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Ferrate a Cortina

Ferrate a Cortina

24 itinerari

Autore: F. Cappellari
Editore: Idea Montagna Editoria e Alpinismo
Lingua: Lingua Ita, Eng, Ted
Prima edizione: 2011
Pagine: 232 pp. a colori - 19,5 €
ISBN 978-88-97299-02-8
21x15 cm

La conca ampezzana è, nel bene o nel male, da decenni il punto d'incontro di molti fruitori della montagna. Quando negli anni '50 Cortina iniziò il nuovo sviluppo improntato al turismo, anche grazie alle Olimpiadi Invernali del 1956, da semplice paese di montagna, chiuso nelle sue tradizioni, divenne in poco tempo vero e proprio polo di un turismo di montagna dalle mille sfaccettature.
Si poteva trovare l'alpinista che, sulle orme degli Scoiattoli, ripercorreva le vie di roccia, oppure il semplice escursionista intento a rimirare un paesaggio impagabile, come pure il riccone che badava a tutto fuorchè alla bellezza dell'ambiente circostante.
La moda della “casa a Cortina“ da parte di industriali e faccendieri rovinò non poco l'equilibrio degli abitanti improntato da sempre in una vita regolata dalle stagioni. Diede però contemporaneamente l'impulso a fare della cittadina un polo mondiale di turismo d'alta qualità.
I Cortinesi, grazie all'arcaica costruzione della società delle Regole, ebbero l'intelligenza e la lungimiranza di sfruttare tale moda riuscendo a mantenere la proprietà dei terreni e delle vecchie case, oltre che delle tradizioni popolari. Non c'è da stupirsi se oggi in Corso Italia vediamo passeggiare la donna del posto con il tradizionale costume a fianco dell'animale impellicciato e super truccato. Come pure le auto di lusso si confondono con i trattori per lo sfalcio dei prati o per il trasporto del letame.
Gli Ampezzani, veri e unici proprietari della conca, sorridono compiaciuti per tanto benessere consapevoli, comunque, d'aver perso per sempre forse la cosa più preziosa: l'integrità culturale.
In un mondo in cui non si può tornare indietro e tutto è dettato dal denaro, resiste per fortuna un concetto della montagna ben diverso. Il paese, malgrado tutto, continua ad essere circondato da meravigliose montagne, sicuramente uniche al mondo, crode che aprono il cuore e la mente a chi sa interpretarne le rughe, le linee, la storia. Monti con un'anima dentro, dove si sono combattute aspre battaglie nel nome di qualcun altro, dove si sono scritte pagine di storia alpinistica, dove ogni persona può ancora assaporare il profumo dei boschi o la corsa di un camoscio.
Lo sport di montagna si è molto evoluto negli ultimi decenni. L'industria dello sci ha portato i grandi capitali, gestiti da pochi, ma creando un indotto comodo a tutti. Ha portato anche gente che con la montagna non c'entra un bel nulla, sfruttamento e anti-cultura.
Ma una vasta schiera di appassionati ogni anno trovano spazio anche nel movimento sano, quello in cui è contemplata la fatica (e sennò che sport è?) e dove la voglia di scoperta esteriore ed interiore rimane dominante. Salire per i boschi, sbucare sul ghiaione, attaccarsi alla roccia, raggiungere una cima impegna il fisico ma libera la mente, apre il cuore al mondo, mette a sopire le frustrazioni e le difficoltà di una vita sempre più convulsa.
E allora la montagna, le Dolomiti, le crode di Cortina diventano luoghi dove ricacciare l'anima a respirare e riprendere il suo cammino più leggera.
La costruzione delle ferrate sulle montagne della conca ampezzana a partire dagli anni ‘60 non è stata esente da critiche. La ferrata, in un certo qual modo, consente la salita ad una vetta con mezzi artificiali, diciamo eticamente sleali. Dà la sicurezza del percorso e dell'eventuale ritorno, permette di usufruire di una corda d'acciaio per la progressione. In effetti non si tratta di arrampicata, il corpo e la mente solo raramente o parzialmente sono concentrati al superamento dei passaggi in modo armonico ed integro. Per di più le vie tracciate molte volte vanno a ripercorrere itinerari di arrampicata del passato. Con le ferrate si è arrivati ad un altro compromesso tra purezza e falsità.
Essendo state costruite dagli stessi Scoiattoli hanno comunque una loro etica, permettono a chi le frequenta l'illusione della conquista in quanto permangono fatica, esposizione e, seppur in minima parte, una certa dose di rischio.
Nel ripercorrerle ho scoperto un mondo di amanti autentici della montagna, di cantori delle bellezze dei luoghi, pur consapevoli dell'artificiosità della loro prestazione. Un compromesso, appunto, tra sicurezza e movimento, tra verticale e godimento della vetta. Persone di mezza età, coppie giovani, bambini nei percorsi più facili, mi hanno portato alla consapevolezza che la parete non è solo rischio e alte difficoltà ma anche spensieratezza e rilassamento. Un aspetto, questo, che conduce al comune obiettivo della frequentazione della montagna per un'elevazione interiore sempre meno frequente al giorno d'oggi.

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