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Regione: Lombardia (Sondrio)
Alpi e Gruppo: Alpi Occidentali - Alpi Retiche - Gruppo Bernina Provincia: Sondrio Punto di partenza: San Bernardo, Agriturismo al Tiglio (q.1280) Versante di salita: S Dislivello di salita: 1860 m - Totale: 3720 m Tempo di salita: 5,30 h - Totale: 10,30 h Periodo consigliato: Estate |
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La vetta di Rhon è la maggiore elevazione della valle omonima, che si apre, sul versante retico, a monte di Ponte in Valtellina. La vetta si affaccia, poi, sulla Val Painale, la Val Vicima, e la Val Fontana.
Il punto di partenza è il piccolo abitato di San Bernardo (SO), raggiungibile da Tresivio, seguendo le indicazioni per San Bernardo e la Val Fontana. Ad un bivio andiamo a sinistra, ignorando la Val Fontana, e saliamo con diversi tornanti sempre asfaltati e piacevolmente percorribili fino a San Bernardo, parcheggiando al termine della strada, sulla sx (abbondanti parcheggi), prima dell´Agriturismo al Tiglio (m. 1280). Qui vedremo una colonnina del parcometro, ma è solo per chi volesse proseguire in auto sino a Massarescia (non so dire le condizioni della strada ma penso convenga lasciare l´auto in questo parcheggio).
Dall´Agriturismo imbocchiamo, ora, la pista di sinistra (indicazione per l’alpe Campo, Vetta di Rhon, Rifugio Capanna Rhon) che conduce alle baite di Strefodes (m. 1384). Seguiamola per un breve tratto, fino a trovare, sulla sinistra, un cartello con la partenza di un sentiero, che sale deciso nel bosco, e conduce direttamente ai 1704 metri della baita Massarescia (volendo ci si potrebbe arrivare anche proseguendo lungo la carrozzabile, ma il sentiero nel bosco consente un buon risparmio di tempo). Imbocchiamo quindi questo sentiero, che sale molto ripido, fino ad uscire dall’ombra del bosco in località Massarescia, nei pressi di un casello dell´acqua (dove ritroviamo, a dx, anche la carrozzabile). Proseguiamo dritti e seguiamo sempre i cartelli che ci indicano la nostra meta, percorrendo ora una bella e ripida mulattiera, recentemente, in parte, cementata, che giunge in località il Guado (m. 1959), dove attraversiamo il torrente della Val di Rhon. Poi la mulattiera rientra nel bosco, per uscirne di nuovo e definitivamente, dopo alcuni tornanti, sul limite inferiore dell’alpe di Rhon, e terminare nei pressi di alcune baite. Alla nostra sinistra si colloca il lungo baitone dell’alpe (m. 2164) e più avanti alla nostra destra la sede del Rifugio Capanna Vetta di Rhon (Rifugio inattivo). Dal Rifugio proseguiamo inizialmente alle sue spalle, seguendo bolli e paletti segnaletici, per poi piegare leggermente a dx ed affrontare un bel traverso su balze erbose che conduce a dei cartelli segnavia, ove il sentiero si divide: a dx si prosegue per il Passo Vicima, noi invece piegheremo leggermente a sx in direzione della nostra meta. Seguendo sempre bolli e ometti, raggiungiamo un modesto ripiano, prima del lungo canalone che conduce alla base della vetta. Nella prima parte della salita procediamo ancora su un terreno occupato da pascoli, e prendiamo come punto di riferimento il limite di una grande ganda, occupata da sfasciumi di dimensioni medio-piccole. Inizia la parte più faticosa della salita, perché sassi mobili e ghiaietta, in diversi punti, mettono a dura prova. Se ci portiamo leggermente sulla destra, vicino al fianco roccioso che scende dalla vetta, troveremo qualche roccia più stabile e meno sfasciumi, il che aiuta un pochino la progressione (anche i bolli portano in quella direzione). In ogni caso, dobbiamo puntare alle prime roccette che si trovano appena a destra della verticale di una marcata spaccatura sul versante meridionale della cima, seguendo sempre i bolli. Dopo un breve tratto a destra, effettuiamo, guidati dai bolli, una curva che ci fa prendere la direzione di sinistra (nord-ovest). Dobbiamo, ora tagliare in traverso l’intero versante, salendo in diagonale e sfruttando una linea di cengia abbastanza larga, lunga e continua da consentire una traversata relativamente tranquilla, sebbene a tratti molto ripida e scivolosa per la tipologia di sfasciume. Continuiamo a seguire i bolli, alternando cenge, canalini, roccette, sino alle ultime rocce che conducono in vetta (queste ultime più stabili e ben arrampicabili). Nell´ultimo tratto ci muoviamo su terreno più ripido e fra grandi blocchi, con qualche elementare passo di arrampicata su roccette, si arriva in vetta a quota 3137.
Come per la salita.
Escursione piuttosto impegnativa, sia in termini di dislivello sia in termini tecnici, per la continua attenzione richiesta lungo l´ultimo tratto, costituito da terreno abbastanza instabile, che rende faticosa la salita e scivolosa la discesa. Occorre quindi sempre la massima attenzione. Detto questo non ci sono altre particolari difficoltà da segnalare. Il percorso è molto bello, l´ambiente severo e affascinante, oltre che poco frequentato.
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