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Torrone di Garzora - 3017 m

Via Normale Torrone di Garzora
La Piramide sommitale del Torrone di Garzora


Regione: Estero Estero
Alpi e Gruppo: Alpi Occidentali - Alpi Lepontine - Gruppo Adula
Punto di partenza: Alpe Garzott (q. 1630 m) - Val di Blenio Val di Blenio
Versante di salita: W-SW
Dislivello di salita: 1490 m - Totale: 2980 m
Tempo di salita: 6,00 h - Totale: 11,00 h
Difficoltà: EE - AR - II+ - PD
Periodo consigliato: estate
Punti di appoggio: Nessuno- Capanna Scaradra (q. 2173)
Tipo di via: Via normale
Tipo di percorso: Senza traccia
Libro di vetta: si
Cartografia: CNS Olivone
Autore: Oliviero Bellinzani
Data della salita: 07/08/2009
Data pubblicazione: 10/08/2009
N° di visualizzazioni: 4826


Introduzione:

Il Torrone di Garzora è una cima poco conociuta che si lascia raggiungere solo dalle creste con itinerari interessanti dal carattere molto alpino. Ha precipiti versanti, ai cui piedi ci sono tre laghetti e un piccolo ghiacciaio in fase di dissoluzione. La sua ascensione è particolarmente selvaggia, in quanto si svolge in prevalenza senza sentiero, e ciò richiede una buona esperienza nel sapersi orientare, soprattutto se il tempo volge al brutto.


Accesso:

Da Milano autostrada dei laghi per Como-Chiasso. Superata la dogana, proseguire in direzione Passo del S. Gottardo fino a Biasca, dove si prende la cantonale per il Passo Lucomagno e la Valle di Blenio. Risalire la valle che offre scorci incantevoli, e poco dopo aver superato il centro di Olivone, in prossimità di un albergo-ristorante, abbandonare la cantonale per Lucomagno e svoltare a destra per Campo Blenio. La strada sale ripida, supera una lunga galleria che attraversa il Pizzo Rossetto, giungendo a Campo Blenio. Sempre dritti in direzione di Ghirone, da dove si sale alla diga del Luzzone. Qui prestare attenzione, bisogna prendere la deviazione ´corona diga´, che consente di attraversare il grande sbarramento alla sua estremità superiore. Oltrepassata la successiva galleria, si costeggia il lago sino al termine della sterrata, parcheggiando nell´ ampio spiazzo antistante l´ Alpe Garzott.


Descrizione della salita:

In corrispondenza del cancelletto dell´ Alpe Garzott, dove inizia il sentiero per la Capanna Michela, sulla destra si stacca una traccia che costeggia il ruscello per poi attraversarlo e risalire i pascoli soprastanti. Una volta nel lariceto, sebbene non segnalata, la traccia diviene evidente, e risale ripida a stretti tornanti i fianchi meridionali del Torno. Superata una recente frana, si entra in una verde valletta dopo la quale si prosegue a mezzacosta sino a raggiungere l´ Alpe Garzora (1889), all´ imbocco dell´ omonima valle. Pochi metri oltre la fontana, fra i rabarbari selvatici parte una traccia verso NE (dritti rispetto il senso di marcia) che con un lungo diagonale attraversa i pascoli transitando sotto ad un caratteristico dente roccioso. Inizialmente la traccia anche se labile, è comunque visibile, poi però finisce col perdersi. Si prosegue col mezzacosta sui ripidi pascoli sino a girare dietro al costone che chiude la vista, trovandosi davanti alla verdeggiante e rigogliiosa conca di Dolè (2085).dominata dal Torrone di Garzora, che ora appare in tutta la sua bellezza. Con qualche saliscendi si attraversa la conca, puntando all´ ultima costola erbosa fiancheggiata da due ruscelli, dove già dal basso si intravede il sentierino che la percorre diagonalmente sino al colle di quota 2450, aperto fra il Torno (destra) e i dirupati fianchi W del Torrone (sinistra). Tenendo come punto di riferimento un grande masso parallelopipoidale, ci si mantiene sul margine sinistro del colle senza toccare le pietraie, quindi si risale un pendio erboso e quando questo diviene troppo ripido, lo si abbandona attraversando il ruscello a destra e percorrendo un breve tratto di pietraia per poi tornare sull´ erba a sinistra e risalire sino al suo termine, sbucando su un pianoro (ometto in uscita). Tra grossi massi ci si dirige alla crestina rocciosa sulla sinistra, più agevole da percorrere, quindi si imbocca il canalone di sfasciumi che sbuca sulla cresta alla destra di un roccione piramidale, che anticipa l´ ancor più imponente Torrone, trascurando il colle di quota 2920, massima depresasione con i Vernokhorner (alcuni ometti eretti dall´ autore). La salita lungo il canalone, circa 200 m., è disagevole, faticosa e va affrontata con una certa cautela. Una volta in cresta, si piega decisamente a sinistra, raggiungendo il grosso spuntone a piramide che si contorna a sinistra, tornando sul filo con erba e roccette fin sotto la cresta terminale. Si attacca in una sorta di imbutino (II), quindi si riesce su roccia discreta per proseguire con difficoltà di II/II+ su una cresta che si fa sempre più aerea sino ad una sosta attrezzata con fettuccia e moschettone (35 M.). Dalla sosta si prosegue su terreno più facile, aggirando a destra una paretina di scisti marci e pervenendo ad una seconda sosta anch´ essa attrezzata con fettuccia e moschettone, posta su di un terrazzino pochi metri sotto la vetta ,che si raggiunge per ripido pendio di terra ed erba. Piccola croce in ferro posta sopra un ometto. Panorama grandioso.


Discesa:

Come per la salita fino al Colle di quota 2450, quindi a proprio piacimento per la Val Garzora o la Scaradra (v. nota).


Note:

Escursione intensa, impegnativa sia dal punto di vista fisico che tecnico, ma estremamente gratificante, può tuttavia essere divisa in due tappe appoggiandosi alla Capanna Scaradra. In questo caso si posteggia a Larecc, poco prima dell´ Alpe Garzott, seguendo le indicazioni per il Passo Soreda che rimandano alla splendida Val Scaradra (v. relazioni Plattenberg, Pizzi Cassimoi e Cassinello) risalita la quale si raggiunge la Capanna all´ Alpe Scaradra di Sopra. Poco sopra la capanna si trova una traccia non segnalata che con lungo mezzacosta verso W, porta a superare la cresta scendente dal Plattenberg. Quando la traccia alla fine si perde fra l´ erba, si devia a destra, risalenndo ad un colletto segnalato da un bastone bianco, oltre il quale si ritrova la traccia. La si segue in discesa, guadando il torrente per poi inerpicarsi sul fianco opposto a raggiungere un sentierino che si segue a destra sino al colle di quota 2450. Oppure, non si attraversa il ruscello, ma si rimonta il dosso che ne provoca la strozzatura e per la piana successiva ci si ricongiunge più a monte con l´ altro sentierino. Una volta al Colle di quota 2450, si scende brevemente portandosi gradatamente a destra verso il pendio erboso descritto nella relazione di salita alla quale ci si ricollega.


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