del sentiero, nei pressi di un grosso ometto, evitare di seguire gli altri evidenti ometti che risalgono diretti sulla pietraia fin sotto la parete N del MonViso diretti al bivacco Falchi-Villata sulle rocce del Visolotto ma proseguire lungo la traccia marchiata con evidenti bolli bianco/rossi continuando ad effettuare il semicerchio in leggera salita. Subito oltre un tratto un po´ più ripido il sentiero si addolcisce ed effettua una lunga diagonale ascendente che si dirige verso E aprendo la visuale a sinistra sul sottostante Pian della Regina attraverso il canalone dal quale si perviene con l´itinerario invernale (2.400 m; 1h40´). Si risale ora più ripidi con alcune svolte su un ben segnalato percorso a tacche rosse, che si sviluppa su un costone roccioso fino a terminare con un traverso verso S nei pressi di un evidente canalone detritico che verrà attraversato su una esile e ripida traccia nel punto più alto. Si giunge quindi sulla grossa morena che scende da Colle del Viso, ancora lontano verso S. Seguendo la traccia sulla dorsale detritica che costeggia sulla sinistra le ripide pareti del Viso Mozzo, si sale in direzione del Colle prima percorrendo una morena centrale del vallone poi spostandosi sopra il ripido pendio roccioso che cala dalla vetta del Viso Mozzo con una traccia non troppo evidente che attraversa una serie di canaloni detritici. Ritrovata la traccia più evidente percorriamo un amabile tratto a mezzacosta in cui dobbiamo soffermarci ad ammirare il versante NE del MonViso che ci sovrasta imponente sulla nostra destra. Ancora poche svolte e giungiamo all´ampissimo Colle del Viso ove troviamo una malandata palina lignea. Ottima la prospettiva che si gode sul sottostante vallone occupato per gran parte dal vastissimo Lago Grande di Viso, alla base della cresta E del MonViso (2.650 m; 2h20´). Poco a sinistra invece è chiaramente individuabile la grande ma discreta costruzione di pietra del Rifugio Sella che ben s´intona con l´ambiente che lo circonda; per raggiungerlo seguire dal Colle di Viso l´ampissima traccia che verso sinistra scende perdendo circa 20 metri di quota. Notare all´incirca a metà di tale tratto finale del percorso la deviazione che conduce all´attacco della Via di arrampicata della Cresta E del Monviso posto sopra il canalone che si origina dalla confluenza dei canali Baracco e di Viso. Bella la visuale che si apre sulla pianura saluzzese e sul Monte Bracco dall´uscio del Rifugio (2.640 m; 2h30´).


Descrizione della salita:

La cresta Est comincia dal basso alla confluenza di due evidenti e ripidi canaloni posti appena oltre il Colle del Viso: quello di destra chiamato Canale del Lago Grande fiancheggia la cresta che saliremo; quello di sinistra, più piccolo e ripido, chiamato Canale Baracco. La cresta segue un andamento diagonale verso NO e un ben individuabile torrione, il Saint Robert. Da qui la direzione cambia puntando diretto verso O ove una serie di torrioni più piccoli ci portano sino in vetta. La via è sporadicamente segnalata con dei bolli gialli generalmente dipinti attorno ai pochi chiodi presenti sul posto e, nel tratto inferiore di cresta sino al torrione Saint Robert, con delle rare ma utilissime strisce rosse che tuttavia, nel buio, si confondono moltissimo con i licheni delle rocce.

