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Zoccolo della Selvaggia - 2200 m

Via Normale Zoccolo della Selvaggia
Tracciato della via


Regione: Trentino Alto Adige Trento
Alpi e Gruppo: Dolomiti - Alpi Dolomitiche - Gruppo Catinaccio
Punto di partenza: Gardeccia (q. 1949 m) Val di Fassa
Versante di salita: SW
Dislivello di salita: 250 m - Totale: 500 m
Tempo di salita: 2,00 h - Totale: 3,15 h
Difficoltà: EE - AR - V+ - TD-
Periodo consigliato: giugno - ottobre
Punti di appoggio: Gardeccia (q. 1949 m)
Tipo di via: Via di roccia
Tipo di percorso: Via di roccia
Libro di vetta: no
Cartografia: TABACCO N. 06 - Dolomiti della Val di Fassa 1:25000
Autore: Sandro Caldini
Data della salita: 23/08/2004
Data pubblicazione: 21/09/2008
N° di visualizzazioni: 5429


Introduzione:

Parte basale della cresta di Punta Selvaggia comprendente un curioso gendarme foggiato a forma di becco (Becco d´aquila); questo è stato salito per la prima volta nel 2004. Fa parte del sottogruppo del Larsec nel Catinaccio.


Accesso:

Si raggiunge il punto di partenza (Gardeccia) servendosi dei pulmini/navetta in partenza da Pera di Fassa. Da qui si prende il sentiero per il passo delle Scalette (sentiero n. 583) e lo si segue per meno di 5 minuti fino a trovare sulla sinistra un ometto in corrispondenza di un ghiaione che scende dal canale tra la Guglia del Rifugio e il Campanile Gardeccia. Lo si segue senza però arrivare sotto le rocce ma traversando a destra verso lo Zoccolo della Selvaggia. L’attacco si trova a circa 2020 m. alla base di una cengia ascendente da sinistra a destra. (40 minuti da Gardeccia)


Descrizione della salita:

1. Attacco alla base delle placche con spit alla partenza. Si salgono pochi metri (II+) sino alla base di una cengia (spit) che si risale da sinistra a destra per rocce rotte fin sotto ad un marcato diedro (35 m., sosta su spit).2. Si sale la parete a sinistra dello strapiombo e si prosegue per liscia placca (1 spit e 4 chiodi) fino ad una verde cengetta (chiodo ad anello); si traversa verso sinistra (spit) sotto una fascia strapiombante e si sale verticalmente fin sotto lo strapiombo superandolo direttamente (1 chiodo); Quindi per le rocce di sinistra si raggiunge un terrazzo erboso (45 m. V+, sosta su 2 spit).3. Si procede a destra per un diedro nero e giallo che si sale sino alla sua estremità (40 m. IV-, sosta su enorme clessidra).4. Si raggiunge un forcellino a destra e si prosegue per la spaccatura che divide il monolito di vetta dall’avancorpo e con larghe spaccate si esce a destra alla base dello spigolo Est del sovrastante becco roccioso (15 m. III, sosta su spit).5. Si aggira il becco strapiombante passando sul versante Sud e per l’ultima verticale parete si esce alla sommità (15 m., IV, 2 spit, sosta in cima su 2 spit).


Discesa:

Con tre doppie lungo la via di salita oppure traversando secondo l’itinerario 61/c della guida Dirupi di Larsèc (D. Colli e G. Battisti, Tamari editore 1982).


Note:

Via sostenuta (G. Battisti, D.Colli e S.Caldini ), l’unica esistente per il Becco d’aquila. E’ ancora da ripulire ma la roccia è in genere buona. Il tiro chiave è ottimamente attrezzato a spit e chiodi. Molto aerea nella parte finale, offre uno spettacolo unico nel suo genere. Il nome vero e proprio della cima è Becco d´aquila dello Zoccolo della Selvaggia.


Revisione:
relazione rivista e corretta il 11/04/2014 dalla redazione di VieNormali.it
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