Le Dolomiti ci appaiono in tutto il loro fulgore attraverso un itinerario che con settantaquattro ascensioni ci fa conoscere le cime che tutti vorremmo salire. Il volume è quindi una sagra, un evento legato alla voglia di far festa, celebrare e, se si vuole, consacrare perché la cerimonia a cui siamo chiamati è quella della scalata che non è una fuga dalla realtà, ma la più forte e la più radicale esperienza per un recupero di questo mondo roccioso nel suo vero significato.
Le cime scelte nei Gruppi proposti sono forse le più belle, vere immagini e simulacri, emblemi e icone indimenticabili. Si pensi alle Tre Cime di Lavaredo e questo basti, perché non può esserci presentazione e introduzione migliore alla conoscenza delle varie zone che attraverso le cime proposte, vera e propria carta d'identità e contrassegno insuperabile. Ma da quelle vette se ne scorgeranno altre e l'autore avrà raggiunto il massimo dei fini se lo scalatore si lascerà sedurre e saprà andare oltre, aggiungendo di per sé altre pagine al volume, perché all'alpinismo è necessaria oltre alla difficoltà, all'esposizione anche l'essere fuori nelle wilderness, in un ambiente selvaggio e desolato e anche il rischio. Il fascino delle montagne è dato dal fatto che sono belle, grandi, da scoprire e un pregio di Emiliano Zorzi è proprio quello di essere propedeutico a ulteriore conoscenza ed esplorazione perché la sua opera è ricca di una fortissima carica simbolica e capace di trasmettere entusiasmo.
Il volume non deve essere scambiato per uno dei tanti di scalate scelte che sono poco più di un diario, spesso causale. Risponde a precisi criteri e approfondimenti con commenti e schede storiche e a un disegno ben preciso, la dimostrazione che le Dolomiti sono un eccellente tema per un'indagine ottimistica e analitica del nostro andare per monti. In una parola sono il tessuto della nostra passione e della nostra sete di superamento del reale e di desiderio di armonia.
Il concetto di IV grado, e cioè di scalata non di punta, è esteso anche al V e al VI grado perché è giusto tenere conto di indubbi ed elevati progressi e di acquisiti salti di qualità. Precisa la valutazione delle difficoltà. Si può notare con soddisfazione il superamento dei semplici schizzi. Dopo tanti volumi afasici, la parola riprende il suo ruolo, compone il contrasto tra soggettività e oggettività. Si fa nobile strumento ed espressione di umiltà della fatica, di coraggio ma non di imprudenza, di esaltante armonia tra natura e uomo, di possesso di un paesaggio nitido e purissimo simbolo di uno stato d'animo solare e sereno che si fonde con l'ampio respiro dell'infinito e con il nostro bisogno di perfezione morale. Non si può chiedere di più.