Lasciato il Rifugio ripercorriamo il tratto di sentiero in piano che si dirige verso il Colle del Viso sino a giungere nei pressi di un sentiero poco evidente segnalato con alcuni ometti che scende nella conca ove c´è il lago Grande di Viso. Inzialmente il percorso è in discesa su sentiero erboso poi, giunto nei pressi del conoide detritico che scende dalla confluenza dei canali si cammina su una ripida pietraia di sfasciumi. La traccia risale inizialmente un canalino che molto spesso è innevato per poi attraversarlo e raggiungere la più comoda cengia erbosa della sponda opposta. Risaliti di circa un centinaio di metri sul livello del lago siamo praticamente all´interno del conoide detritico principale. Seguendo i poco evidenti ometti di pietre lo risalamo brevemente per portarci subito sulla destra nei pressi di un solido sperone roccioso ove dobbiamo faticosamente individuare il primo chiodo bollato di giallo che segna l´attacco della via; tale chiodo, poco visibile, può essere individuato nel primo tratto di cresta al di sopra di un più ampio cengione (2.700 m; 30´). Il primo tratto è composto da facili gradoni rocciosi posti sul filo di cresta mai difficili da superare; seguendo l´itinerario proposto dai bolli gialli e dai più numerosi segni rossi comunque poco evidenti si sale rapidamente senza un vero e proprio percorso obbligato, seguendo semplicemente il filo di cresta o in parte sul versante meridionale della cresta. Dopo un primo tratto più stretto la cresta diventa molto più ampia e le difficoltà si abbattono notevolmente sino a poter esser considerate EE risalendo alcuni canalini detritici ed aggirando alcuni piccoli salti rocciosi. Le difficoltà si presentano nei pressi del torrione Saint Robert ove deve essere superato prima un canalino un po´ più verticale e, dopo un piccolo traverso, una paretina sul IV grado che ha un´utile sosta di chiodi alla sommità. Segue il tratto più impegnativo, segnalato da una targa di marmo, che può essere affrontato con un tiro di corda, caratterizzato da una placconata abbastanza inclinata da superare sul suo margine sinistro ove troviamo un chiodo, per poi uscirne nei pressi di un masso sporgente che ci invita a superare l´ultima difficoltà, un piccolo diedro più verticale ove possiamo trovare un cordino per assicurarci. Superato il diedro siamo giunti ai piedi del torrione Saint Robert che s´innalza maestoso davanti a noi. Risaliamo ancora per un tratto puntando alla sua sinistra ove scende ripido in un canalone di detriti (3.600 m; 3h30´).

Le alternative proposte per superare il tratto successivo sono sostanzialmente due:

- la più pericolosa in presenza di poca neve, consigliata solo in caso di nevaio assestato è accessibile seguendo sulla sinistra i chiodi bollati di giallo che ci conducono con una stretta ed esposta cengia nei pressi di un canalino detritico abbastanza ripido che risalito ci porta ad aggirare alla base il torrione (attenzione alle scariche di pietre) per riprendere il filo di cresta poco oltre;

- una più impegnativa che permette di raggiungere la sommità del torrione Saint Robert: salire in direzione di una fascia di rocce bianche che segnano la linea iniziale di salita ove sono presenti alcuni chiodi, giunti nella parte superiore si deve affrontare il tratto più esposto e difficile su delle placche (IV+) che conducono sino sulla cresta molto affilata che porta brevemente in vetta; da qui discendere su alcune lisce placche con corda doppia o in infida disarrampicata sino al colletto che sta subito a monte del torrione previo superamento di un primo stretto intaglio (occhio alle cornici in presenza di neve).

Giunti quindi con una delle due alternative al colletto si comincia finalmente a trovare roccia più salda e buona ove arrampicare con più sicurezza; questo primo tratto della cresta superiore è a mio parere il più bello ed interessante poichè si svolge su un tratto molto panoramico ed esposto ma mai eccessivamente impegnativo tecnicamente, capace quindi di dare forti emozioni portando con sè un buon grado di sicurezza. Risalendo direttamente le rocce sovrastanti il canalone si riguadagna il filo di cresta sin sotto un altro torrione che viene aggirato abbastanza agevolmente sul versante settentrionale della cresta; riguadagnatola nuovamente si scende sino ad un intaglio più ampio percorrendo il versante meridionale. Sulla sinistra dell´intaglio è possibile vedere i chiari ed evidenti segni gialli che marchiano la cosiddetta ´Via della Lepre´, una via di fuga alquanto esposta su una infida cengia orizzontale di terreno detritico ed erboso che collega la Cresta E con la via normale sul versante meridionale della cima; tale via di fuga è ben segnalata da bolli gialli che identificano gli abbondanti chiodi presenti in loco (3.700 m; 4h20´). Evitando di seguire i bolli gialli scendiamo nell´ampio intaglio e prepariamoci ad affrontare un ultimo impegnativo passo di arrampicata: comincia nei pressi di un chiodo bollato di giallo che ci permette di far sicura su un passaggio esposto e faticoso ma facilmente affrontabile grazie ad un´ampia lama posta sulla destra; innalzatici di alcuni metri possiamo giungere ove è presente un utile cavo di metallo ove possiamo con sicurezza assicurarci e proseguire nel successivo faticoso tratto che adduce ad una cengia un po´ limitata ma che ci permette di fare sosta grazie alla presenza di un chiodo.

Proseguire con arrampicata diretta sullo spigolo sino alla sommità della paretina con arrampicata facile ma abbastanza esposta; io eviterei di aggirarare questo passaggio poichè si dovrebbe andare sul versante settentrionale superando un canalino di terreno instabile, esposto e sporco di neve e ghiaccio. Riguadagnata la cresta si percorre un breve tratto in discesa portandoci sul versante meridionale della cresta sino alla destra di un ultimo torrione di rocce rosse, imboccando un largo intaglio si ricomincia a salire sfruttando il fianco sinistro dell´intaglio stesso che offre parecchi appigli; porre molta attenzione a non smuovere i molti detriti che sono appoggiati su questa placca appoggiata se non volete fare la doccia a chi è dietro di voi.

Seguendo quindi il filo di cresta, senza raggiungere la sommità del torrione ma lasciandola a destra, proseguire su un terreno estremamente più facile ove bisogna porre attenzione unicamente a non scivolare sui detriti ammucchiati sulla roccia sottostante comunque salda; lasciando il filo di cresta che si fa più frastagliato sulla destra percorrere un tratto a mezzacosta in leggera salita per riguadagnare infine il sentiero della via normale su un largo cengione che rimane praticamente perpendicolare al nostro senso di marcia (3.750 m; 4h50´). Imbocchiamo il sentiero percorrendolo verso destra e, in una decina di minuti superando alcuni facili punti di arrampicata (II grado), si perviene in vista della croce sommitale e da lì in breve in vetta a questo magnifico colosso di pietra (3.841 m; 5h15´).


Discesa:

La via di discesa ricalca la ben evidente e marchiata via normale di salita sul versante meridionale della montagna transitando poi al passo delle Sagnette per ritornare in valle Po e al Rifugio Q. Sella (4h15´).


Note:

La salita della Cresta Est deve essere condotta nella maggior parte dell´itinerario procedendo in cordata e in conserva considerando l´eventualità di effettuare anche alcuni tiri di corda nei passaggi obbligati più esposti. Globalmente la salita può essere effettuata in circa 5 ore evitando la salita al torrione Saint Robert, 6-7 ore considerandone invece la sua salita. Il percorso si rivela abbastanza obbligato sul filo di cresta solo nella parte superiore mentre nella parte inferiore la scelta dei passaggi può essere variata secondo le singole capacità personali seguendo pochi segnavia di vernice nei punti più ostici. La salita al MonViso attraverso l´itinerario sulla Cresta Est può essere agevolmente affrontato nel periodo tardo estivo, tra la metà di Agosto e la metà di Settembre, quando tutte le tracce di neve sulle rocce sono ormai scomparse e quasi tutto ciò che doveva crollare è crollato. E´ possibile affrontare la salita anche in altri periodi considerando tuttavia la sicura possibilità di dover affrontare arrampicata su roccia esposta magari anche su tratti ghiacciati ed attraversare canali abbastanza ripidi colmi di neve. Sul posto si possono trovare pochi chiodi posti nei tratti maggiormente esposti o dove le difficoltà di arrampicata sono più rilevanti, tuttavia è buona norma avere con se materiale per attrezzare: nut media e grossa dimensione, alcuni friends di media grandezza e alcuni anelli di fettuccia o cordino. Altra attrezzatura fondamentale è quella personale dell´arrampicata su roccia di cui fondamentale importanza riveste, come sempre d´altra parte, il caschetto.


© VieNormali.it

Via Normale Monviso - Cresta Est - Tratto di arrampicata in cresta Via Normale Monviso - Cresta Est - Circa 200 m sotto la cima Via Normale Monviso - Cresta Est - Sulla cima
Tratto di arrampicata in cresta Circa 200 m sotto la cima Sulla cima


Revisione: relazione rivista e corretta il 30/08/2012 dalla redazione di VieNormali.it

  



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